Il tempo provvisorio – Vittorio Sereni

Mario Sironi, Paesaggio con case, 1928 ca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui il tarlo nei legni
una sete che oscena si rinnova
e dove fu amore la lebbra
delle mura smozzicate
delle case dissestate:
un dirotto orizzonte di città.
Perché non vengono i saldatori
perché ritardano gli aggiustatori?
Ma non è disservizio cittadino
è morto tempo da spalare al piú presto.
E tu, quanti anni per capirlo:
troppi per esserne certo.

Vittorio Sereni

da “Gli strumenti umani”, Einaudi, Torino, 1965

Una foglia che cade – Vladimír Holan

Josef Sudek, Duality, 1944

 

Che non un’opportunità
si palesi è anche per stanchezza
dell’attenzione. Non più che di secondo
ordine è tutto quanto avverserebbe
i sensi. Invece la natura
si sovrastima a un tempo per la disparatezza
e tanto più quanto più
è a compimento. Una foglia che cade
è più alta dell’albero. E noi?
Conosciamo l’amore che superi
l’amore?

Vladimír Holan

(Traduzione dal ceco di Vlasta Fesslová. Versi italiani di Marco Ceriani)

da “Penultima (1968-71)”, in “Il poeta murato”, Edizioni «Fondo Pier Paolo Pasolini», 1991

∗∗∗

Padající list

Že se nic nenaskytne,
je také jenom pro únavu
pozornosti. Téměř podružné
je všechno, co by odporovalo
smyslům. Zato příroda
se přitom přeceňuje z odlišnosti
tím víc, oč více je
k ukončení. Padající list
je vyšší než strom. A my?
Známe lásku, která
přesahuje lásku?

Vladimír Holan

da Předposlední (1968-71)

da “Sebrané spisy Vladimíra Holana”, Odeon, 19651988 

Interludio – Giorgio Caproni

Josef Sudek

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E intanto ho conosciuto l’Erebo
– l’inverno in una latteria.
Ho conosciuto la mia
Prosèrpina, che nella scialba
veste lavava all’alba
i nuvolosi bicchieri.

Ho conosciuto neri
tavoli – anime in fretta
posare la bicicletta
allo stipite, e entrare
a perdersi fra i vapori.
E ho conosciuto rossori
indicibili – mani
di gelo sulla segatura
rancida, e senza figura
nel fumo la ragazza
che aspetta con la sua tazza
vuota la mia paura.

1950.

Giorgio Caproni

da “Il passaggio d’Enea” (1943- 1955), in “Giorgio Caproni, L’opera in versi”, “I Meridiani” Mondadori, 1998

Si perdono lontano… – Osip Ėmil’evič Mandel’štam

 

Si perdono lontano le sporgenze delle teste degli uomini:
là io rimpicciolisco – non mi vedranno più,
ma nei libri teneri e nei giochi di bambini
risorgerò per dire come il sole splende…

Osip Ėmil’evič Mandel’štam

[1937]

(Traduzione di Maurizia Calusio)

da “Quaderni di Voronež”, “I Classici dello Specchio” Mondadori, 1995

∗∗∗

Уходят вдаль людских голов бугры:
Я уменьшаюсь там – меня уж не заметят,
Но в книгах ласковых и в играх детворы
Воскресну я – сказать, как солнце светит…

Осип Эмильевич Мандельштам

da “Žizn’ i tvorčestvo O.E. Mandel’štama”, Voronež, 1990

Poeta in nero – Vittorio Sereni

Vittorio Sereni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nera cintura stivaletti neri
nero il cappelluccio a cencio
tutto bardato di nero se ne sta
ritto sullo sgabello inalbera
un cartello con la scritta: Ich bin
stolz ein Dichter zu sein
muovendo la labbra appena.
Sono fiero di essere un poeta.
Ma perché tanto nero?
gli domando con gli occhi.
Vesto il lutto per voi
da dietro vetri neri
con gli occhi mi risponde.

Vittorio Sereni

da “Stella variabile”, Garzanti, 1981