
Brett Weston, Untitled, 1951
24.
Sono uno zolfanello, ardo di botto,
in un prestissimo consumo il mio dappoco.
Che brillío, che impostura, che giuoco,
ma quanta fatica, mio Signore, c’è sotto.
Quanto si soffre a sgombrare
la massa ingorda dei detriti,
che ti sviolinano intorno incalliti
come donne di malaffare.
Quanta smaniosa tensione
per affrancarsi dai lacci
dei tenaci svolazzi, dall’infezione
di ignobili croste e di stracci.
Sono uno zolfanello, ardo in un lampo,
ma prima quanti mucchietti rachitici
ha scavato la talpa nell’umido campo,
nel fetido intrico delle radici.
Angelo Maria Ripellino
da “Das letze Varieté”, in “Lo splendido violino verde”, Einaudi, Torino, 1976