Happy new year – Julio Cortázar

Rosalba Campra, Billet doux

 

Guarda, non chiedo molto,
solamente la tua mano, tenerla
come una piccola rana che così dorme contenta.
Io ho bisogno di questa porta che aprivi
perché vi entrassi, nel tuo mondo, questo pezzetto
di zucchero verde, di tonda allegria.
Non mi presti la mano questa notte
di fine d’anno, di civette rauche?
Tu per ragioni tecniche non puoi. Allora
io la tesso nell’aria, ordendo ogni dito,
e la pesca setosa della palma
e il dorso, questo paese d’alberi azzurri.
Così la prendo così la sostengo, come
se da ciò dipendesse
moltissimo del mondo,
il succedersi delle stagioni,
il canto dei galli, l’amore degli uomini.

Julio Cortázar

(Traduzione di Gianni Toti)

da “Le ragioni della collera”, Edizioni Fahrenheit 451, 1995

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Happy new year

Mira, no pido mucho,
solamente tu mano, tenerla
como un sapito que duerme así contento.
Necesito esa puerta que me dabas
para entrar a tu mundo, ese trocito
de azúcar verde, de redondo alegre.
¿No me prestás tu mano en esta noche
de fìn de año de lechuzas roncas?
No puedes, por razones técnicas. Entonces
la tramo en el aire, urdiendo cada dedo,
el durazno sedoso de la palma
y el dorso, ese país de azules árboles.
Así la tomo y la sostengo,
como si de ello dependiera
muchísimo del mundo,
la sucesión de las cuatro estaciones,
el canto de los gallos, el amor de los hombres.

Julio Cortázar

da “Salvo el crepúsculo”, Buenos Aires, Ed. Alfaguara, 1984

La Tigre Assenza – Cristina Campo

 

pro patre et madre

Ahi che la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
ha tutto divorato
di questo volto rivolto
a voi! La bocca sola
pura
prega ancora
voi: di pregare ancora
perché la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
non divori la bocca
e la preghiera…

Cristina Campo

da “Poesie sparse”, in “La Tigre Assenza”, Adelphi, Milano, 1991

Speranze – Giorgio de Chirico

Giorgio de Chirico, Presente e passato, 1936

 

Gli astronomi poetanti sono molto allegri
La giornata è radiosa la piazza piena di sole.
Alla veranda si sono affacciati.
Musica e amore. La dama ahimè troppo bella
Vorrei morire per i suoi occhi di velluto.
Un pittore ha dipinto un’enorme ciminiera rossa
Che un poeta adora come una divinità.
Ho rivisto quella notte di primavera e cadaveri
Il fiume trascinava tombe che non sono più.
Chi vuole ancora vivere? Le promesse sono più belle.

Hanno issato tante bandiere sulla stazione
A patto che l’orologio non si fermi
Deve arrivare un ministro.
Egli è intelligente e dolce sorride
Capisce tutto e di notte
alla luce di una lampada fumante
mentre il guerriero di pietra dorme
sulla piazza buia
Scrive lettere d’amore tristi e ardenti.

Giorgio de Chirico

(Traduzione di Valerio Magrelli)

Dai “Manoscritti Eluard” (1911-1915)

da “La casa del poeta”, La nave di Teseo, 2019

Espoirs
Una prima pubblicazione, insieme ai successivi Une vie e Une nuit, si ha sul numero 4-5 de “La Révolution Surréaliste”, la rivista diretta a Parigi da André Breton, nell’ottobre 1925. Giedion-Welcker 1946, p. 203; Schmied 1973, p. 14 (in traduzione tedesca); Venezia 1979, p. 108; Siniscalco 1980, p. 17; Fagiolo dell’Arco 1981, p. 99; Vegliante 1981, p. 14; Meccanismo 1985, p. 24; Ashbery 1992, p. 195 (in traduzione inglese); Scritti 2008, p. 583; Metafisica 2008, p. 425 (con traduzione italiana); Metaphysical Art 2016, p. 195 (in traduzione inglese); Londra 2017, p. 172 (con traduzione inglese). La traduzione di Valerio Magrelli è in Metafisica 2010, p. 215.

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Espoirs

Les astronomes poétisants sont bien joyeux.
La journée est radieuse la place pleine de soleil.
Sur la vérandah ils sont penchés.
Musique et amour. La dame hélas trop belle
Je voudrais mourir pour ses yeux de velours.
Un peintre a peint une énorme cheminée rouge
Qu’un poète adore comme une divinité.
J’ai revu cette nuit de printemps et de cadavres
Le fleuve charriait des tombeaux qui ne sont plus.
Qui veut vivre encore? Les promesses sont plus belles.

On a hissé tant de drapeaux sur la gare
Pourvu que l’horloge ne s’arrête pas
Un ministre doit arriver.
Il est intelligent et doux il sourit
Il comprend tout et la nuit
à la lueur d’une lampe fumante
pendant que le guerrier de pierre dort
sur la place obscure
Il écrit des lettres d’amour tristes et ardentes.

Giorgio de Chirico

da “Metafisica. Quaderni della fondazione Giorgio e Isa de Chirico”, 7-8, 2008

Manoscritti Eluard-Picasso (1911-1915). Testimonianza eccezionale delle prime formulazioni teoriche e artistiche del giovane de Chirico, arrivato a Parigi nel luglio 1911 e destinato a restare nella capitale francese fino all’estate del 1915, i manoscritti constano di quarantotto pagine su fogli di vario formato, che presentano scritti, talvolta cancellati, esercizi linguistici e una trentina di disegni. Già appartenuti al poeta Paul Eluard che li ha più tardi ceduti a Picasso, oggi i manoscritti sono conservati nel ‘Fonds Picasso’ presso il Musée Nationale Picasso a Parigi. Le poesie riportate in questa sezione seguono l’ordine con cui le pagine sono state rilegate in un unico tomo intorno al 1924.

Lungo le rive – Antonio Prete

Foto di Anja Bührer

 

E camminano i morti lungo le rive
deserte di tempo.
Non calpestano ghiaia né erba.
Hanno del mondo solo un’idea,
una nuvola-idea.
                         Una bolla
è il mondo gonfia di niente
che fluttua piano nell’aria
sotto un cielo di stelle spente.

Antonio Prete

da “Tutto è sempre ora”, Einaudi, Torino, 2019

Partenza – Vicente Huidobro

Mario Giacomelli, Rondini

     

            La barca si allontanava
            Sulle onde concave
Da quale gola senza piume
                                           nascevano le canzoni
               Una nube di fumo e un fazzoletto
               Garrivano al vento
I fiori del solstizio
Fioriscono nel vuoto
E invano abbiamo pianto
                                       senza poterli raccogliere
         L’ultimo verso non sarà mai cantato
Sollevando un bambino nel vento
Una donna salutava dalla spiaggia
TUTTE LE RONDINI SI SONO SPEZZATE LE ALI

Vicente Huidobro

(Traduzione di Gabriele Morelli)

da “Viaggi siderali”, Editoriale Jaca Book, Milano, 1995

∗∗∗

Départ

          La barca se alejaba
          Sobre las olas cóncavas
De qué garganta sin plumas
                                            brotaban las canciones
             Una nube de humo y un pañuelo
             Se batían al viento
Las flores del solsticio
Florecen al vacío
Y en vano hemos llorado
                                      sin poder recogerlas
         El último verso nunca será cantado
Levantando un niño al viento
Una mujer decía adiós desde la playa
TODAS LAS GOLONDRINAS SE ROMPIERON LAS ALAS

Vicente Huidobro

da “Poemas árticos”, Pueyo, Madrid, 1918