La ballerina – Vladimír Holan

Foto di Rodney Smith

 

Sei l’unica realtà che può mutare i nomi, senza
rinnegare la concezione e la stirpe… E forse proprio per questo
non ho mai potuto strettamente compararti
a un quadro, a un fiore, ad una fiamma o al vento. E forse
proprio per questo ho avuto sempre compassione
dei tuoi belli pazienti piedi scalzi,
sporcati dalla polvere delle assi. E forse proprio per questo
sei per me umanamente terrestre ed a fatica dunque lavora il tuo respiro
dal ventre ai seni, che sono superstiziosi
come due tempeste nella notte di San Giovanni.
Lavori senza laghi… Ma la musica strilla e vuol bere
e striscia con allettante imbrunire di mosse
almeno verso il tuo sudore, mentre io,
che non posso mentire, mi accorgo senza alcun merito
che tutti i luoghi da baciare sono proprio soltanto sul tuo corpo.
Ma tu li getti nel vuoto, perché non hai
piú bisogno di nulla, nemmeno di te stessa…

Vladimír Holan

(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

da “In progresso”, 1964, in “Vladimír Holan, Una notte con Amleto”, Einaudi, Torino, 1966

Confessione – Vladimír Holan

Randolph Fritz, Court Yard Door

 

Come esserti grato
che mi sei vicina e che ho dove andare,
quando la disperazione suda con l’universo così disumanamente
finché la miseria, come una certezza, la riporta indietro nel tempo?
Aver dove andare, anche se sei di quelle donne
che disprezzano una bollente parola solo perché
fu detta durante la sbronza!

Come esserti grato
che sei così lenta, quando pure il mio male
è più veloce dell’intuizione?…
Un istante solo che t’ho dimenticata
e la notte si è fatta forte a tal segno
che s’è aperta da sola la porta di casa
da cui in fretta e furia mi ha sfrattato
la tua assenza…

Vladimír Holan

(Traduzione dal ceco di Vlasta Fesslová. Versi italiani di Marco Ceriani)

Dalla raccolta In progresso (Versi degli anni 1943 -1948)

da “Vladimír Holan, Addio?”, Arcipelago Edizioni, 2014

∗∗∗

Vyznání

Jak ti mám býti vděčný za to,
že jsi blízko a že mám kam jít,
když zoufání se potí vesmírem tak nelidsky,
až bída, jako jistota, je vrací v čas?
Míti kam jít, i když jsi z oněch žen,
jež pohrdají vroucím slovem jen proto,
že bylo praveno při opilství!

Jak ti mám býti vděčný za to,
že jsi tak pomalá, když přece moje zlo
je rychlejší než vnuknutí?…
Jen chvíli jsem tě zapomněl,
a noc tak zesílila,
že si sama otevřela dveře do bytu,
odkud mne narychlo vystěhovala
tvá nepřítomnost…

Vladimír Holan

da “Na postupu: verše z let 1943-1948”, Československý spisovatel, 1964

Resta – Vladimír Holan

Foto di Hervé Guibert

 

Resta ancora con me, non lasciarmi,
nel mio destino c’è così tanto vuoto
che soltanto con te impedisco alla superba umiltà
di non domandarmi più niente!

Resta ancora con me, non lasciarmi,
abbi pietà della mia impazienza
che, pigramente iscritta nel giornale di bordo d’una nave di prigionieri,
è così perpetua che quasi compete con l’eternità!

Resta ancora con me, non lasciarmi,
tu non conosci la collera, tu non ce la fai a stare in collera –
e dove andresti e dove saresti
quando ti passerà?… Aspetta ancora, aspetta,
aspetta almeno fino all’istante
in cui arriva il postino con lettere soltanto per te!

Vladimír Holan

(Traduzione dal ceco di Vlasta Fesslová. Versi italiani di Marco Ceriani)

Dalla raccolta In progresso (Versi degli anni 1943 – 1948)

da “Vladimír Holan, Addio?”, Arcipelago Edizioni, 2014

∗∗∗

Buď

Buď ještě se mnou, neopouštěj mne,
v mém osudu je tolik prázdnoty,
že jenom tebou zabraňuji pyšné pokoře,
aby se už na nic netázala!

Buď ještě se mnou, neopouštěj mne,
měj slitování s mou netrpělivostí,
která, líné zapisována do deníku vězeňské lodi
je tak ustavičná, že málem soupeří s věčností!

Buď ještě se mnou, neopouštěj mne,
ty se nedovedeš hněvat, ty se nevydržíš hněvat
a kam bys Šla a kde bys byla,
až tě to přejde?… Počkej ještě, počkej,
počkej aspoň do oné chvíle,
kdy přichází listonoš s dopisy jenom pro tebe!

Vladimír Holan

da “Na postupu: verše z let 1943-1948”, Československý spisovatel, 1964

Nell’ora vana – Vladimír Holan

Foto di Galina Lukianova

V

È primavera… Di notte, nell’ora vana
udì gemere la vite,
nonostante il forte rumore dell’acqua
che si perdeva dallo stagno attraverso un foro
scavato nella diga dall’anguilla…

Che altro restava a lui, se non patire,
innamorato fino al collo della musica che svanisce,
il pianto e la tortura della mutezza?

Eppure, ecco, la bellezza a un tratto
e la grazia con cui ce l’ha partecipata!

Vladimír Holan

(Traduzione di Sergio Corduas)

dalla raccolta “Mozartiana, II”, (1952-1954), in “In forma di parole, I”, Elitropia, 1980

∗∗∗

V hodinu lichou 

Je jaro… V noci, v hodinu lichou
slyšel, jak pláče réva,
ačkoli veliký hluk dělala voda,
ztrácející se z rybníka dírou,
kterou do hráze navrtal úhoř…

Co mu zbývalo, než aby,
zamilován až po uši hudby do mizení,
propadal hrdlem vzlyků útrpnému právu němoty?

A přece, ejhle, krása pojednou
a milost, s kterou nám ji sdílel!

Vladimír Holan

da “Vladimír Holan, Mozartiana”, Mladá Fronta, Praha, 2006

I segnali – Vladimír Holan

 

L’arte cominciò con la caduta degli angeli…
Il tempo dei capecchi, dei fastelli di concime, dell’àcoro pestato,
della cenere non arsa e delle lingue infrante dalla panna,
il tempo che si rade i peli sulle cosce d’una meretrice:
alleggerisce solo in apparenza.

Ma il tempo dei sassi, della matrigna che pettina e dello zoppicare dei cani,
il tempo che tossisce negli scantinati,
il tempo del becchino che, scavando la terra,
è come se volesse giungere a una piú autentica vita,
il tempo delle vertebre cervicali nel salto
sopra il fuoco di San Giovanni,
il tempo che esige tutto il nostro soccorso:
ha sempre ancora un peso esiguo.

L’arte cominciò con la caduta degli angeli.
Ma anch’essi bevvero vino, spezzarono il pane
e dormirono con femmine mortali −
e per questo, inebriati, cerchiamo di nuovo i segnali
come su un tavolo intaccato dal coltello di Orfeo…

Vladimír Holan

(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

da “In progresso”, 1964, in Vladimír Holan, Una notte con Amleto”, Einaudi, Torino, 1966