
Kristamas Klousch, Untitled, 2013
A León Ostrov
SALVAZIONE
Fugge l’isola
E la ragazza riprende a scalare il vento
e a scoprire la morte dell’uccello profeta
Ora
è il fuoco sottomesso
Ora
è la carne
la foglia
la pietra
perduti nella fonte del tormento
come il navigante nell’orrore della civiltà
che purifica la caduta della notte
Ora
la ragazza trova la maschera dell’infinito
e rompe il muro della poesia.
QUALCOSA
notte che te ne vai
dammi la mano
opera d’angelo che freme
i giorni si suicidano
perché?
notte che te ne vai
buonanotte
QUELLA CON GLI OCCHI APERTI
la vita gioca nella piazza
con l’essere che non fui mai
ed eccomi qua
balla pensiero
sulla fune del mio sorriso
e tutti dicono è finito ed è
sta finendo
sta finendo
il mio cuore
apre la finestra
vita
eccomi qua
la mia vita
il mio sangue solo e intirizzito
batte sul mondo
ma voglio sapermi viva
ma non voglio parlare
della morte
né delle sue strane mani.
ORIGINE
Occorre salvare il vento
Gli uccelli bruciano il vento
sui capelli della donna solitaria
che ritorna dalla natura
e tesse tormenti
Occorre salvare il vento
L’INNAMORATA
Questa lugubre mania di vivere
questa recondita facezia di vivere
ti trascina alejandra non lo negare.
oggi ti sei guardata allo specchio
e ti sei sentita triste eri sola
la luce ruggiva l’aria cantava
ma il tuo amato non ha fatto ritorno
manderai messaggi sorriderai
farai ondeggiare le mani così tornerà
il tuo amato tanto amato
odi la demente sirena che lo rubò
la nave con i barbigli di spuma
in cui morirono le risa
ricordi l’ultimo abbraccio
oh niente angoscia
ridi nel fazzoletto piangi a crepapelle
però chiudi le porte del tuo volto
affinché non dicano poi
che quella donna innamorata eri tu
ti rodono i giorni
t’incolpano le notti
ti fa male la vita tanto tanto
disperata, dove vai?
disperata, nient’altro!
CANTO
il tempo ha paura
la paura ha tempo
la paura
passeggia per il mio sangue
strappa i miei migliori frutti
devasta la mia pietosa muraglia
distruzione delle distruzioni
soltanto distruzione
e paura
molta paura
paura.
CENERI
La notte si è scheggiata in stelle
mentre mi guardava sconvolta
l’aria scaglia odio
il volto abbellito
dalla musica.
Presto ce ne andremo
Sogno arcano
avo del mio sorriso
il mondo è emaciato
e c’è il lucchetto ma non le chiavi
e c’è pavore ma non lacrime.
Che ne farò di me?
Perché a Te devo ciò che sono
Ma non ho domani
Perché a Te…
La notte soffre.
SOGNO
Esploderà l’isola del ricordo
La vita sarà una manifestazione di candore
Prigione
per i giorni senza ritorno
Domani
i mostri del bosco distruggeranno la spiaggia
sul vetro del mistero
Domani
la lettera sconosciuta troverà le mani dell’anima
NOTTE
Quoi, toujours? Entre moi sans cesse et le bonheur!
G. De Nerval
Forse stanotte non è notte,
dev’essere un sole orrendo, o
altro, o qualsiasi cosa…
Che ne so! Mancano le parole,
manca il candore, manca la poesia
quando il sangue piange e piange!
Potessi essere così felice stanotte!
Se solo mi fosse dato palpare
le ombre, udire passi,
dire «buonanotte» a chiunque
porti a spasso il suo cane,
guarderei la luna, se chiamassi la sua
strana lattescenza, inciamperei
a caso nei sassi, come avviene.
Ma c’è qualcosa che rompe la pelle,
una furia cieca
che scorre nelle mie vene.
Voglio uscire! Cerbero dell’anima:
Lasciami, lascia che penetri il tuo sorriso!
Potessi essere così felice stanotte!
Restano ancora sogni che si sono attardati.
E tanti libri! E tante luci!
E i miei pochi anni! Perché no?
La morte è lontana. Non mi guarda.
Tanta vita Signore!
Tanta vita per cosa?
SOLAMENTE
ormai comprendo la verità
scoppia sui miei desideri
e sulle mie disgrazie
sui miei dissensi
sulle mie dissennatezze
sui miei deliri
ormai comprendo la verità
adesso
alla ricerca della vita
IN ATTESA DEL BUIO
Quell’istante che non si scorda
Così vuoto restituito dalle ombre
Così vuoto rifiutato dagli orologi
Quel povero istante adottato dalla mia tenerezza
Nudo nudo di sangue di ali
Senza occhi per ricordare angosce d’un tempo
Senza labbra per raccogliere il succo delle violenze
Perdute nel canto dei gelidi campanili.
Proteggilo bambina cieca d’alma
Rivestilo dei tuoi capelli canditi dal fuoco
Abbraccialo piccola statua di terrore
Indicagli il mondo messo a soqquadro ai tuoi piedi
Ai tuoi piedi dove muoiono le rondini
Tremanti di pavore di fronte al futuro
Digli che i sospiri del mare
Inumidiscono le sole parole
Per le quali vale la pena vivere.
Ma quell’istante madido di nulla
Rannicchiato nella grotta del destino
Senza mani per dire mai
Senza mani per regalare farfalle
Ai bambini morti
L’ULTIMA INNOCENZA
Partire
in corpo e anima
partire.
Partire
sbarazzarsi degli sguardi
opprimenti pietre
che dormono in gola.
Devo partire
niente più inerzia sotto il sole
niente più sangue abbattuto
niente più mettersi in fila per morire.
Devo partire
Però lanciati, viaggiatrice!
BALLATA DELLA PIETRA CHE PIANGE
A Josefina Gómez Errázuris
la morte muore dalle risate ma la vita
muore di pianto ma la morte ma la vita
ma niente niente niente
SEMPRE
A Rubén Vela
Stanca del fragore magico delle vocali
Stanca d’inquisire con gli occhi levati
Stanca dell’attesa dell’io di passaggio
Stanca di quell’amore che non accadde
Stanca dei miei piedi che sanno soltanto camminare
Stanca dell’insidiosa fuga di domande
Stanca di dormire e di non potermi guardare
Stanca di aprire la bocca e di bere il vento
Stanca di sostenere le stesse viscere
Stanca del mare indifferente alle mie angosce
Stanca di Dio! Stanca di Dio!
Stanca infine delle morti di turno
in attesa della sorella maggiore
l’altra la gran morte
dolce dimora per tanta stanchezza.
POESIA PER EMILY DICKINSON
Sull’altra sponda della notte
l’attende il suo nome,
il suo surrettizio anelito di vivere,
sull’altra sponda della notte!
Qualcosa piange nell’aria,
i suoni creano l’alba.
Lei pensa all’eternità.
UN NOME SOLTANTO
alejandra alejandra
sotto ci sono io
alejandra
Alejandra Pizarnik
(Traduzione di Roberta Buffi)
da “Alejandra Pizarnik, Poesia completa”, LietoColle, 2018
∗∗∗
LA ÚLTIMA INOCENCIA
A León Ostrov
SALVACIÓN
Se fuga la isla
Y la muchacha vuelve a escalar el viento
y a descubrir la muerte del pájaro profeta
Ahora
es el fuego sometido
Ahora
es la carne
la hoja
la piedra
perdidos en la fuente del tormento
como el navegante en el horror de la civilización
que purifica la caída de la noche
Ahora
la muchacha halla la máscara del infinito
y rompe el muro de la poesía
ALGO
noche que te vas
dame la mano
obra de ángel bullente
los días se suicidan
¿por qué?
noche que te vas
buenas noches
LA DE LOS OJOS ABIERTOS
la vida juega en la plaza
con el ser que nunca fui
y aquí estoy
baila pensamiento
en la cuerda de mi sonrisa
y todos dicen esto pasó y es
va pasando
va pasando
mi corazón
abre la ventana
vida
aquí estoy
mi vida
mi sola y aterida sangre
percute en el mundo
pero quiero saberme viva
pero no quiero hablar
de la muerte
ni de sus extrañas manos
ORIGEN
Hay que salvar al viento
Los pájaros queman el viento
en los cabellos de la mujer solitaria
que regresa de la naturaleza
y teje tormentos
Hay que salvar al viento
LA ENAMORADA
esta lúgubre manía de vivir
esta recóndita humorada de vivir
te arrastra alejandra no lo niegues.
hoy te miraste en el espejo
y te fue triste estabas sola
la luz rugía el aire cantaba
pero tu amado no volvió
enviarás mensajes sonreirás
tremolarás tus manos así volverá
tu amado tan amado
oyes la demente sirena que lo robó
el barco con barbas de espuma
donde murieron las risas
recuerdas el último abrazo
oh nada de angustias
ríe en el pañuelo llora a carcajadas
pero cierra las puertas de tu rostro
para que no digan luego
que aquella mujer enamorada fuiste tú
te remuerden los días
te culpan las noches
te duele la vida tanto tanto
desesperada, ¿adónde vas?
desesperada ¡nada más
CANTO
el tiempo tiene miedo
el miedo tiene tiempo
el miedo
pasea por mi sangre
arranca mis mejores frutos
devasta mi lastimosa muralla
destrucción de destrucciones
sólo destrucción
y miedo
mucho miedo
miedo
CENIZAS
La noche se astilló en estrellas
mirándome alucinada
el aire arroja odio
embellecido su rostro
con música.
Pronto nos iremos
Arcano sueño
antepasado de mi sonrisa
el mundo está demacrado
y hay candado pero no llaves
y hay pavor pero no lágrimas.
¿Qué haré conmigo?
Porque a Ti te debo lo que soy
Pero no tengo mañana
Porque a Ti te…
La noche sufre.
SUEÑO
Estallará la isla del recuerdo
La vida será un acto de candor
Prisión
para los días sin retorno
Mañana
los monstruos del bosque destruirán la playa
sobre el vidrio del misterio
Mañana
la carta desconocida encontrará las manos del alma
NOCHE
Quoi, toujours? Entre moi sans cesse et le bonheur!
G. De Nerval
Tal vez esta noche no es noche,
debe ser un sol horrendo, o
lo otro, o cualquier cosa…
¡Qué sé yo! ¡Faltan palabras,
falta candor, falta poesía
cuando la sangre llora y llora!
¡Pudiera ser tan feliz esta noche!
Si sólo me fuera dado palpar
las sombras, oír pasos,
decir «buenas noches» a cualquiera
que pasease a su perro,
miraría la luna, dijera su
extraña lactescencia, tropezaría
con piedras al azar, como se hace.
Pero hay algo que rompe la piel,
una ciega furia
que corre por mis venas.
¡Quiero salir! Cancerbero del alma:
¡Deja, déjame traspasar tu sonrisa!
¡Pudiera ser tan feliz esta noche!
Aún quedan ensueños rezagados.
¡Y tantos libros! ¡Y tantas luces!
¡Y mis pocos años! ¿Por qué no?
La muerte está lejana. No me mira.
¡Tanta vida Señor!
¿Para qué tanta vida?
SOLAMENTE
ya comprendo la verdad
estalla en mis deseos
y en mis desdichas
en mis desencuentros
en mis desequilibrios
en mis delirios
ya comprendo la verdad
ahora
a buscar la vida
A LA ESPERA DE LA OSCURIDAD
Ese instante que no se olvida
Tan vacío devuelto por las sombras
Tan vacío rechazado por los relojes
Ese pobre instante adoptado por mi ternura
Desnudo desnudo de sangre de alas
Sin ojos para recordar angustias de antaño
Sin labios para recoger el zumo de las violencias
Perdidas en el canto de los helados campanarios.
Ampáralo niña ciega de alma
Ponle tus cabellos escarchados por el fuego
Abrázalo pequeña estatua de terror
Señálale el mundo convulsionado a tus pies
A tus pies donde mueren las golondrinas
Tiritantes de pavor frente al futuro
Dile que los suspiros del mar
Humedecen las únicas palabras
Por las que vale vivir.
Pero ese instante sudoroso de nada
Acurrucado en la cueva del destino
Sin manos para decir nunca
Sin manos para regalar mariposas
A los niños muertos
LA ÚLTIMA INOCENCIA
Partir
en cuerpo y alma
partir.
Partir
deshacerse de las miradas
piedras opresoras
que duermen en la garganta.
He de partir
no más inercia bajo el sol
no más sangre anonadada
no más formar fila para morir.
He de partir
Pero arremete, ¡viajera!
BALADA DE LA PIEDRA QUE LLORA
A Josefina Gómez Errázuris
la muerte se muere de risa pero la vida
se muere de llanto pero la muerte pero la vida
pero nada nada nada
SIEMPRE
A Rubén Vela
Cansada del estruendo mágico de las vocales
Cansada de inquirir con los ojos elevados
Cansada de la espera del yo de paso
Cansada de aquel amor que no sucedió
Cansada de mis pies que sólo saben caminar
Cansada de la insidiosa fuga de preguntas
Cansada de dormir y de no poder mirarme
Cansada de abrir la boca y beber el viento
Cansada de sostener las mismas vísceras
Cansada del mar indiferente a mis angustias
¡Cansada de Dios! ¡Cansada de Dios!
Cansada por fin de las muertes de turno
a la espera de la hermana mayor
la otra la gran muerte
dulce morada para tanto cansancio.
POEMA PARA EMILY DICKINSON
Del otro lado de la noche
la espera su nombre,
su subrepticio anhelo de vivir,
¡del otro lado de la noche!
Algo llora en el aire,
los sonidos diseñan el alba.
Ella piensa en la eternidad.
SÓLO UN NOMBRE
alejandra alejandra
debajo estoy yo
alejandra
Alejandra Pizarnik
“La última inocencia”, 1956, in “Alejandra Pizarnik, Poesia completa”, Barcelona: Lumen, 2001