Annunciazione – Rainer Maria Rilke

André Kertész, “My Mother’s hands”, 1919

(Le parole dell’Angelo)

Tu non sei piú vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
Io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, meditante
(mi ha vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.

Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti tanto sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono un mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.

Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai cosí intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s’annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l’anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno a aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.

Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…

Ma tu, tu sei la pianta.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione di Giaime Pintor)

da “Il Libro delle immagini”, in “Rainer Maria Rilke, Poesie”, Einaudi, Torino, 1955

∗∗∗

Verkündigung

(Die Worte des Engels)

Du bist nicht näher an Gott als wir;
wir sind ihm alle weit.
Aber wunderbar sind dir
die Hände benedeit.
So reifen sie bei keiner Frau,
so schimmernd aus dem Saum:
ich bin der Tag, ich bin der Tau,
du aber bist der Baum.

Ich bin jetzt matt, mein Weg war weit,
vergieb mir, ich vergaß,
was Er, der groß in Goldgeschmeid
wie in der Sonne saß,
dir künden ließ, du Sinnende,
(verwirrt hat mich der Raum).
Sieh: ich bin das Beginnende,
du aber bist der Baum.

Ich spannte meine Schwingen aus
und wurde seltsam weit;
jetzt überfließt dein kleines Haus
von meinem großen Kleid.
Und dennoch bist du so allein
wie nie und schaust mich kaum;
das macht: ich bin ein Hauch im Hain,
du aber bist der Baum.

Die Engel alle bangen so,
lassen einander los:
noch nie war das Verlangen so, so
ungewiss und groß.
Vielleicht, dass Etwas bald geschieht,
das du im Traum begreifst.
Gegrüßt sei, meine Seele sieht:
du bist bereit und reifst.
Du bist ein großes, hohes Tor,
und aufgehn wirst du bald.
Du, meines Liedes liebstes Ohr,
jetzt fühle ich: Mein Wort verlor
sich in dir wie im Wald.

So kam ich und vollendete
dir tausendeinen Traum.
Gott sah mich an; er blendete…

Du aber bist der Baum.

Rainer Maria Rilke

da “Das Buch der Bilder”, Erscheinungsjahr, 1902

A casa di Maria Sole – Giorgio Peddio

Amedeo Bocchi, Ritratto di Bianca, 1924

 

Le parole
pronunciate d’inverno
sono fiorite
in primavera
come
le camelie bianche
che tanto piacciono
a Maria Sole.

Ancora una volta
nella sua
casa ospitale,
sugli antichi gradini
accanto a lei
mi sono seduto,
tra foglie di menta
e i gelsomini.

Le sue
belle mani
dalle
lunghe dita,
levate nell’aria
come ad indicare
città addormentate
esposte
al marino.

Scie
di comete
in azzurro cielo
ferito.

Ricordare
i baci dolci
dell’estate.

Come cicale
ubriache
di luce.

Le
sue mani
levate nell’aria
ad indicare
pianeti lontani.

Giorni sfioriti
come
gigli nei vasi.

Giorgio Peddio

2012

Riscoperta – Gabriela Mistral

Foto di Nastya Kaletkina

 

Sono discesa tra spazi
e aria e altra aria, scendendo,
senza richiami e chiamate
per impeto di passione,
e quanto più io scendevo
era dritto il mio cadere
e viva la mia allegria
e certo il mio indovinare,
e scaglio come una freccia
questo mio secondo corpo
nel punto in cui hanno inizio
Patria e Madre che ebbi in sorte.
E che fortunata corsa!
Mi stordisce ciò che vedo,
ciò che guardo o che indovino,
ciò che cerco e ciò che trovo;
ma poiché fui sempre un’altra
e ritorno assai diversa,
con timore scopro strade
e salite e precipizi,
il nuovo e lungo respiro,
i rumori e i loro echi.
O fu folle la partenza
o è folle ora il ritorno;
ma i piedi ormai hanno toccato
pianure, pendii, sentieri,
grazia timida delle erbe
e dei prati così soffici
che non vorrei calpestarli
né esaurire questo sogno
di vagare senza forma
sul dolce suolo, nel reame
che mi ha avuto sessant’anni
e mi abita come un’eco.

Procedo magra di nebbia
ma porto con me comunque
le fattezze del mio viso,
ciò che il peso ha devastato,
intatta la volontà
ma il volto mezzo cieco
e rispondo al nome mio
sebbene io non sia più quella.

Gabriela Mistral

(Traduzione di Matteo Lefèvre)

da “Poema de Chile, 1967, in “Sillabe di fuoco”, Bompiani, 2020

∗∗∗

Hallazgo

Bajé por espacio y aires
y más aires, descendiendo,
sin llamado y sin llamada
por la fuerza del deseo,
y a más que yo descendía
era mi caer más recto
y era mi gozo más vivo
y mi adivinar más cierto,
y arribo como la flecha
éste mi segundo cuerpo
en el punto en que comienzan
Patria y Madre que me dieron.
¡Tan feliz que hace, la marcha!
Me ataranta lo que veo,
lo que miro o adivino,
lo que busco y lo que encuentro;
pero como fui tan otra
y tan mudada regreso,
con temor ensayo rutas,
peñascales y repechos,
el nuevo y largo respiro,
los rumores y los ecos.
O fue loca mi partida
o es loco ahora el regreso;
pero ya los pies tocaron
bajíos, cuestas, senderos,
gracia tímida de hierbas
y unos céspedes tan tiernos
que no quisiera doblarlos
ni rematar este sueño
de ir sin forma caminando
la dulce parcela, el reino
que me tuvo sesenta años
y me habita como un eco.

Voy en delgadez de niebla
pero sin embargo llevo
las facciones de mi cara,
lo quebrantado del peso,
intacta la voluntad
pero el rostro medio ciego
y respondo por mi nombre
aunque ya no sea aquélla.

Gabriela Mistral

da “Poema de Chile”, Editorial Pomaire, 1967

Accedere alla vita è facile – Moka

Foto di Moka

 

Accedere alla vita è facile
Distinguerla è un precipizio,
Guardare fuori oltre i se
è percepire la notte sulla pelle.
La tenda discosta il bisogno
di sentirsi vivi,
svela le vibranti veglie
negli occhi di chi torna,
i suoni sono amplificati dall’acqua:
strada e cielo
non sono mai stati così vicini
al sogno.

Moka

da “Vuoti d’aria”, Le Mezzelane Casa Editrice, 2021

Moka, Vuoti d’aria, Le Mezzelane Casa Editrice, 2021

Pressappoco – Ghiannis Ritsos

Vincent Van Gogh, Autumn Landscape with Four Trees, 1885

 

Prende in mano oggetti scompagnati – una pietra,
una tegola rotta, due fiammiferi bruciati,
il chiodo arrugginito del muro di fronte,
la foglia entrata dalla finestra, le gocce
che cadono dai vasi annaffiati, quel filo di paglia
che ieri il vento portò sui tuoi capelli, – li prende
e là nel suo cortile costruisce pressappoco un albero.
In questo “pressappoco” sta la poesia. La vedi?

Ghiannis Ritsos

(Traduzione di Nicola Crocetti)

Da Testimonianze, seconda serie, 1964-1965

dalla rivista “Poesia”, Anno XXII, Giugno 2009, N. 239, Crocetti Editore