La disquisizione costante del vento – Wallace Stevens

Félix Vallotton, The Wind, 1910, The National Gallery of Art, Washington

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cielo sembrava così piccolo quel giorno d’inverno,
Una luce sporca su un mondo smorto,
Contratto come uno stecco raggrinzito.

Non era l’ombra di nube e freddo,
Ma un senso della distanza del sole:
L’ombra di un senso suo proprio.

Una consapevolezza che il giorno concreto
Era tanto meno. Solo il vento
Sembrava grande, sonoro, alto, forte.

E mentre pensava dentro il pensiero
Del vento, ignorando che quel pensiero
Non era né suo né di un altro qualunque,

L’immagine appropriata di sé,
Così formata, divenne lui: respirò
Il respiro di un’altra natura come suo,

Solo un respiro momentaneo,
Fuori e oltre la luce sporca
Che mai avrebbe potuto essere animale,

Una natura ancora priva di forma,
Fuorché quella di lui – forse quella di lui
Nell’ozio violento della domenica.

Wallace Stevens

(Traduzione di Massimo Bacigalupo)

da “Il mondo come meditazione”, Guanda, 2010

∗∗∗

The Constant Disquisition of the Wind

The sky seemed so small that winter day,
A dirty light on a lifeless world,
Contracted like a withered stick

It was not the shadow of cloud and cold,
But a sense of the distance of the sun —
The shadow of a sense of his own,

A knowledge that the actual day
Was so much less. Only the wind
Seemed large and loud and high and strong.

And as he thought within the thought
Of the wind, not knowing that that thought
Was not his thought, nor anyone’s,

The appropriate image of himself,
So formed, became himself and he breathed
The breath of another nature as his own,

But only its momentary breath,
Outside of and beyond the dirty light,
That never could be animal,

A nature still without a shape,
Except his own — perhaps, his own
In a Sunday’s violent idleness.

Wallace Stevens

da “The Collected Poems of Wallace Stevens”, Alfred A. Knopf, New York, 1971

«Poggiata a un davanzale davanti ad una strada» – Patrizia Cavalli

Patrizia Cavalli, foto di Dino Ignani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poggiata a un davanzale davanti ad una strada
vuota a quest’ora quasi di campagna
cosa racconto io? racconto l’aria.
L’aria che cerco, quella che trovo,
che torna in visita per farsi riconoscere,
un’aria semplice, composta, delicata,
aria dimenticata, che sempre quando arriva
mi trova impreparata.

Patrizia Cavalli

da “Pigre divinità e pigra sorte”, Einaudi, Torino, 2006

L’uomo di neve – Wallace Stevens

Irene Kung

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bisogna avere una mente d’inverno
per osservare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve;

e avere patito tanto freddo
per guardare i ginepri ricoperti di ghiaccio,
gli abeti ruvidi nel distante riflesso

del sole di gennaio; e non pensare
alla miseria che risuona nel vento,
tra le rade foglie,

il medesimo suono della terra
attraversata dal medesimo vento
che soffia nello stesso spazio spoglio

per chi in ascolto, ascolta nella neve,
e lui stesso un nulla, guarda
il Nulla che non c’è e il nulla che c’è.

Wallace Stevens

(Traduzione di Nadia Fusini)

***

The Snow Man

One must have a mind of winter
To regard the frost and the boughs
Of the pine-trees crusted with snow;

And have been cold a long time
To behold the junipers shagged with ice,
The spruces rough in the distant glitter

Of the January sun; and not to think
Of any misery in the sound of the wind,
In the sound of a few leaves,

Which is the sound of the land
Full of the same wind
That is blowing in the same bare place

For the listener, who listens in the snow,
And, nothing himself, beholds
Nothing that is not there and the nothing that is.

Wallace Stevens

da “Harmonium”,  Alfred A. Knopf, Inc., 1923

«A mattina inoltrato» – Valerio Magrelli

Valerio Magrelli, fotografia di Dino Ignani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A mattina inoltrato,
nel pieno procedere del giorno,
ancora qualcuno si attarda nel letto,
segnato dall’ipnosi,
intento al restauro del sonno.
Come se si potesse riparare
la notte,
il vaso infranto,
la lesione del cielo.

Valerio Magrelli

da “Clecsografie”, in “Valerio Magrelli, Nature e venature”, Mondadori, 1987

da “Angelo circondato da contadini” – Wallace Stevens

Paul Klee, Remembrance Sheet of a Conception, 1918

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[…]

Io sono l’Angelo della realtà,
intravisto un istante sulla soglia.

Non ho ala di cenere, né di oro stinto,
né tepore d’aureola mi riscalda.

Non mi seguono stelle in corteo,
in me racchiudo l’essere e il conoscere.

Sono uno come voi, e ciò che sono e so
per me come per voi, è la stessa cosa.

Eppure, io sono l’Angelo necessario della terra,
poiché chi vede me vede di nuovo

la terra, libera dai ceppi della mente, dura,
caparbia, e chi ascolta me ne ascolta il canto

monotono levarsi in liquide lentezze e afferrare
in sillabe d’acqua; come un significato

che si cerchi per ripetizioni approssimando.
O forse io sono soltanto una figura a metà,

intravista un istante, un’invenzione della mente,
un’apparizione tanto lieve all’apparenza

che basta che io volga le spalle,
ed eccomi presto, troppo presto, scomparso?

Wallace Stevens

(Traduzione di Nadia Fusini)

da “Wallace Stevens, Aurore d’autunno”, Milano, Garzanti, 1992

∗∗∗

da “Angel Surrounded by Paysans”

[…]

I am the angel of reality,
Seen for a moment standing in the door.

I have neither ashen wing nor wear of ore
And live without a tepid aureole,

Or stars that follow me, not to attend,
But, of my being and its knowing, part.

I am one of you and being one of you
Is being and knowing what I am and know.

Yet I am the necessary angel of earth,
Since, in my sight, you see the earth again,

Cleared of its stiff and stubborn, man-locked set,
And, in my hearing, you hear its tragic drone

Rise liquidly in liquid lingerings,
Like watery words awash; like meanings said

By repetitions of half-meanings. Am I not,
Myself, only half of a figure of a sort,

A figure half seen, or seen for a moment, a man
Of the mind, an apparition apparelled in

Apparels of such lightest look that a turn
Of my shoulder and quickly, too quickly, I am gone?

Wallace Stevens

da “The Auroras of Autumn , 1950, in “Selected Poems of Wallace Stevens ”, Alfred A. Knopf, New York, 1971