«Mi ha assalito un’acre nostalgia» – Yehuda Amichai

Foto di Ferdinando Scianna

 

Mi ha assalito un’acre nostalgia,
come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe
tornare con chi la guarda, nella buona luce della lampada.

In questa casa, penso a come l’amore
in amicizia muta nella chimica
della nostra vita, e all’amicizia che ci rasserena
vicini alla morte.
E quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita
che piú non sperano di tessersi in altro ordito.

Giungono dal deserto voci impenetrabili.
Polvere che profetizza polvere. Passa un aereo e ci chiude
sotto la lampo di un grosso sacco di destino.

E il ricordo di un viso amato di ragazza
trascorre per la valle, come quest’autobus notturno: molti
finestrini illuminati, molto viso di lei.

Yehuda Amichai

(Traduzione di Ariel Rathaus)

da “Il tempo”, 1978, in “Yehuda Amichai, Poesie”, Crocetti Editore, 1993

Sguinzagliare ricordi – Yehuda Amichai

Foto di Grit Siwonia

 

In questi giorni penso al vento fra i tuoi capelli,
agli anni che fui nel mondo prima di te
e all’eternità che prima di te andrò a incontrare,

ai proiettili che non mi uccisero in battaglia
ma uccisero i miei amici,
di me migliori perché
non vissero oltre come me,
penso a te nuda davanti al fornello d’estate,
sul libro curva per leggere meglio
nella luce morente del giorno.

Vedi, abbiam vissuto piú di una vita,
ora dobbiamo pesare ogni cosa
sulla bilancia dei sogni e sguinzagliare
ricordi che divorino ciò che fu il presente.

Yehuda Amichai

(Traduzione di Ariel Rathaus)

da “Yehuda Amichai, Poesie”, Crocetti Editore, 1993

Il miele delle cinque – Natan Zach

Foto di Ralph Gibson

 

A quest’ora sembra tutto nuovo, tutto
sembra appassionato, immerso nel miele delle cinque e la notte
non ha ancora acceso le sue torce, e a New York è buio,
e sto seduto a Piazza Navona
davanti a una tazzina di caffè che si sfredda e col cuore in tumulto traccio
qualche altro geroglifico vano:
adesso nella mia terra cala la sera con ardenti
colori, mentre qui tutto è lento, tutto indugia.
E cosí fu sempre e cosí sarà, e anche questo
è già stato scritto e cancellato, come scrisse Keats.

Natan Zach

(Traduzione di Ariel Rathaus)

da “Sento cadere qualcosa”, Einaudi, Torino, 2009

Vedi, pensieri e sogni – Yehuda Amichai

Brett Weston, Untitled, 1951

 

Vedi, pensieri e sogni in un intrico
di fili ci ravvolgono, in una rete mimetica,
e né Dio né i caccia in ricognizione
potranno mai sapere
ciò che vogliamo realmente
e dove il nostro passo è diretto.

Solo la voce che interrogando guizza
si alza ancora sulle cose e resta in aria sospesa,
anche se le granate l’hanno ormai ridotta
come una lacera bandiera,
come una nuvola squarciata.

Vedi, anche noi compiamo rovesciandolo
il cammino dei fiori:
da un calice iniziare tripudiante di luce,
scender giú con lo stelo sempre piú cupo,
arrivare nella chiusa terra e attendere un poco,
e finire, radice, nel grembo, nell’oscuro.

Yehuda Amichai

(Traduzione di Ariel Rathaus)

da “Poesie 1948-1962”, in “Yehuda Amichai, Poesie”, Crocetti Editore, 1993

Anno dopo anno – Natan Zach

Foto di Jonas Hafner

 

Anno dopo anno sempre più impalpabile.
Sarà così impalpabile alla fine –
così disse lei, e lo diceva sul serio.

Ma a volte mi sembra di affogare nel tempo,
ho la sensazione di affogare da sempre,
mormorò lui.

Questo è perché affoghi da sempre, disse lei.
È solo perché affoghi da sempre, e lo sai.

Non lo so. A volte penso di non avere altro da offrire.
L’impalpabile, sai, è vicino al nulla.

Lo so, e plaudo la tua scoperta;
plaudo all’azzurro dei tuoi occhi.
Non lasci nulla dopo di te.

È proprio questo che mi affligge.
È proprio questo che diranno nel piangermi.
Sento precisamente questo.

Di nuovo sbagli: tu stai bene e il benessere ti circonda.
È già qui, e tu viaggi sulle sue spalle;
sii paziente e presto ti abbraccerà.
Alla fine, ti bacerà.
Tu sai come avviene, così.

Natan Zach

(Traduzione di Maria Sole Abate)

dalla rivista “Poesia”, Anno XVIII, Dicembre 2005, N. 200, Crocetti Editore