
Foto di Rodney Smith
Sei l’unica realtà che può mutare i nomi, senza
rinnegare la concezione e la stirpe… E forse proprio per questo
non ho mai potuto strettamente compararti
a un quadro, a un fiore, ad una fiamma o al vento. E forse
proprio per questo ho avuto sempre compassione
dei tuoi belli pazienti piedi scalzi,
sporcati dalla polvere delle assi. E forse proprio per questo
sei per me umanamente terrestre ed a fatica dunque lavora il tuo respiro
dal ventre ai seni, che sono superstiziosi
come due tempeste nella notte di San Giovanni.
Lavori senza laghi… Ma la musica strilla e vuol bere
e striscia con allettante imbrunire di mosse
almeno verso il tuo sudore, mentre io,
che non posso mentire, mi accorgo senza alcun merito
che tutti i luoghi da baciare sono proprio soltanto sul tuo corpo.
Ma tu li getti nel vuoto, perché non hai
piú bisogno di nulla, nemmeno di te stessa…
Vladimír Holan
(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)
da “In progresso”, 1964, in “Vladimír Holan, Una notte con Amleto”, Einaudi, Torino, 1966
Buon pomeriggio a te cara Titti
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