A casa di Maria Sole – Giorgio Peddio

Amedeo Bocchi, Ritratto di Bianca, 1924

 

Le parole
pronunciate d’inverno
sono fiorite
in primavera
come
le camelie bianche
che tanto piacciono
a Maria Sole.

Ancora una volta
nella sua
casa ospitale,
sugli antichi gradini
accanto a lei
mi sono seduto,
tra foglie di menta
e i gelsomini.

Le sue
belle mani
dalle
lunghe dita,
levate nell’aria
come ad indicare
città addormentate
esposte
al marino.

Scie
di comete
in azzurro cielo
ferito.

Ricordare
i baci dolci
dell’estate.

Come cicale
ubriache
di luce.

Le
sue mani
levate nell’aria
ad indicare
pianeti lontani.

Giorni sfioriti
come
gigli nei vasi.

Giorgio Peddio

2012

Riscoperta – Gabriela Mistral

Foto di Nastya Kaletkina

 

Sono discesa tra spazi
e aria e altra aria, scendendo,
senza richiami e chiamate
per impeto di passione,
e quanto più io scendevo
era dritto il mio cadere
e viva la mia allegria
e certo il mio indovinare,
e scaglio come una freccia
questo mio secondo corpo
nel punto in cui hanno inizio
Patria e Madre che ebbi in sorte.
E che fortunata corsa!
Mi stordisce ciò che vedo,
ciò che guardo o che indovino,
ciò che cerco e ciò che trovo;
ma poiché fui sempre un’altra
e ritorno assai diversa,
con timore scopro strade
e salite e precipizi,
il nuovo e lungo respiro,
i rumori e i loro echi.
O fu folle la partenza
o è folle ora il ritorno;
ma i piedi ormai hanno toccato
pianure, pendii, sentieri,
grazia timida delle erbe
e dei prati così soffici
che non vorrei calpestarli
né esaurire questo sogno
di vagare senza forma
sul dolce suolo, nel reame
che mi ha avuto sessant’anni
e mi abita come un’eco.

Procedo magra di nebbia
ma porto con me comunque
le fattezze del mio viso,
ciò che il peso ha devastato,
intatta la volontà
ma il volto mezzo cieco
e rispondo al nome mio
sebbene io non sia più quella.

Gabriela Mistral

(Traduzione di Matteo Lefèvre)

da “Poema de Chile, 1967, in “Sillabe di fuoco”, Bompiani, 2020

∗∗∗

Hallazgo

Bajé por espacio y aires
y más aires, descendiendo,
sin llamado y sin llamada
por la fuerza del deseo,
y a más que yo descendía
era mi caer más recto
y era mi gozo más vivo
y mi adivinar más cierto,
y arribo como la flecha
éste mi segundo cuerpo
en el punto en que comienzan
Patria y Madre que me dieron.
¡Tan feliz que hace, la marcha!
Me ataranta lo que veo,
lo que miro o adivino,
lo que busco y lo que encuentro;
pero como fui tan otra
y tan mudada regreso,
con temor ensayo rutas,
peñascales y repechos,
el nuevo y largo respiro,
los rumores y los ecos.
O fue loca mi partida
o es loco ahora el regreso;
pero ya los pies tocaron
bajíos, cuestas, senderos,
gracia tímida de hierbas
y unos céspedes tan tiernos
que no quisiera doblarlos
ni rematar este sueño
de ir sin forma caminando
la dulce parcela, el reino
que me tuvo sesenta años
y me habita como un eco.

Voy en delgadez de niebla
pero sin embargo llevo
las facciones de mi cara,
lo quebrantado del peso,
intacta la voluntad
pero el rostro medio ciego
y respondo por mi nombre
aunque ya no sea aquélla.

Gabriela Mistral

da “Poema de Chile”, Editorial Pomaire, 1967

Accedere alla vita è facile – Moka

Foto di Moka

 

Accedere alla vita è facile
Distinguerla è un precipizio,
Guardare fuori oltre i se
è percepire la notte sulla pelle.
La tenda discosta il bisogno
di sentirsi vivi,
svela le vibranti veglie
negli occhi di chi torna,
i suoni sono amplificati dall’acqua:
strada e cielo
non sono mai stati così vicini
al sogno.

Moka

da “Vuoti d’aria”, Le Mezzelane Casa Editrice, 2021

Moka, Vuoti d’aria, Le Mezzelane Casa Editrice, 2021

Sasso – Charles Simic

Foto di Michael Kenna

 

Càlati in un sasso,
io farei così.
Lascia che altri si facciano colomba
o digrignino i denti come tigri.
Mi basta essere un sasso.

All’esterno è un enigma:
nessuno sa come rispondere.
Ma fresco e quiete dev’esserci all’interno.
Anche se una mucca lo calca col suo peso,
anche se un bambino lo getta dentro un fiume;
il sasso affonda, lento, imperturbato,
fino al fondo,
dove i pesci bussano alla sua soglia
e vengono a origliare.

Ho visto scintille schizzar via
quando due sassi sono strofinati
forse là dentro non fa così buio;
forse c’è una luna che brilla
da chissà dove, spuntando magari dietro un colle —
un chiarore appena sufficiente a decifrare
quelle strane scritte, mappe stellari
sui muri interiori.

Charles Simic

(Traduzione di Andrea Molesini)

da “Hotel Insonnia”, Adelphi, 2002

∗∗∗

Stone

Go inside a stone
That would be my way.
Let somebody else become a dove
Or gnash with a tiger’s tooth.
I am happy to be a stone.

From the outside the stone is a riddle:
No one knows how to answer it.
Yet within, it must be cool and quiet
Even though a cow steps on it full weight,
Even though a child throws it in a river;
The stone sinks, slow, unperturbed
To the river bottom
Where the fishes come to knock on it
And listen.

I have seen sparks fly out
When two stones are rubbed,
So perhaps it is not dark inside after all;
Perhaps there is a moon shining
From somewhere, as though behind a hill —
Just enough light to make out
The strange writings, the star-charts
On the inner walls.

Charles Simic

da “Dismantling the Silence: Poems”, G. Braziller, 1971

e così vorresti fare lo scrittore? – Charles Bukowski

Dipinto di Jacek Yerka

 

se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun
altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono e noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall’auto-
compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.

quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.

non c’è altro modo.

e non c’è mai stato.

Charles Bukowski

(Traduzione di Simona Viciani)

da “E così vorresti fare lo scrittore?”, Guanda, 2007

***

so you want to be a writer?

if it doesn’t come bursting out of you
in spite of everything,
don’t do it.
unless it comes unasked out of your
heart and your mind and your mouth
and your gut,
don’t do it.
if you have to sit for hours
staring at your computer screen
or hunched over your
typewriter
searching for words,
don’t do it.
if you’re doing it for money or
fame,
don’t do it.
if you’re doing it because you want
women in your bed,
don’t do it.
if you have to sit there and
rewrite it again and again,
don’t do it.
if it’s hard work just thinking about doing it,
don’t do it.
if you’re trying to write like somebody
else,
forget about it.

if you have to wait for it to roar out of
you,
then wait patiently.
if it never does roar out of you,
do something else.
if you first have to read it to your wife
or your girlfriend or your boyfriend
or your parents or to anybody at all,
you’re not ready.

don’t be like so many writers,
don’t be like so many thousands of
people who call themselves writers,
don’t be dull and boring and
pretentious, don’t be consumed with self-
love.
the libraries of the world have
yawned themselves to
sleep
over your kind.
don’t add to that.
don’t do it.
unless it comes out of
your soul like a rocket,
unless being still would
drive you to madness or
suicide or murder,
don’t do it.
unless the sun inside you is
burning your gut,
don’t do it.

when it is truly time,
and if you have been chosen,
it will do it by
itself and it will keep on doing it
until you die or it dies in
you.

there is no other way.

and there never was.

Charles Bukowski

da “Sifting Through the Madness for the Word, the Line, the Way”,  Ecco Press, New York, 2003