Orgoglio – Nina Cassian

Audrey Hepburn, Photo by Mark Shaw, 1953

 

Non ho tempo di dare a tutti prova
delle mie grandi, insolite virtù,
Chi ha occhi per vedere, veda.
Altrimenti, avrò occhi ignoti ai più.

C’è chi, incontrandomi, ha detto:
« Benvenuta nella mia vita, meraviglia! ».
C’è che di dirlo non aveva voglia
e sono andata via, verso le vette.

Il tempo è ratto. Mi resta qualche dono
di pregio – e cerco sotto le stelle destinatari.
Forse li cercherò invano;
e come i faraoni mi seppellirò
                                              con i miei averi.

Nina Cassian

(Traduzione di Anita Natascia Bernacchia)

da “C’è modo e modo di sparire”, Adelphi Edizioni, 2013

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Orgoliu

Nu am timp să dau tuturor o dovadă
a marilor, uimitoarelor mele virtuţi,
Cine are ochi de văzut, să vadă.
Altminteri, ochii mei rămân necunoscuţi.

Sunt unii care, întâlnindu-mă, -au spus:
« Bine-ai venit în viaţa mea, minune! ».
Sunt alţii care n-au avut ce spune
şi-am plecat de la ei, mai departe, în sus.

Timpul e iute. Mai am câte un dar
de preţ – şi caut destinatari sub stele.
S-ar putea să-i caut în zadar;
şi-am să mă-ngrop, ca faraonii,
                                    cu bogăţiile mele.

Nina Cassian

da “De îndurare: versuri”, Editura Eminescu, 1981

Io resterò – Nina Nikolaevna Berberova

 

Io resterò con le cose non dette fino in fondo,
non cantate, non suonate, non scritte
fino in fondo. Nella società segreta,
nell’associazione silenziosa dei ritardatari,
che vivevano nei fogli fruscianti
e ora parlano in un sussurro.
Anche se da giovani ci avevano messi sull’avviso,
non abbiamo voluto un altro destino
e, in generale, non ci è poi andata così male;
accade persino che ci credano sulla parola
quelli che hanno finito di ridere, di danzare.

Non siamo riusciti bene, come molte altre cose,
per esempio l’intera storia mondiale
e, come ho sentito dire, l’universo.
Ma come frusciavamo, lanciati nel vento!
Per cosa? È davvero importante?
Il bagaglio da un pezzo ce l’hanno rubato alla stazione
(così ci hanno detto) e i libri li hanno bruciati
(così ci hanno insegnato), il fiume si è interrato,
il bosco è stato abbattuto e la casa è andata a fuoco,
e si è coperta di cardi la collinetta
sopra la tomba (così ci hanno scritto),
e il vecchio guardiano da un pezzo non lavora più.

Non separate la forma dal contenuto,
e lasciateci ancora dire, mentre ci accomiatiamo,
che noi ci siamo rassegnati al nostro destino,
e voi continuate di buon passo
a marciare in plotoni, facendo il saluto ai superiori.

Nina Nikolaevna Berberova

(Traduzione di Maurizia Calusio)

da “Antologia Personale. Poesie 1945-1983”, Passigli Poesia, 2006

∗∗∗

Я ОСТАЮСЬ

Я остаюсь с недосказавшими,
С недопевшими, с недоигравшими,
С нсдописавшими. В тайном обществе,
В тихом сообществе недоуспсвших,
Которые жили в листах шелестевших
И шепотом нынче говорят.
Хоть в юности нас и предупреждали.
Но мы другой судьбы не хотели,
И, в обшем, не так уже было скверно;
И даже бывает — нам верят на слово
Похохотавшие, доплясавшие.

Мы не удались, как не удалось многое,
Например — вся мировая история
И, как я слышала, сама вселенная.
Но как мы шуршали, носясь по ветру!
О чем? Да разве это существенно?
Багаж давно украли на станции
(Так нам сказали), и книги сожгли
(Так нас учили), река обмелела,
Вырублен лес и дом сгорел,
И затянулся чертополохом
Могильный холм (так нам писали),
А старый сторож давно не у дел.

Не отрывайте формы от содержания,
И позвольте еше сказать на лрошанис,
Что мы примирились с нашей судьбой,
А вы продолжайте бодрым маршем
Шагать повзводно, козыряя старшим.

Нина Николаевна Берберова

1959

da “Стихи, 1921-1983”, New York: Russica Publishers, 1984

(richiamare la voce) – Eugenio De Signoribus

Foto di Luigi Ghirri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

alzandosi sfiatano le voci presenti
solo a se stesse, schiume sonore
del mondo invaghite o insipienti…

un fiume di muri risale le menti
e la rabbia singolare resta al palo
e mostra il silenzio il detto familiare…

nella casa allagata che si sdrina
la comunità notturna richiama la voce
perché nel fondo gorgo si sommerga

poi si rialzi alla scienza mattutina

Eugenio De Signoribus

da “Istmi e chiuse”, Marsilio, 1996

The unending gift – Jorge Luis Borges

Jorge Luis Borges

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un pittore ci aveva promesso un quadro.
Ora, nel New England, ho saputo che è morto. Ancora una volta ho sentito la tristezza di capire che siamo come un sogno. Ho pensato all’uomo e al quadro, perduti.
(Solo gli dèi possono promettere, perché sono immortali).
Ho pensato a un luogo già deciso che la tela non occuperà.
Poi ho pensato: se stesse lì, sarebbe col tempo una cosa di più, una cosa, una delle vanità o abitudini della casa; ora è illimitata, incessante, capace di qualsiasi aspetto e qualsiasi colore e non vincolata ad alcun luogo.
In qualche modo esiste. Vivrà e crescerà come una musica e starà con me fino alla fine. Grazie, Jorge Larco.
(Anche gli uomini possono promettere, perché nella promessa c’è qualcosa d’immortale).

Jorge Luis Borges

(Traduzione di Tommaso Scarano)

da “Fervore di Buenos Aires”, Adelphi, 2010

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The unending gift

Un pintor nos prometió un cuadro.
Ahora, en New England, sé que ha muerto. Sentí, como otras veces, la tristeza de comprender que somos como un sueño. Pensé en el hombre y en el cuadro perdidos.
(Sólo los dioses pueden prometer, porque son inmortales).
Pensé en un lugar prefijado que la tela no ocupará.
Pensé después: si estuviera ahí, sería con el tiempo una cosa más, una cosa, una de las vanidades o hábitos de la casa; ahora es ilimitada, incesante, capaz de cualquier forma y cualquier color y no atada a ninguno.
Existe de algún modo. Vivirá y crecerá como una música y estará conmigo hasta el fin. Gracias, Jorge Larco.
(También los hombres pueden prometer, porque en la promesa hay algo inmortal).

Jorge Luis Borges

da “Fervor de Buenos Aires”, Editorial Imprenta Serrantes, 1923

Nel giro – Paul Celan

 

NEL GIRO, udito
sproloquiare a vuoto,
con guaito servile
in certe pause –

Ti ridon dietro, e tu
con presagi in gola,
bocca goffa,
traversi a nuoto il tratto di destino.

Il grido di un fiore
cerca di giungere a esistenza.

Paul Celan

(Traduzione di Dario Borso)

da “Oscurato”, Einaudi, Torino, 2010

v. 9 Der Schrei der schrillen Blume [Il grido dello stridulo fiore]
Celan copia da Wolfe a p. 381 «Der Frühling hat keine Sprache außer dem Schrei». (Dario Borso)

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Im Kreis

IM KREIS, leer
daherreden gehört,
mit hündischem Laut
in einigen Pausen –

Sie höhnen dir nach, und du
mit Vorbedeutetem in der Kehle,
plumpen Munds,
durchschwimmst die Schicksalsstrecke.

Der Schrei einer Blume
langt nach einem Dasein.

Paul Celan

da “Eingedunkelt”, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 2006