Il dormiente nella valle – Arthur Rimbaud

Portrait of Arthur Rimbaud at the age of seventeen, by Étienne Carjat, c. 1872

 

È un verde anfratto dove canta un rivo
Che impiglia folle all’erbe i suoi brandelli
D’argento; dove il sole riluce dai monti
Solenni: è una valletta che spuma di raggi.

Un giovane soldato, a bocca aperta e capo nudo,
Con la nuca immersa nel fresco azzurro nasturzio,
Dorme; sotto le nubi è steso nell’erba,
Pallido nel verde letto in cui la luce piove.

Ha i piedi nei gladioli, dorme. Sorride come
Un bimbo malato sorriderebbe nel sonno:
Natura, devi cullarlo nel tepore: ha freddo.

Non fremono le sue narici a quei profumi;
Dorme nel sole, una mano sul petto
Calmo: ha due buchi rossi al lato destro.

Arthur Rimbaud

Ottobre 1870

(Traduzione di Diana Grange Fiori)

da “Arthur Rimbaud, Opere”, “I Meridiani” Mondadori, 1975

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Le dormeur du val

C’est un trou de verdure où chante une rivière
Accrochant follement aux herbes des haillons
D’argent ; où le soleil, de la montagne fière,
Luit: c’est un petit val qui mousse de rayons.
 
Un soldat jeune, bouche ouverte, tête nue,
Et la nuque baignant dans le frais cresson bleu,
Dort; il est étendu dans l’herbe, sous la nue,
Pâle dans son lit vert où la lumière pleut.
 
Les pieds dans les glaïeuls, il dort. Souriant comme
Sourirait un enfant malade, il fait un somme:
Nature, berce-le chaudement: il a froid.
 
Les parfums ne font pas frissonner sa narine;
Il dort dans le soleil, la main sur sa poitrine
Tranquille. Il a deux trous rouges au côté droit.

Arthur Rimbaud

Octobre 1870

da “Œuvres complètes”, a cura di Antoine Adam, “Bibliothèque de la Pléiade”, Paris, 1972

Succederà – Juan Gelman

Juan Gelman

 

Quando anima e spirito
e corpo sapranno,
e la luna sarà bella perché io la amai
ed il mondo sarà appeso al filo
della memoria e sanguinerà la luce dietro
il bagno della sua grazia,
obbligheremo il futuro
a ritornare ancora. Allora
tutti gli occhi saranno uno
e la parola tornerà a parolare
contro le sue creature.
Avrà termine l’eternità e questa poesia
cercherà ancora il suo
equipaggio e ciò
che non seppe nominare, tanto lontano.

Juan Gelman

(Traduzione di Laura Branchini)

da MONDESSERE

dalla rivista “Poesia”, Anno XXVII, Luglio/Agosto 2014, N. 295, Crocetti Editore

∗∗∗

Sucederá

Cuando alma y espíritu
y cuerpo sepan,
y la luna sea bella porque la amé
y el mundo esté parado al filo
de la memoria y
sangre la luz detrás
del baño de su gracia,
obligaremos al futuro
a volver otra vez.
Allí todos los ojos serán uno
y la palabra volverá a palabrear
contra sus criaturas.
Se acabará la eternidad y el poema
buscará todavía su tripulación y lo
que no pudo nombrar, tan lejos.

Juan Gelman

da “Mundar”, Ediciones Era, 2013 

Con gesto elegante… – Marcello Comitini

Foto di Bruce Weber

 

Con gesto elegante sollevo la gonna
piego le gambe
indosso le scarpe a tacchi alti.
Ravvio i capelli liscio le pieghe
della gonna lungo i fianchi.
Pronta.
Tengo in mano le chiavi dell’auto.
Pronta
per andare incontro al nuovo giorno
lasciare
le stanze nel silenzio
e ritrovarle
silenziose al mio rientro.
Apro la porta.
Di sfuggita nello specchio
è riflessa la mia figura.
Mi arresto sorpresa
nel vedere sul volto svaniti
gli anni della giovinezza.
Sono sempre io
o un’altra ha occupato il mio corpo?
Il mio respiro si fa lento e debole.
Dove sono
gli anni quando credevo d’essere
sfrenata implacabile
sfiorata dal mondo?
Quando offrivo i miei seni
alle carezze del primo amore
come fossero colombe di seta?
Torno a chiudere la porta.
Mi guardo attentamente allo specchio,
Non riesco più ad uscire.
Mi stendo sul letto carezzo i miei seni
sogno
un uomo che ancora mi dica
col suo respiro di fuoco come sei bella
e guardandomi ancora
che la vita da domani
sarà diversa più vera
dei romanzi che leggo
dove vivere
è già travolgente e dona
ai gesti di ogni giorno
la gioia di un compagno
e il profumo malinconico dei ricordi.
Adesso sento
dentro il petto un dolore.
Nella memoria il pezzo mancante
tra la mia giovinezza e questo dolore.

Marcello Comitini

da “Donne sole”, Edizioni Caffè Tergeste, 2020

AMAZON – Donne sole, Edizioni Caffè Tergeste, 2020
IL MIO LIBRO – Donne sole, Edizioni Caffè Tergeste, 2020

Fotografia 1948 – Kikí Dimulà

Foto di Annie Leibovitz

 

Tengo in mano un fiore, forse.
Strano.
Sembra che nella mia vita
sia passato un giardino, una volta.

Nell’altra mano
tengo un sasso.
Con grazia e fierezza.
Nessun sospetto
che mi si avverta di mutamenti,
che stia saggiando difese.
Sembra che nella mia vita
sia passata l’ignoranza, una volta.

Sorrido.
La curva del sorriso,
il cavo di questa inclinazione,
assomiglia a un arco ben teso,
pronto.
Sembra che nella mia vita
sia passato un bersaglio, una volta.
E l’inclinazione alla vittoria.

Lo sguardo immerso
nel peccato originale:
assaggia il frutto
proibito dell’attesa.
Sembra che nella mia vita
sia passata la fede, una volta.

La mia ombra, solo un gioco del sole.
Indossa una divisa d’esitazione.
Non ha ancora fatto in tempo a essere
mia compagna o mia delatrice.
Sembra che nella mia vita
sia passata l’abbondanza, una volta.

Tu non appari.
Ma se c’è una forra nel paesaggio
se mi sono fermata sul suo bordo
tenendo un fiore in mano
e sorridendo,
significa che fra un po’ verrai.
Sembra che nella mia vita
sia passata la vita, una volta.

Kikí Dimulà

(Traduzione di Filippomaria Pontani)

(da Il poco del mondo, 1971)

da “Antologia della poesia greca contemporanea”, Crocetti Editore, 2004

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Φωτογραφία 1948

Κρατῶ λουλούδι μᾶλλον.
Παράξενο.
Φαίνετ’ ἀπ’ τή ζωή μου
πέρασε ϰῆπος ϰάποτε.

Στό ἄλλο χέρι
ϰρατῶ πέτρα.
Μέ χάρη ϰαί ἔπαρση.
Ὑπόνοια ϰαμιά
ὅτι προειδοποιοῦμαι γι’ ἀλλοιώσεις,
προγεύομαι ἄμυνες.
Φαίνετ’ ἀπ’ τή ζωή μου
πέρασε ἄγνοια ϰάποτε.

Χαμογελῶ.
Ἡ ϰαμπύλη τοῦ χαμόγελου,
τό ϰοῖλο αὐτῆς τῆς διαθέσεως,
μοιάζει μέ τόξο ϰαλά τεντωμένο,
ἕτοιμο.
Φαίνετ’ ἀπ’ τή ζωή μου
πέρασε στόχος ϰάποτε.
Καί προδιάθεση νίϰης.

Τό βλέμμα βυθισμένο
στό προπατοριϰό ἁμάρτημα:
τόν ἀπαγορευμένο ϰαρπό
τῆς προσδοϰίας γεύεται.
Φαίνετ’ ἀπ’ τή ζωή μου
πέρασε πίστη ϰάποτε.

Ἡσϰιά μου, παιχνίδι τοῦ ἥλιου μόνο.
Φοράει στολή δισταγμοῦ.
Δέν ἔχει ἁϰόμα προφθάσει νά εἶναι
σύντροφός μου ἢ ϰαταδότης.
Φαοίνετ’ ἀπ’ τή ζωή μου
πέρασ’ ἐπάρϰεια ϰάποτε.

Σύ δέν φαίνεσαι.
Ὃμως γιά νά ὑπάρχει γϰρεμός στό τοπίο,
γιά νά ’χω σταθεῖ στήν ἄϰρη του
ϰρατώντας λουλούδι
ϰαί χαμογελώντας,
θά πεῖ πώς ὅπου νά ’ναι ἔρχεσαι.
Φαίνετ’ ἀπ’ τή ζωή μου
ζωή πέρασε ϰάποτε.

Κική Δημουλά

da “Το λίγο τοῦ ϰόσμου”, 1971

«Poco a poco stai entrando nella mia assenza» – Alejandro Jodorowsky

Donata Wenders, The Veil, Paris, 2002

 

Poco a poco stai entrando nella mia assenza
goccia a goccia riempendo la mia coppa vuota
là dove sono ombra non smetti di apparire
perché soltanto in te le cose si fanno reali
allontani l’assurdo e mi dai un senso
ciò che ricordo di me è quello che sei
giungo alle tue sponde come un mare invisibile

Alejandro Jodorowsky

(Traduzione di Antonio Bertoli)

da “Di ciò di cui non si può parlare”, in “Alejandro Jodorowsky, Solo de amor”, Giunti Editore, 2006

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«Poco a poco vas entrando en mi ausencia» 

Poco a poco vas entrando en mi ausencia
gota por gota llenando mi copa vacía
allí donde soy sombra no cesas de aparecer
porque tan sólo en ti las cosas se hacen reales
alejas el absurdo y me otorgas sentido
lo que recuerdo de mí es lo que tú eres
llegó a tus orillas como un mar invisible

Alejandro Jodorowsky

da “No basta decir”, Visor Libros, 2003