Ricordi della piccola casa del canto – Alejandra Pizarnik

 

     Era blu come la sua mano nell’istante della morte. Era la sua mano contratta, era l’ultimo orgasmo. Era la sua verga ferma come un uccello che sta per piovere, ferma a ricevere lei, la morte, l’amante (o no)
     Ormai non so parlare. Con chi?
     Non ho mai incontrato un’anima gemella. Nessuno è stato un sogno. Mi hanno lasciata con i sogni aperti, con la mia ferita centrale aperta, con il mio strappo. Mi lamento; ho il diritto di farlo. Allo stesso tempo, disprezzo quelli che non si interessano a me. Il mio solo desiderio è stato
     Non lo dirò. Perfino io, o soprattutto io, mi tradisco. Come un lattante ho placato la mia anima. Ormai non so parlare. Ormai non posso parlare. Ho sperperato quello che non mi hanno dato, che era tutto quello che avevo. E ancora una volta è la morte. Incombe su di me, è il mio unico orizzonte. Nessuno somiglia al mio sogno. Ho sentito amore e lo hanno maltrattato, sì, me, che mai avevo amato. Il più profondo amore scomparirà per sempre. Cosa possiamo amare se non un’ombra? Ormai sono morti i sogni sacri dell’infanzia e anche la natura, quella che mi amava.

Alejandra Pizarnik

(Traduzione di Roberta Buffi)

da “Testi di Ombra”, in “Alejandra Pizarnik, Poesia completa”, Lietocolle, 2018

Si restituisce a questo testo la parte omessa in Testi di Ombra e ultime poesie, Sudamericana, Buenos Aires, 1982. È quella che precede «Non lo dirò…», in un foglio a parte in cui figura il titolo e dove è annotato a mano un «sì» da parte di AP. Sono stati soppressi i punti di sospensione dell’edizione del 1982.

∗∗∗

RECUERDOS DE LA PEQUEÑA CASA DEL CANTO

     Era azul como su mano en el instante de la muerte. Era su mano crispada, era el último orgasmo. Era su pija parada como un pájaro que está por llover, parada para recibirla a ella, la muerte, la amante (o no)
     Ya no sé hablar. ¿Con quién?
     Nunca encontré un alma gemela. Nadie fue un sueño. Me dejaron con los sueños abiertos, con mi herida central abierta, con mi desgarradura. Me lamento; tengo derecho a hacerlo. Asimismo, desprecio a los que no se interesan por mí. Mi solo deseo ha sido
     No lo diré. Hasta yo, o sobre todo yo, me traiciono. Como un niño de pecho he acallado mi alma. Ya no sé hablar. Ya no puedo hablar. He desbaratado lo que no me dieron, que era todo lo que tenía. Y es otra vez la muerte. Se cierne sobre mí, es mi único horizonte. Nadie se parece a mi sueño. He sentido amor y lo maltrataron, sí, a mí que nunca había querido. El amor más profundo desaparecerá para siempre. ¿Qué podemos amar que no sea una sombra? Murieron ya los sueños sagrados de la infancia y la naturaleza también, la que me amaba

Alejandra Pizarnik

da “Textos de Sombra”, 1982, in “Alejandra Pizarnik, Poesia completa”, Barcelona: Lumen, 2001 

abril, 1972
Se restituye a este texto la parte omitida en Textos de Sombra y últimos poemas, Sudamericana, Buenos Aires, 1982. Es la que precede a «No lo diré…», en hoja aparte donde figura el título y lleva un «sí» anotado a mano por AP. Se suprimen los puntos suspensivos de la edición 1982.

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