«Mi ricorderò di questo autunno» – Leonardo Sinisgalli

Vincent van Gogh, The Red Vineyard, 1888, Pushkin Museum

 

Mi ricorderò di questo autunno
Splendido e fuggitivo dalla luce migrante,
Curva al vento sul dorso delle canne.
La piena dei canali è salita alla cintura,
E mi ci sono immerso disseccato dalla siccità.
Quando sarò con gli amici nelle notti di città
Farò la storia di questi giorni di ventura,
Di mio padre che a pestar l’uva
S’era fatti i piedi rossi,
Di mia madre timorosa
Che porta un uovo caldo nella mano
Ed è più felice d’una sposa.
Mio padre parlava di quel ciliegio
Piantato il giorno delle nozze, mi diceva,
Quest’anno non ha avuto fioritura,
E sognava di farne il letto nuziale a me primogenito.
Il vento di tramontana apriva il cielo
Al quarto di luna. La luna coi corni
Rosei, appena spuntati, di una vitella!
Domani si potrà seminare, diceva mio padre.
Sul palmo aperto della mano guardavo
I solchi chiari contro il fuoco, io sentivo
Scoppiare il seme nel suo cuore,
Io vedevo nei suoi occhi fiammeggiare
La conca spigata.

Leonardo Sinisgalli

da “Vidi le Muse”, “Lo Specchio” Mondadori, 1943

Per le cantate che si svolgevano nell’aria… – Amelia Rosselli

Amelia Rosselli, foto di Dino Ignani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per le cantate che si svolgevano nell’aria io rimavo
ancora pienamente. Per l’avvoltoio che era la tua sinistra
figura io ero decisa a combattere. Per i poveri ed i malati
di mente che avvolgevano le loro sinistre figure di tra
le strade malate io cantavo ancora tarantella la tua camicia
è la più bella canzone della strada. Per le strade odoranti
di benzina cercavamo nell’occhio del vicino la canzone
preferita. Per quel tuo cuore che io largamente preferisco
ad ogni altra burrasca io vado cantando amenamente delle
canzoni che non sono per il tuo orecchio casto da cantante
a divieto. Per il divieto che ci impedisce di continuare
forse io perderò te ancora ed ancora – sinché le maree del
bene e del male e di tutte le fandonie di cui è ricoperto
questo vasto mondo avranno terminato il loro fischiare.

Amelia Rosselli

da “Variazioni Belliche”, 1960-1961, in “Amelia Rosselli, L’opera poetica”, “I Meridiani” Mondadori, 2002

«Il vaso infranto» – Valerio Magrelli

Valerio Magrelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo vaso, e la verbena muore,
Un colpo di ventaglio che lo incrina;
Il colpo, solo e sfiorato,
Senza rumore.

La crepa, il morso
Del cristallo,
Invisibile, intorno,
Lentamente.

Goccia a goccia;
Succo perso;
E nessuno,
Ma è infranto, non dev’essere toccato.

La mano amata,
Sfiorare il cuore, ferire;
La fenditura del cuore,
Morire.

In atto al mon
Crescere in silenzio, il p an
La fer a fine e profon
Ma è inf, n n dev

Valerio Magrelli

da “Esercizi di tiptologia”, “Il Nuovo Specchio” Mondadori, 1992

Replica variata della versione da «Le vase brisé», di Sully Prudhomme

 

Conversazione da solo – Corrado Costa

Corrado Costa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ci sono delle cose che sono
di fronte a questa pagina aperta
collegate ad altre che sono dietro le spalle
ci sono delle cose di fronte a questa pagina aperta
che sono collegate
alle cose che mancano
le cose come le cose
al centro c’è il tuo posto
al tuo posto non c’è nessuno

Corrado Costa

da “Le nostre posizioni”, Torino, Edizioni Geiger, 1972

«di tutto questo niente. questo niente» – Gabriele Frasca

Foto di Paolo Corradini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     di tutto questo niente. questo niente
addosso. come un corpo. questa veste
che stinge. sciupa. smaglia fra le leste
unghie degli anni. queste luci spente
      inesorabilmente. questa mente
forata e querula. di tutte queste
ore rincorse a farne specchio e teste
per le trascorse e immerse. resta niente.
    come la spugna tutto si contiene.
si sputa. si riassorbe. mentre il siero
che ci sommerge ingrossa. e al dopo viene
     un dopo. un niente al niente. finché intero
lento sovviene il gusto dell’insieme.
mastice cieco. che anima il pensiero.

Gabriele Frasca

da “Lime”, Torino, Einaudi, 1995