Canzonette mortali – Giovanni Raboni

Foto di René Groebli

 

Io che ho sempre adorato le spoglie del futuro
e solo del futuro, di nient’altro
ho qualche volta nostalgia
ricordo adesso con spavento
quando alle mie carezze smetterai di bagnarti,
quando dal mio piacere
sarai divisa e forse per bellezza
d’essere tanto amata o per dolcezza
d’avermi amato
farai finta lo stesso di godere.

*

Le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che piú di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giú prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l’amore.

*

Un giorno o l’altro ti lascio, un giorno
dopo l’altro ti lascio, anima mia.
Per gelosia di vecchio, per paura
di perderti – o perché
avrò smesso di vivere, soltanto.
Però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo
su cui sta fermo un passero, m’incanto…

*

Non questa volta, non ancora.
Quando ci scivoliamo dalle braccia
è solo per cercare un altro abbraccio,
quello del sonno, della calma – e c’è
come fosse per sempre
da pensare al riposo della spalla,
da aver riguardo per i tuoi capelli.

*

Meglio che tu non sappia
con che preghiere m’addormento, quali
parole borbottando
nel quarto muto della gola
per non farmi squartare un’altra volta
dall’avido sonno indovino.

*

Il cuore che non dorme
dice al cuore che dorme: Abbi paura.
Ma io non sono il mio cuore, non ascolto
né do la sorte, so bene che mancarti,
non perderti, era l’ultima sventura.

*

Ti muovi nel sonno. Non girarti,
non vedermi vicino e senza luce!
Occhio per occhio, parola per parola,
sto ripassando la parte della vita.

*

Penso se avrò il coraggio
di tacere, sorridere, guardarti
che mi guardi morire.

*

Solo questo domando: esserti sempre,
per quanto tu mi sei cara, leggero.

*

Ti giri nel sonno, in un sogno, a poca luce.

Giovanni Raboni

(1983)

da “Canzonette mortali”, (1981-1983), in “Tutte le poesie, 1949-2004”, Einaudi, Torino, 2014

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