«Volevi che ti fosse uguale, che ripetesse» – Angelo Maria Ripellino

Foto di Paul Apal’kin

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Volevi che ti fosse uguale, che ripetesse
i tuoi gesti come una bambola ammaestrata,
che continuasse la tua stolta vita,
come un baràttolo appeso ad uno storpio,
volevi calcarle la tua nera parrucca,
costringerla a leggere le tue inutilezze,
credevi che fosse un tuo cióndolo.
Come ti illudevi, Scardanelli.

Tutto ciò non è stato e sii felice se è diversa,
se non vuole andare a Corintho, se finge
di non commuoversi alle tue ciarle e omelíe,
ai tuoi versucoli di mirliton, al tuo sussiego da Re di Cartagine,
se dal loggione non sale sul palcoscenico
e si rannicchia in un angolo delle immense Ninfee.

Credevi che fosse un tuo cióndolo, una piuma del tuo cimiero.
Tutto ciò non è stato e sii felice se è diversa:
anche se poi talvolta ti assomiglia,
cosí caparbia e malsicura, cosí pronta
a prender fuoco per nulla, a lasciarsi ferire.

Angelo Maria Ripellino

da “Notizie dal diluvio”, Einaudi, Torino, 1969

Come un pupazzo di Schlemmer – Angelo Maria Ripellino

Oskar Schlemmer, Triadisches Ballett, 1922

 

Non ho mai detto d’essere solo
come un pupazzo di Schlemmer.
Le case come vecchine
coi fazzoletti delle persiane sugli occhi
mi ripetono sempre parole cordiali.

Non ho mai detto di soffrire
come un pezzo di legno sotto una pialla.
Ma le stelle sempre si nascondono,
quando cerco un briciolo di luce.

Non ho mai detto d’essere triste
come una bottiglia vuota,
perché so già da tempo
che l’acqua svanisce dalle fontane,
quando ho bisogno di bere.

Non ho mai detto d’essere felice
come una spalliera di peonie,
perché non so catturare la gioia,
che mi sfiora talvolta con piume di cigno.

Non ho mai detto nulla, ma ciascuno
comprende che adoro la vita.

Angelo Maria Ripellino

da “Non un giorno ma adesso”, Roma, Grafica, 1960

Mia sorella Praga – Angelo Maria Ripellino

Josef Sudek, Zimní Praha, 1958

 

Tra le lacrime bevo il luccichio
del fiume che calza scarpine di gelo:
sulla distesa di acque assiderate
scivola perlaceo il tuo volto. 
Dietro le ostie del tempo ti rivedo,
ferma a un cantuccio di Praga:
sotto agnelli di neve, ingiallita,
dietro specchietti di celluloide,
con gli occhi malati dei tram
Praga piange. E la nostra vita
si scioglie in laghi di dolce speranza.
Ma almeno il desiderio, almeno l’ansia
di tornare fra quelle umide pietre,
di riabbracciare le statue del ponte,
dà un cielo ai giorni mesti, una musica
ai fili del pianto e rinchioma
gli alberi del nostro amore.

Angelo Maria Ripellino

da “Angelo Maria Ripellino, Poesie prime e ultime”, Torino, Aragno, 2006

«Questi aghi di pino, questa buganvillea» – Angelo Maria Ripellino

Foto di Tina Fersino

83.

Questi aghi di pino, questa buganvillea,
questo lago
sono tutti progetti, germogli di analisi,
da cui potrebbero sorgere cento faville.
Perché ogni cosa è ricca come il mare,
ogni cosa è intrisa di futuro,
ogni cosa anela a generare.
Cogli questi segnali, collegali insieme,
scambia con la natura messaggi.
Mirabile cerchio che pullula e freme,
unico corpo vivente, struttura magica.
Tu sei giallo, sei un fiore.
Tu sei di piombo, sei un lago.
Sei un fanello che non sa volare.
Sei un progetto di vita,
che il Nulla vuol soffocare.

Angelo Maria Ripellino

da “Autunnale barocco”, Guanda, Parma, 1977

A Ela – Angelo Maria Ripellino

Josef Sudek, Moldau with national theater, Prague, c. 1948

 

Quando sei triste, quando sei più triste,
perle nere tu compri alla fiera del pianto,
e solo nei timidi versi ritrovi
le magiche virtù del rosmarino.
A ogni spiro di vento riappare la luna
e riempie il fiume di rane d’argento.
Con gli occhiali delle onde la Moldava
osserva le ombre: come antiche statue
gli alberi di gelo.
Vedo il passato nel ghiaccio
come un capello lucente fra le dita,
come un filo d’oro in un sipario,
grano di sabbia nell’arca del fiume.
Nel cader delle perle vitreo suona
un antico motivo di Boemia,
una polka odorosa di georgine.
Suona un violino di nubi, percosso dal vento,
solenne come un’ala, ma pronto a costruire
castelli di lacrime con finestre di singhiozzi.

Angelo Maria Ripellino

da “Poesie prime e ultime”, Torino, Aragno, 2006

A Ela. Datt. (con correzioni mss., fra cui quella del titolo Ricordi) [1950-60]. Inedito.