Il salice – Anna Andreevna Achmatova

Irene Kung, Salice, 2015

E il decrepito fascio degli alberi
                              Puškin¹

Io crebbi in un silenzio arabescato,
in un’ariosa stanza del nuovo secolo.
Non mi era cara la voce dell’uomo,
ma comprendevo quella del vento.
Amavo la lappola e l’ortica,
e piú di ogni altro un salice d’argento.
Riconoscente, lui visse con me
la vita intera, alitando di sogni
con i rami piangenti la mia insonnia.
Strana cosa, ora gli sopravvivo.
Lí sporge il ceppo, e con voci estranee
parlano di qualcosa gli altri salici
sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
Io taccio… come se fosse morto un fratello.

Anna Andreevna Achmatova

 1940.

(Traduzione di Michele Colucci)

da “Anna Achmatova, La corsa del tempo”, Einaudi, Torino, 1992

∗∗∗

Ива

И дряхлый пук дерев.
                       Пушкин

А я росла в узорной тишине,
В прохладной детской молодого века.
И не был мил мне голос человека,
А голос ветра был понятен мне.
Я лопухи любила и крапиву,
Но больше всех серебряную иву.
И, благодарная, она жила
Со мной всю жизнь, плакучими ветвями
Бессонницу овеивала снами.
И — странно! — я ее пережила.
Там пень торчит, чужими голосами
Другие ивы что-то говорят
Под нашими, под теми небесами.
И я молчу… Как будто умер брат.

Анна Андреевна Ахматова

da “Сочинения. Т.1: Стихотворения и поэмы”, Художественная литература, 1990

La prima redazione, pubblicata su «Zvezda», n. 3-4 (1940), non ha titolo.
¹ L’epigrafe è tratta dalla lirica di Puškin, Carskoe Selo.

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