«Addio» – Josif Alexandrovic Brodskij

Donata Wenders, In the Snow IX, Allgäu, 2010

 

Addio,
dimentica
e perdona.
E brucia le lettere,
come un ponte.
E che sia il tuo viaggio
coraggioso,
che sia dritto
e semplice.
E che ci sia nell’oscurità
a brillare per te
un filo di stelle argentato,
che ci sia la speranza
di scaldare le mani
vicino al tuo fuoco.
Che ci siano tormente,
nevi, piogge
e lo scoppiettio furioso della fiamma,
e che tu abbia in futuro
più fortuna di me.
E che possa esserci una possente e splendida
battaglia
che risuona nel tuo petto.

Sono felice
per quelli che forse
sono
in viaggio con te.

Josif Alexandrovic Brodskij

1957

(Traduzione di Silvia Comoglio)

dall’annuario Tellus, n. 29, Editrice LaboS, 2008

Sulla nave – Costantino Kavafis

Annelise Kretschmer, Portrait au soleil, vers 1930

 

In questo segno grafico lieve
Tracciato in fretta a bordo della nave
Ritrovo, sì, i suoi tratti.

Noi cinti dal mare ionico,
Stregato il pomeriggio.

I suoi tratti. Ma bello
Molto più di così mi appare
Ora, nel rievocarlo.

Una morbosità nel sentimento
Tale, la sua, da renderne
Abbagliante lo sguardo.

                                             Così riemerge
Dentro di me – dal Tempo.

Dal Tempo… Eventi tanto
Remoti… Quel ritratto,
La nave, il pomeriggio…

Costantino Kavafis

[1919]

(Traduzione di Guido Ceronetti)

da “Un’ombra fuggitiva di piacere”, Adelphi Edizioni, 2004

∗∗∗

Τοῦ Πλοίου

Τόν μοιάζει βέβαια ἡ μικρή αυτή,
μέ τό μολύβι ἀπεικόνισίς του.

Γρήγορα καμωμένη, στό κατάστρωμα τοῦ πλοίου·
ἕνα μαγευτικὸ ἀπόγευμα.
Τό ’Ιόνιον πέλαγος ὁλόγυρά μας.

Τόν μοιάζει. Ὅμως τόν θυμοῦμαι σάν πιό ἔμορφο.
Μέχρι παθήσεως ἦταν αἰσθητικός,
κι αὐτό εφώτιζε την ἔκφρασί του.
Πιο ἔμορφος με φανερώνεται
τώρα που η ψυχή μου τον ἀνακαλεί, ἀπ’ τον Καιρό.

Ἀπ’ τòν Καιρό. Εἴν’ ὄλ’ αὐτά τά πράγματα πολύ παληά —
τò σκίτσο, καì τò πλοῖο, καì τò απόγευμα.

Κωνσταντίνος Καβάφης

da “Ποιήματα 1897-1933”, Ίκαρος, 1984

Mangiare poesia – Mark Strand

Foto di Chris Felver

 

Mi cola inchiostro dagli angoli della bocca.
Non c’è contentezza come la mia.
Ho mangiato poesia.

La bibliotecaria pensa di avere le traveggole.
Ha gli occhi afflitti
e cammina con le mani tra le pieghe del vestito.

Le poesie sono svanite.
La luce è fioca.
I cani sono sulle scale della scantina e salgono.

Roteano gli occhi,
le zampe bionde bruciano come stoppie.
La povera bibliotecaria comincia a battere i piedi e piange.

Non capisce.
Quando mi inginocchio e le lecco la mano,
urla.

Sono un uomo nuovo.
Le ringhio contro e abbaio.
Faccio le feste felice nel buio libresco.

Mark Strand

(Traduzione di Damiano Abeni)

da “Motivi per muoverci”, 1968, in “L’uomo che cammina un passo avanti al buio”, Mondadori, Milano, 2011

∗∗∗

Eating Poetry

 Ink runs from the corners of my mouth.
There is no happiness like mine.
I have been eating poetry.

The librarian does not believe what she sees.
Her eyes are sad
and she walks with her hands in her dress.

The poems are gone.
The light is dim.
The dogs are on the basement stairs and coming up.

Their eyeballs roll,
their blond legs burn like brush.
The poor librarian begins to stamp her feet and weep.

She does not understand.
When I get on my knees and lick her hand,
she screams.

I am a new man.
I snarl at her and bark.
I romp with joy in the bookish dark.

Mark Strand

da “Reasons for Moving”, 1968, Atheneum, 1977

L’amica della sposa – Marcello Comitini

Dipinto di Beatrice Borroni

 

Parole strane tornano alla mente
nel silenzio delle pareti, nella luce
della stanza
e dalla strada al fuoco del rosso zafferano
s’insinua l’inquietudine
nelle ultime ore del meriggio.
Ah quel sorriso che t’attraversa gli occhi
lo sguardo tuo perduto
in un angolo d’azzurro.
Alla finestra il vento soffia cielo e sole
sul velo delle tende che si lanciano in volo
rapite dal suo fiato.
Tiepido carezza la tua pelle
e ti spinge intorno la veste trasparente
che al tuo ventre dona l’ombra di una foglia.
Ah quanta voglia
in me alimenta il vento
di stringerti abbracciarti che non ti porti via.
Tu sorridente ed io nuda nel mio timore
serro al mio petto muta
i miei efebici seni.

Marcello Comitini

da “Donne sole”, Edizioni Caffè Tergeste, 2020

AMAZON – Donne sole, Edizioni Caffè Tergeste, 2020
IL MIO LIBRO – Donne sole, Edizioni Caffè Tergeste, 2020

Herbert Marshall – Edgar Lee Masters

Edward Steichen, Helen Menken, January 1926

 

Tutto il tuo dolore, Louise, e il tuo odio per me
nacquero dalla tua illusione, che fosse leggerezza
di spirito e disprezzo dei diritti della tua anima
ciò che mi fece volgere ad Annabella e abbandonarti.
In realtà tu prendesti ad odiarmi per amor mio,
poiché io ero la gioia della tua anima,
formato e temprato
per risolverti la vita, e non volli.
Ma tu eri la mia disgrazia. Se tu fossi stata
la mia gioia, non mi sarei forse attaccato a te?
Questo è il dolore della vita:
che si può essere felici solo in due;
e i nostri cuori rispondono a stelle
che non voglion saperne di noi.

Edgar Lee Masters

(Traduzione di Fernanda Pivano)

da “Spoon River Anthology”, Einaudi Editore, 1943

***

Herbert Marshall

All your sorrow, Louise, and hatred of me
Sprang from your delusion that it was wantonness
Of spirit and contempt of your soul’s rights
Which made me turn to Annabelle and forsake you.
You really grew to hate me for love of me,
Because I was your soul’s happiness,
Formed and tempered
To solve your life for you, and would not.
But you were my misery. If you had been
My happiness would I not have clung to you?
This is life’s sorrow:
That one can be happy only where two are;
And that our hearts are drawn to stars
Which want us not.

Edgar Lee Masters

da “Spoon River Anthology”, Mc Millan Company, New York, 1916