ALLEGRIA DI NAUFRAGI
Versa il 14 febbraio 1917
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
∗∗∗
NATALE
Napoli il 26 dicembre 1916
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
∗∗∗
DOLINA NOTTURNA
Napoli il 26 dicembre 1916
Il volto
di stanotte
è secco
come una
pergamena
Questo nomade
adunco
morbido di neve
si lascia
come una foglia
accartocciata
L’interminabile
tempo
mi adopera
come un
fruscio
∗∗∗
SOLITUDINE
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo
Sprofondano
impaurite
∗∗∗
MATTINA
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
M’illumino
d’immenso
∗∗∗
DORMIRE
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve
∗∗∗
INIZIO DI SERA
Versa il 15 febbraio 1917
La vita si vuota
in diafana ascesa
di nuvole colme
trapunte di sole
∗∗∗
LONTANO
Versa il 15 febbraio 1917
Lontano lontano
come un cieco
m’hanno portato per mano
∗∗∗
TRASFIGURAZIONE
Versa il 16 febbraio 1917
Sto
addossato a un tumulo
di fieno bronzato
Un acre spasimo
scoppia e brulica
dai solchi grassi
Ben nato mi sento
di gente di terra
Mi sento negli occhi
attenti alle fasi
del cielo
dell’uomo rugato
come la scorza
dei gelsi che pota
Mi sento
nei visi infantili
come un frutto rosato
rovente
fra gli alberi spogli
Come una nuvola
mi filtro
nel sole
Mi sento diffuso
in un bacio
che mi consuma
e mi calma
∗∗∗
GODIMENTO
Versa il 18 febbraio 1917
Mi sento la febbre
di questa
piena di luce
Accolgo questa
giornata come
il frutto che si addolcisce
Avrò
stanotte
un rimorso come un
latrato
perso nel
deserto
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SEMPRE NOTTE
Vallone il 18 aprile 1917
La mia squallida
vita si estende
più spaventata di sé
In un
infinito
che mi calca e mi
preme col suo
fievole tatto
∗∗∗
UN’ALTRA NOTTE
Vallone il 20 aprile 1917
In quest’oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso
Mi vedo
abbandonato nell’infinito
∗∗∗
GIUGNO
Campolongo il 5 luglio 1917
Quando
mi morirà
questa notte
e come un altro
potrò guardarla
e mi addormenterò
al fruscio
delle onde
che finiscono
di avvoltolarsi
alla cinta di gaggie
della mia casa
Quando mi risveglierò
nel tuo corpo
che si modula
come la voce dell’usignolo
Si estenua
come il colore
rilucente
del grano maturo
Nella trasparenza
dell’acqua
l’oro velino
della tua pelle
si brinerà di moro
Librata
dalle lastre
squillanti
dell’aria sarai
come una
pantera
Ai tagli
mobili
dell’ombra
ti sfoglierai
Ruggendo
muta in
quella polvere
mi soffocherai
Poi
socchiuderai le palpebre
Vedremo il nostro amore reclinarsi
come sera
Poi vedrò
rasserenato
nell’orizzonte di bitume
delle tue iridi morirmi
le pupille
Ora
il sereno è chiuso
come
a quest’ora
nel mio paese d’Affrica
i gelsumini
Ho perso il sonno
Oscillo
al canto d’una strada
come una lucciola
Mi morirà
questa notte?
∗∗∗
SOGNO
Vallone il 17 agosto 1917
Ho sognato
stanotte
una
piana
striata
d’una
freschezza
In veli
varianti
d’azzurr’oro
alga
∗∗∗
ROSE IN FIAMME
Vallone il 17 agosto 1917
Su un oceano
di scampanellii
repentina
galleggia un’altra mattina
∗∗∗
VANITÀ
Vallone il 19 agosto 1917
D’improvviso
è alto
sulle macerie
il limpido
stupore
dell’immensità
E l’uomo
curvato
sull’acqua
sorpresa
dal sole
si rinviene
un’ombra
Cullata e
piano
franta
∗∗∗
DAL VIALE DI VALLE
Pieve Santo Stefano il 31 agosto 1917
Nettezza di montagne
risalita
nel globo
del tempo
ammansito
Giuseppe Ungaretti
da “L’allegria” (1914-1919), in “Vita d’un uomo. Tutte le poesie”, “I Meridiani” Mondadori, 2009
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