Nero di re – Paul Celan

 

Lascia solo la notte parlare avanti agli occhi:
solo la foglia che ascolta dove è ancora vento;
solo la voce nella voliera.

Esse, esse sole.
Tu però calpéstati e di’ a te stesso: abbi coraggio,
merita la pietra che ti ricopre,
rimani amico delle barbe dei morti,
giungi fiore a verme,
issa la vela sulle casse da morto
prendi a bordo gli scarabei dai suoli piú fondi,
dài notizia ai turbati.

Dài loro annunzio duplice:
di te e di te,

dei due piatti della bilancia,
del buio, che chiede di entrare,
del buio, che consente di entrare.

Dài annunzio agli scarabei,
dài annunzio ai turbati,
giungi fiore a verme,
issa la tua vela sulle casse da morto,
poni a capo del letto il tuo cuore.

Paul Celan

(1948, probabilmente dopo il mese di luglio)

(Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien)

da “Conseguito silenzio”, Einaudi, Torino, 1998

∗∗∗

Königsschwarz

Nur die Nacht vor den Augen laß reden:
nur das Blatt, das hört, wo noch Wind ist;
nur die Stimme im Vogelbauer.

Nur sie, nur sie allein.
Dich aber tritt mit dem Fuß und sprich zu dir selber: Sei tapfer,
sei würdig des Steins über dir,
bleib Freund mit den Bärten der Toten,
füg Blume zu Wurm,
hiß dein Segel auf Särgen,
nimm die Käfer der unteren Fluren an Bord,
gib Kunde den Trüben.

Gib ihnen zwiefache Kunde:
von dir und von dir,
von beiden Tellern der Waage,
vom Dunkel, das Einlaß begehrt,
vom Dunkel, das Einlaß gewährt.

Gib Kunde den Käfern,
gib Kunde den Trüben,

füg Blume zu Wurm,
hiß dein Segel auf Särgen,
bette dein Herz dir zu Häupten.

Paul Celan

da “Die Gedichte aus dem Nachlaß”, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1997

Non spegnerti del tutto – Paul Celan

Foto di Katia Chausheva

 

NON SPEGNERTI DEL TUTTO – come altri fecero
prima di te, prima di me,

la casa, dopo la pioggia di boccioli,
dopo
l’abbraccio,
si slarga sopra noi
mentre la pietra
attecchisce,

un candelabro, grande e solo,
s’immerge qui,
capisce,
al fendersi della vasca
tutta in porfido, come
pullula
di occulto, ineluttabilmente,

apprende
dove ora stanno gli occhi aperti,
mattina, mezzodí di sera, a notte.

Paul Celan

(Traduzione di Dario Borso)

da “Oscurato”, Einaudi, Torino, 2010

∗∗∗

ERLISCH NICHT GANZ – wie andere es taten
vor dir, vor mir,

das Haus, nach dem Knospenregen,
nach der
Umarmung,
weitet sich über uns aus,
während der Stein
festwächst,

ein Leuchter, groß und allein,
taucht hinzu,
erkennt,
als die Schale, ganz aus Porphyr,
aufbricht, wie
es von Verborgenem
wimmelt, unabwendbar,

erfährt,
wo die offenen Augen jetzt stehn,
morgens, mittags, abends, nachts

Paul Celan

da “Eingedunkelt”, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 2006 

Bacca di lupo – Paul Celan

                                                        … o
voi fiori di Germania, o il mio cuore
divien autentico cristallo, al quale
la luce sperimenta se stessa; quando      la Germania
                       Hölderlin, Dall’abisso infatti…
…come alle case degli ebrei (per ricordo della
Gerusalemme distrutta), deve sempre essere
lasciato qualcosa di i n c o m p i u to…
                               Jean Paul, La valle di Campan

Metti il battente: ci sono
rose in casa.
Ci sono
sette rose in casa.
C’è
il settelumi in casa.
Nostro
figlio
lo sa e dorme.

(Lontano, a Michailovka, in
Ucraina, dove
mi hanno ucciso padre e madre: cosa
là fioriva, cosa
là fiorisce? Quale
fiore, madre,
là ti fece male
con il suo nome?

Madre, a te,
che dicevi bacca di lupo, non:
lupino.

Ieri
uno di loro venne e
ti uccise
un’altra volta nella
mia poesia.

Madre.
Madre, a chi
ho stretto la mano,
quando con le tue
parole andai in
Germania?

Ad Aussig, dicevi tu sempre, ad
Aussig
sull’Elba,
in
fuga.
Madre, là abitavano
assassini.

Madre, io
ho scritto lettere.
Madre, non venne risposta.
Madre, venne una risposta.
Madre, io
ho scritto lettere a –
Madre, essi scrivono poesie.
Madre, non le avrebbero scritte,
se non ci fosse la poesia, che
io ho scritto, per
amor tuo, per
amore del
tuo dio.
Lodato, dicevi,
sia l’Eterno e
benedetto, tre
volte
Amen.

Madre, essi tacciono.
Madre, sopportano che
la perfidia mi diffami.
Madre, nessuno
agli assassini ferma la voce.

Madre, essi scrivono poesie.
Oh
Madre, quanto
dei piú stranieri campi porta il tuo frutto!
Lo porta e nutre
quelli che uccidono!

Madre, io
sono perduto.
Madre, noi
siamo perduti.
Madre, il mio figlio, che
ti somiglia).

Metti il battente: ci sono
rose in casa.
Ci sono
sette rose in casa.
C’è
il settelumi in casa.
Nostro
figlio
lo sa e dorme.

Paul Celan

24-10-1959 – 25-4-1965

(Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien)

da “Conseguito silenzio”, Einaudi, Torino, 1998

In una lettera del 1-6-1960 a Rudolf Hirsch, redattore della casa editrice Fischer, Celan lo ringrazia per la decisione di non pubblicare Wolfsbohne nel «Fischer-Almanach», e aggiunge: «Questa poesia – Klaus Demus ritiene, e in questo ha forse ragione, che in realtà non sia propriamente una poesia – rimane dunque privata, e ora quindi la prego di farla ritornare del tutto nel privato (…)».
Michailovka, lager a Gaissin, in Ucraina, dove morirono i genitori del poeta.
Aussig, città della Boemia del Nord dove la madre fu profuga durante la prima guerra mondiale. Lodato etc. Inizio e formula di risposta di preghiere ebraiche di ringraziamento. (Michele Ranchetti)

∗∗∗

Wolfsbohne

                                                                   … ο
Ihr Blüten von Deutschland, o mein Herz wird
Untrügbarer Kristall, an dem
Das Licht sich prüfet, wenn          Deutschland
                    Hölderlin, Vom Abgrund nämlich…
… wie an den Häusern der Juden (zum Andenken
des ruinirten Jerusalem’s), immer etwas
u n v o l l e n d e t gelassen werden muß…
                       Jean Paul, Das Kampaner Thal

Leg den Riegel vor: Es
sind Rosen im Haus.
Es sind
sieben Rosen im Haus.
Es ist
der Siebenleuchter im Haus.
Unser
Kind
weiß es und schläft.

(Weit, in Michailowka, in
der Ukraine, wo
sie mir Vater und Mutter erschlugen: was
blühte dort, was
blüht dort? Welche
Blume, Mutter,
tat dir dort weh
mit ihrem Namen?

Mutter, dir,
die du Wolfsbohne sagtest, nicht:
Lupine.

Gestern
kam einer von ihnen und

Paul Celan

da “Die Gedichte aus dem Nachlaß”, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1997

I tuoi capelli al di sopra del mare – Paul Celan

 

Pure i tuoi capelli si librano sopra il mare col ginepro d’oro.
Si fanno bianchi con lui, poi li coloro azzurro-pietra:
colore di quel borgo ove alla fine mi trassero e volsero a sud…
Mi legarono con funi ad ognuna allacciando una vela
e sputando su di me da fauci nebbiose cantarono:
«Oh vieni oltre il mare!»
Ma io dipinsi di porpora le mie ali come fosse una barca,
mi spirai da me stesso rantolante la brezza e presi il largo prima che dormissero.
Ora dovrei colorarli di rosso, i tuoi ricci, ma li amo azzurro-pietra:
Voi, occhi della città, ove io caddi e strascinato fui verso sud!
Col ginepro d’oro pure i tuoi capelli si librano al di sopra del mare.

Paul Celan

(Traduzione di Giuseppe Bevilacqua)

da “Papavero e memoria”, in “Paul Celan, Poesie”, “I Meridiani” Mondadori, 1998

∗∗∗

Dein Haar überm Meer

Es schwebt auch dein Haar überm Meer mit dem goldnen Wacholder.
Mit ihm wird es weiß, dann färb ich es steinblau:
die Farbe der Stadt, wo zuletzt ich geschleift ward gen Süden…
Mit Tauen banden sie mich und knüpften an jedes ein Segel
und spieen mich an aus nebligen Mäulern und sangen:
«O komm übers Meer!»
Ich aber malt als ein Kahn die Schwingen mir purpurn
und röchelte selbst mir die Brise und stach, eh sie schliefen, in See.
Ich sollte sie rot dir nun färben, die Locken, doch lieb ich sie steinblau:
O Augen der Stadt, wo ich stürzte und südwärts geschleift ward!
Mit dem goldnen Wacholder schwebt auch dein Haar überm Meer.

Paul Celan

da “Mohn und Gedächtnis”, Deutsche VerlagsAnstalt GmbH, Stuttgart, 1952

«Noi vivremo» – Paul Celan

Paul Celan & Gisèle Celan-Lestrange

 

Noi
vivremo: tu,
mio figlio, e tu,
amata, tu
sua madre, e con voi
io − in questo
vostro
ospitale paese:
in Francia. Con
i suoi uomini, con
tutti gli uomini.
 
Si arrampica il fagiolo, il
bianco e il
rossochiaro − però
pensa anche alla
bandiera operaia a Vienna−
davanti a casa nostra
a Moisville.

Paul Celan

(Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien)

da “Conseguito silenzio”, Einaudi, Torino, 1998

Bandiera operaia, riferimento all’insurrezione operaia, a Vienna, del 13/14-2-1938

∗∗∗

«Wir werden»

Wir werden
leben: du,
mein Sohn, und du,
Geliebte, du
seine Mutter, und mit euch
ich – in diesem
eurem
gastlichen Land:
in Frankreich. Mit
seinen Menschen, mit
allen Menschen.

Es klettert die Bohne, die
weiße und die
hellrote – doch
denk auch an die
Arbeiterfahne in Wien –
vor unserm Haus
in Moisville.

Paul Celan

da “Die Gedichte aus dem Nachlaß”, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1997