
Foto di Nicholas Buer
Qualcuno diceva
qualcosa sulle ombre che coprivano il campo, su
come le cose passano, come ci si addormenta verso il mattino
e il mattino se ne va.
Qualcuno diceva
di come il vento si spegne ma poi torna,
di come le conchiglie sono le bare del vento
ma le intemperie continuano.
Era una lunga serata
e qualcuno diceva qualcosa sulla luna che cosparge di bianco
i campi gelidi, e che non c’era niente da aspettarsi
se non sempre le stesse cose.
Non so chi parlò
di una città in cui era stata prima della guerra, una stanza e due candele
al muro, qualcuno che ballava, qualcuno che guardava.
Cominciammo a credere
che la sera non sarebbe mai terminata.
Qualcuno diceva che la musica era finita e non se n’era accorto nessuno.
Poi qualcuno disse qualcosa sui pianeti, sulle stelle,
di quant’erano minuscoli, quant’erano lontani.
Mark Strand
(Traduzione di Damiano Abeni)
da “L’ora tarda”, 1978, in “L’uomo che cammina un passo avanti al buio”, Mondadori, Milano, 2011
***
From the Long Sad Party
Someone was saying
something about shadows covering the field, about
how things pass, how one sleeps toward morning
and the morning goes.
Someone was saying
how the wind dies down but comes back,
how shells are the coffins of wind
but the weather continues.
It was a long night
and someone said something about the moon shedding its white
on the cold field, that there was nothing ahead
but more of the same.
Someone mentioned
a city she had been in before the war, a room with two candles
against a wall, someone dancing, someone watching.
We began to believe
the night would not end.
Someone was saying the music was over and no one had noticed.
Then someone said something about the planets, about the stars,
how small they were, how far away.
Mark Strand
da “The Late Hour”, Atheneum, 1978
gran libro!
Gran bella poesia
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