Hotel Insonnia – Charles Simic

Foto di Bill Brandt

 

Mi piaceva quel mio piccolo buco
con la finestra che dava su un muro di mattoni.
Nella stanza vicina c’era un piano.
Un vecchio storpio veniva a suonare
My Blue Heaven
due tre sere al mese.

In genere, però, era tranquillo.
Ogni camera con il suo ragno dal soprabito pesante
che cattura la mosca nella rete
fatta di fumo e cerimonie.
Era così buio laggiù
che non riuscivo a vedermi nello specchio del lavabo.

Di sopra, alle 5 del mattino, scalpiccìo di piedi nudi.
Lo « Zingaro » che legge la fortuna
(ha il negozio all’angolo)
va a pisciare dopo una notte d’amore.
Una volta, persino il singhiozzo di un bambino.
Era così vicino che per un attimo
pensai di singhiozzare io.

Charles Simic

(Traduzione di Andrea Molesini)

da “Hotel Insonnia”, Adelphi, 2002

∗∗∗

Hotel Insomnia

I liked my little hole,
Its window facing a brick wall.
Next door there was a piano.
A few evenings a month
A crippled old man came to play
« My Blue Heaven ».

Mostly, though, it was quiet.
Each room with its spider in heavy overcoat
Catching his fly with a web
Of cigarette smoke and revery.
So dark,
I could not see my face in the shaving mirror.

At 5 A.M. the sound of bare feet upstairs.
The « Gypsy » fortuneteller,
Whose storefront is on the corner,
Going to pee after a night of love.
Once, too, the sound of a child sobbing.
So near it was, I thought
For a moment, I was sobbing myself.

Charles Simic

da “Hotel Insomnia”, Harcourt Brace Jovanovich, 1992

Poesia d’amore – Charles Simic

Foto di Anka Zhuravleva

 

Spolverino di piume.
Gabbia d’uccelli fatta di bisbigli.
Coda di un gatto nero.

Sono un bambino che corre
con le forbici aperte.
E con gli occhi bendati.

Tu sei un cuore che batte
nella selva oscura.
Sei l’urlo sulla ruota panoramica.

Proprio così, bruja
che batti il piede con le mani ai fianchi.

Notte sulla fiera.
Orchestra di legni.
Due borsaioli ciechi nella folla.

Charles Simic

(Traduzione di Andrea Molesini)

da “Hotel Insonnia”, Adelphi, 2002

∗∗∗

Love poem

Feather duster.
Birdcage made of whispers.
Tail of a black cat.

I’m a child running
With open scissors.
My eyes are bandaged.

You are a heart pounding
In a dark forest.
The shriek from the Ferris wheel.

That’s it, bruja
With arms akimbo
Stamping your foot.

Night at the fair.
Woodwind band.
Two blind pickpockets in the crowd.

Charles Simic

da “Jackstraws: Poems”, Houghton Mifflin Harcourt, 2000 

Ars poetica – Blaga Dimitrova

Foto di Gabrielle Duplantier

 

Ogni tua poesia
crea come fosse l’ultima.
In questo secolo in volo
supersonico e saturo di stronzio,
carico di terrorismo,
sempre più improvvisa arriva la morte.
Ogni tua parola invia
come l’ultima prima della fucilazione,
un grido impresso nel muro della prigione.
Non hai diritto ad una menzogna,
neanche fosse un piccolo bel gioco.
Semplicemente non avrai il tempo
di correggere da solo il tuo errore.
Laconicamente e senza pietà
ogni tua poesia scrivi col sangue
come fosse un addio.

Blaga Dimitrova

1966

(Traduzione di Valeria Salvini)

da “Segnali (Poesie scelte 1937-1999)”, Fondazione Piazzolla, Roma, 2000 

∗∗∗

Ars poetica

всяко свое стихотворение
ти създавай като последно.
В този век. наситен със стронций,
зареден с тероризъм,
литнал с ултразвукова скорост,
все по внезапно идва смъртта.
Всяка своя дума изпращай
както сетно писмо пред разстрел,
врязан зов в зида на затвор.
Нямаш право ти на лъжа,
даже на малка игра красива.
Няма просто време да имаш
свойта грешка сам да изправиш.
Лаконично и безпощадно
всяко свое стихотворение
с кръв написвай като прощално.

Блага Николова Димитрова

da “Обратно време: стихове”, Български писател, 1966

Sasso – Charles Simic

Foto di Michael Kenna

 

Càlati in un sasso,
io farei così.
Lascia che altri si facciano colomba
o digrignino i denti come tigri.
Mi basta essere un sasso.

All’esterno è un enigma:
nessuno sa come rispondere.
Ma fresco e quiete dev’esserci all’interno.
Anche se una mucca lo calca col suo peso,
anche se un bambino lo getta dentro un fiume;
il sasso affonda, lento, imperturbato,
fino al fondo,
dove i pesci bussano alla sua soglia
e vengono a origliare.

Ho visto scintille schizzar via
quando due sassi sono strofinati
forse là dentro non fa così buio;
forse c’è una luna che brilla
da chissà dove, spuntando magari dietro un colle —
un chiarore appena sufficiente a decifrare
quelle strane scritte, mappe stellari
sui muri interiori.

Charles Simic

(Traduzione di Andrea Molesini)

da “Hotel Insonnia”, Adelphi, 2002

∗∗∗

Stone

Go inside a stone
That would be my way.
Let somebody else become a dove
Or gnash with a tiger’s tooth.
I am happy to be a stone.

From the outside the stone is a riddle:
No one knows how to answer it.
Yet within, it must be cool and quiet
Even though a cow steps on it full weight,
Even though a child throws it in a river;
The stone sinks, slow, unperturbed
To the river bottom
Where the fishes come to knock on it
And listen.

I have seen sparks fly out
When two stones are rubbed,
So perhaps it is not dark inside after all;
Perhaps there is a moon shining
From somewhere, as though behind a hill —
Just enough light to make out
The strange writings, the star-charts
On the inner walls.

Charles Simic

da “Dismantling the Silence: Poems”, G. Braziller, 1971

A domani – Blaga Dimitrova

Ralph Gibson, Mary Ellen Mark, 1967

 

– A domani! – dici tu e già te ne vai.
Con sguardo impaurito io t’accompagno.
A domani?… Ma domani è immensamente lontano.
Davvero tante ore fra noi si porranno?

Fino a domani per me non conoscerò
l’ombra mutevole della tua fronte,
il discorso ardente e pulsante della mano,
dei tuoi pensieri il fluire segreto.

Prima di domani, se vorrai bere, non potrò
essere la tua fonte. Se il freddo
ti avvolge – non sarò il tuo fuoco.
Se hai timore del buio – la tua luce.

– A domani! – tu dici e parti
e non senti nemmeno che non hai risposta.
– Al giorno estremo! – mi aspettavo dicessi
e rimanessi con me fino al giorno estremo.

Blaga Dimitrova

1958

(Traduzione di Valeria Salvini)

da “Segnali (Poesie scelte 1937-1999)”, Fondazione Piazzolla, Roma, 2000

∗∗∗

До уtре

– До уtре! – ти казваш и тръгваш си вече.
А с поглед уплашен изпращам те аз.
До утре?… Но то е безкрайно далече.
Нима часове ше лежат между нас?

До утре да бъде за мен непозната
менливата сянка по твойто чело,
горещата, тупкаша реч на ръката,
на мислите тайното потекло.

До утре, ако ти е жадно, не мога
да бъда твой извор. Студенина
ако те облъхне – да бъда твой огън.
Ако ти е тъмно – твоя светлина.

– До утре! – ти казваш и тръгваш и даже
не чуваш, че отговор нямаш от мен.
– До сетния ден! – аз очаквах да кажеш
и с мен да останеш до сетния ден.

Блага Димитрова

1958

da “До утре”, Sofia, 1959