«Non ho camminato nei tuoi sogni» – Boris Ryžhy

 

Non ho camminato nei tuoi sogni,
né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
non sono apparso nel cortile
dove pioveva o meglio cominciava
a piovere (questo verso
lo cancello e non lo sostituirò),
era allettante credere, come uno stupido,
che ti avrei incontrato presto,
eri tu che mi apparivi in sogno
(e mi prendeva una dolce tenerezza),
mi sistemavi i capelli sulle tempie.
Quell’autunno perfino le poesie
in parte mi riuscivano bene
(però mancava sempre un verso o una rima
per essere felice).

Boris Ryžhy

(Traduzione di Valeria Ferraro)

da “La nuovissima poesia russa”, Einaudi, Torino, 2005

Didascalia – Giorgio Caproni

 

Fu in una casa rossa:
la Casa Cantoniera.
Mi ci trovai una sera
di tenebra, e pareva scossa
la mente da un transitare
continuo, come il mare.
Sentivo foglie secche,
nel buio, scricchiolare.
Attraversando le stecche
delle persiane, del mare
avevano la luminescenza
scheletri di luci, rare.
Erano lampi erranti
d’ammotorati viandanti.
Frusciavano in me l’idea
che fosse il passaggio d’Enea.

Giorgio Caproni

1954.

da “Il passaggio d’Enea”, in “Il «Terzo libro» e altre cose”, Einaudi, Torino, 1968

Ombre – Henrik Nordbrandt

Henri Cartier-Bresson, Man’s Shadow, Girl Leaning, Mexico, 1964

 

Tanto ho pensato a te
e ho scritto tanto di te
senza proprio sapere chi tu fossi.
In tante e tante camere ho dormito
senza averti al mio fianco
e tante son le case
nelle quali ho abitato, senza di te.
Tante son le città in cui non ti ho incontrato.

Tante sono le cose che ho esaurito
o smarrito per via verso di te,
e tante possibilità ho sprecato,
tante vite che la tua presenza qui e ora
mi fa sentire perdute
che ormai ti posso vedere solo
come la luce primaverile che talvolta
sfiora la tua gota o accende l’ardore dei tuoi occhi

lasciando le ombre ancora piú fredde e piú profonde.

Henrik Nordbrandt

(Traduzione di Maria Giacobbe)

da “Poesia moderna danese”, Edizioni di Comunità, 1971

∗∗∗

Skygger

Jeg har tænkt så meget på dig
og skrevet så meget om dig
uden at vide præcis hvem du var.
Jeg har sovet i så mange værelser
uden at have dig ved min side
og der er så mange huse, jeg er flyttet ind i
og ud af igen, uden dig.
Der er så mange byer, jeg er gået fejl af dig i.

Der er så mange ting jeg har opbrugt
eller tabt på min vej til dig,
og så mange muligheder jeg har forspildt,
så mange liv, dit nærvær, her og nu,
får mig til at føle, jeg har mistet,
at jeg omsider ikke kan se dig som andet
end forårslyset der nu og da strejfer din kind
eller får gløden i dine øjne til at flamme 

efterladende skyggerne dobbelt dybe og kolde.

Henrik Nordbrandt

da “Ode til blæksprutten og andre kærlighedsdigte”, Copenhagen, Gyldendal, 1975

«Volevi che ti fosse uguale, che ripetesse» – Angelo Maria Ripellino

Foto di Paul Apal’kin

16.

Volevi che ti fosse uguale, che ripetesse
i tuoi gesti come una bambola ammaestrata,
che continuasse la tua stolta vita,
come un baràttolo appeso ad uno storpio,
volevi calcarle la tua nera parrucca,
costringerla a leggere le tue inutilezze,
credevi che fosse un tuo cióndolo.
Come ti illudevi, Scardanelli.

Tutto ciò non è stato e sii felice se è diversa,
se non vuole andare a Corintho, se finge
di non commuoversi alle tue ciarle e omelíe,
ai tuoi versucoli di mirliton, al tuo sussiego da Re di Cartagine,
se dal loggione non sale sul palcoscenico
e si rannicchia in un angolo delle immense Ninfee.

Credevi che fosse un tuo cióndolo, una piuma del tuo cimiero.
Tutto ciò non è stato e sii felice se è diversa:
anche se poi talvolta ti assomiglia,
cosí caparbia e malsicura, cosí pronta
a prender fuoco per nulla, a lasciarsi ferire.

Angelo Maria Ripellino

da “Notizie dal diluvio”, Einaudi, Torino, 1969

Poeta cieco – Lawrence Ferlinghetti

Da eseguire bendati e con un bastone

Io sono un poeta cieco
Io sono il vostro poeta e pittore cieco
pieno di espressioni e immagini fantastiche
Sto dipingendo il paesaggio della mia anima sottomessa
e dell’anima del genere umano
per come la vedo io
Le sto dando voce
Sto cantando canzoni popolari
sulle oppresse masse
e sui ricchi dalle chiappe grasse
Io sono il pittore che sente
con le dita
Io sono il poeta visionario cieco
Io vedo quello che voi non vedete
Io mangio bene e bevo bene
e sogno i grandi poemi epici
Io sono il vostro artista multimediale
postmoderno oltremoderno
Io sono il più avan- dell’avanguardia
Io sono site-specific e assolutamente concettuale
Perfino i massimi critici sono rimasti sconcertati
dalla mia profondità
Una volta ho incontrato Andy Warhol
E sono andato a letto con voi sapete chi
E sono un uomo che parla veloce
il vostro poeta dalla lingua decostruita
il vostro poeta stratosferico
pieno di estasi e visioni
il vostro nomade poeta da gruppo di scrittura creativa
il vostro irsuto poeta da università
professore ordinario
il vostro più silenzioso poeta buddista
Io mi faccio tournée di letture di poesia
spesato da cima a fondo
Io sento tutto
ed è pane per i miei denti
Lo uso fino in fondo
per fare grande poesia sonora
o grande poesia concreta
impenetrabile per chiunque
La vita è un sogno reale
e io lo sto sognando
E ho tutto nella testa
il Cantico dell’Umanità
e il Cantico della Disumanità
Vi dipingerò un quadro profondo
un quadro d’azione
un quadro gestuale
nient’altro che puro gesto
Vi scriverò una poesia stratosferica
sulla gente comune
Se mi tolgo la maschera
vedrò il mondo reale
per la prima volta
Ma non me la tolgo
Mi si adatta troppo bene
Alla perfezione
È troppo comoda
E devo pensare alla mia carriera
pensare alla mia vita
Si vive una volta sola
e vivere benissimo è la miglior vendetta
Trovatevi la vostra benda per gli occhi
La mia non ve la do
Dovrete affrontare il mondo senza
E ad ogni modo sono troppo giovane per morire
Io sono Americano
e gli Americani non muoiono
Noi siamo i conquistadores
Siamo i nuovi imperatori romani
Stiamo conquistando il mondo
È l’impero invisibile
del sorridente capitalismo rapace
E la democrazia è il capitalismo
Niente più poveri
Niente più gente che muore di fame
Niente più masse accalcate nel nostro impero
La marea montante tiene su tutte le barche
Sempre che ce l’abbiate, una barca

Lawrence Ferlinghetti

(Traduzione di Damiano Abeni)

da “Scoppi urla risate”, SUR, 2019

∗∗∗

Blind poet

Performed with a blindfold and a cane

I am a blind poet
I am your blind poet and painter
full of fantastic phrases and images
I am painting the landscape of my bent soul
and the soul of mankind
as I see it
I am giving it a voice
I am singing folk songs
about the downtrodden masses
and the rich on their fat asses
I am the painter who feels
with his fingers
I am the blind seeing-eye poet
I see what you can’t see
I eat well and drink well
and dream of great epics
I am your postmodern pastmodern
multimedia artist
I am the most avant of the avant
I’m site-specific and totally conceptual
Even the greatest critics have been baffled
by my profundity
I once knew Andy Warhol
And I’ve slept with you know whom
And I’m a fast-speaking man
your deconstructed language poet
your far-out poet
full of ecstasies and visions
your wandering workshop poet
your hairy university poet
with tenure
your buddhist quietest poet
I go on poetry reading tours
where everything is paid for
I hear everything
and it’s grist to my mill
I use it all
to make great sound poetry
or great concrete poetry
that no one can see through
Life is a real dream
and I am dreaming it
And I’ve got it all in my head
the Song of Humanity
and the Song of Inhumanity
I’ll paint you a profound picture
an action painting
a gestural painting
nothing but pure gesture
I’ll write you a far-out song
of common people
If I take off my mask
I’ll see the real world
for the first time
But I won’t take it off
It fits too well
It’s a perfect fit
It’s too comfortable
And I’ve got my career to think of
my life to think of
We only live once
and living very well is the best revenge
Get your own blindfold
You can’t have mine
You’ll have to face the world without it
And anyway I’m too young to die
I’m an American
and Americans don’t die
We’re the conquerors
We’re the new roman emperors
We’re conquering the world
It’s the invisible empire
of genial vulture capitalism
And democracy is capitalism
No more poor people
No more starving and dying
No more huddled masses in our empire
The rising tide lifts all boats
If you’ve got a boat

Lawrence Ferlinghetti

da “Blasts Cries Laughter”, New Directions Publishing, 2014