
Ghiannis Ritsos
Gli rifiutarono ciò che di più aveva da offrire:
la sua certezza, anche per coloro che lo rinnegavano. Non gli lasciarono
una spanna di spazio su cui poggiare i gomiti,
per affondare il viso tra le mani. Nessuna casa
lo conteneva più. Nessuna solitudine
gli era sufficiente. Gli rubarono l’ultimo silenzio,
l’ultima solitudine: quella di essere sconosciuto. Gli sottrassero
l’ombra dell’albero che lo riparava, che lo nascondeva
come un ombrello nero; – gli presero anche questo abban- donandolo
solo sotto la pioggia e in bella mostra.
Quello stesso mezzogiorno si sedette a tavola e tentò
di mangiare qualcosa, di bere un po’ d’acqua – non foss’altro
per convincersi che poteva reggere ancora
un bicchiere, una forchetta; ch’era in grado, non di mangiare o di parlare,
semplicemente di aprire e chiudere la bocca. E gli riuscì
di mangiare e bere; distinse perfino
la luce dentellata sul muro della sala da pranzo. E questo
gli restituì
la sua solitudine, il silenzio, la voce, la certezza.
Ghiannis Ritsos
(Traduzione di Nicola Crocetti)
da “Testimonianze”, Crocetti Editore, 2022