
Herbert List, Ragazzi che leggono, 1950
Eravamo tutti assieme e dipanavamo instancabilmente le nostre ore
Cantavamo sommessamente dei giorni che incombevano carichi di policrome visioni
Lui cantava, noi tacevamo, la sua voce destava piccoli incendi
Migliaia di piccoli incendi che bruciavano la nostra gioventú
Giorno e notte giocava a nascondino con la morte in ogni angolo in ogni vicolo
Dimenticando il proprio corpo bramava donare agli altri una Primavera.
Eravamo tutti insieme ma avresti detto che lui era tutti.
Un giorno qualcuno ci sibilò all’orecchio: “Charis è morto”
“L’hanno ucciso” o qualcosa del genere. Parole che sentiamo ogni giorno.
Nessuno lo vide. Era il crepuscolo. Avrà avuto i pugni serrati come sempre
Nei suoi occhi s’incise inestinguibile la gioia della nostra nuova vita
Ma tutto questo era semplice e il tempo è poco. Nessuno fa in tempo.
… Non siamo piú tutti insieme. Due o tre sono emigrati
Un altro è partito lontano con un comportamento ambiguo e Charis è morto
Sono andati via anche gli altri, sono venuti dei nuovi, le strade si sono riempite
La folla si riversa incontenibile, di nuovo sventolano bandiere
Il vento sferza gli stendardi. Nella confusione ondeggiano canzoni.
Se tra le voci che la sera perforano impietose i muri
Ne hai distinta una, è la sua. Appicca piccoli incendi
Migliaia di piccoli incendi che bruciano la nostra gioventú indomita
È sua la voce che rimbomba tutto intorno nella folla come un sole
Che abbraccia il mondo come un sole che sciabola le amarezze come un sole
Che ci indica come un sole luminoso le città dorate
Che si aprono dinanzi a noi madide di Verità e di limpida luce.
Manolis Anaghnostakis
(Traduzione di Filippomaria Pontani)
(da Stagioni, 1945)
da “Antologia della poesia greca contemporanea”, Crocetti Editore, 2004
∗∗∗
Charis 1944
Eravamo tutti assieme e dispiegavamo instancabili le ore
Cantavamo piano per i giorni che sarebbero venuti, carichi di visioni multicolori
Lui cantava, tacevamo, la sua voce destava piccoli incendi
Migliaia di piccoli incendi che accendevano la nostra giovinezza
Giorno e notte giocava a nascondino con la morte in ogni angolo e vicolo
Dimentico del proprio corpo era ansioso di donare agli altri una Primavera.
Eravamo tutti assieme, ma avresti detto che lui era tutti noi.
Un giorno qualcuno ci bisbigliò all’orecchio: “Charis è morto”.
“È stato ucciso” o qualcosa di simile. Parole che sentiamo ogni giorno.
Nessuno lo vide. Era sul far della sera. Di certo avrà avuto le mani serrate, come sempre
Nei suoi occhi indelebilmente incisa la gioia della nostra nuova vita
Ma tutto ciò era semplice e il tempo è breve. Nessuno mai fa in tempo.
… Non siamo più tutti assieme. Due o tre sono emigrati
Un altro se n’è andato lontano con un contegno indefinibile e Charis è stato ucciso
Sono andati via anche altri, è arrivata gente nuova, si sono riempite le strade
La folla incontenibile dilaga, sventolano di nuovo le bandiere
Il vento sferza gli stendardi. In mezzo al caos ondeggiano canzoni.
Se tra le voci che di sera trapassano inesorabili i muri
Ne distingui una: È la sua. Accende piccoli incendi
Migliaia di piccoli incendi che ardono la nostra indomita giovinezza
È la sua voce che nella folla intorno risuona come un sole
Che come un sole abbraccia il mondo, come un sole trafigge le amarezze
Come un fulgido sole ci mostra le città dorate
Dischiuse innanzi a noi, inondate di verità e di limpida luce.
Manolis Anaghnostakis
(Traduzione di Vincenzo Orsina)
da “Stagioni”, in “Manolis Anaghnostakis, Poesie”, Crocetti Editore, 2021
∗∗∗
Χάρης 1944
Ἤμασταν ὅλοι μαζί ϰαί ξεδιπλώναμε ἀϰούραστα τί ς ὧρες μας
Τραγουδούσαμε σιγά γιά τί ς μέρες πού θά ῾ρχόντανε
φορτωμένες πολύχρωμα ὁράματα
Αὐτός τραγουδοῦσε, σωπαίναμε, ἡ φωνή του
ξυπνοῦσε μιϰρές πυρϰαγιές
Χιλιάδες μιϰρές πυρϰαγιές πού πυρπολοῦσαν τή νιότη μας
Μερόνυχτα ἔπαιζε τό ϰρυφτό μέ τό θάνατο
σέ ϰάθε γωνιά ϰαί σοϰάϰι
Λαχταροῦσε ξεχνώντας τό διϰό του ϰορμί νά χαρίσει
στούς ἄλλους μίαν Ἄνοιξη.
Ἤμασταν ὅλοι μαζί μά θαρρεῖς πῶς αὐτός ἦταν ὅλοι.
Μιά μέρα μᾶς σφύριξε ϰάποιος στ᾿ ἀφτί: «Πέθανε ὁ Χάρης»
«Σϰοτώθηϰε» ἢ ϰάτι τέτοιο. Λέξεις πού τί ς ἀϰοῦμε ϰάθε μέρα.
Κανεί ς δέν τόν εἶδε. Ἦταν σούρουπο.
Θά ῾χε σφιγμένα τά χέρια ὅπως πάντα
Στά μάτια του χαράχτηϰεν ἄσβηστα ἡ χαρά
τῆς ϰαινούριας ζωῆς μας
Μά ὅλα αὐτά ἦταν ἁπλά ϰι ὁ ϰαιρός εἶναι λίγος.
Κανεί ς δέν προφταίνει.
…Δέν εἴμαστε ὅλοι μαζί. Δυό τρεῖς ξενιτεύτηϰαν
Τράβηξεν ὁ ἄλλος μαϰριά μ᾿ ἕνα φέρσιμο ἀόριστο
ϰι ὁ Χάρης σϰοτώθηϰε
Φύγανε ϰι ἄλλοι, μᾶς ἦρθαν ϰαινούριοι, γεμίσαν οἱ δρόμοι
Τό πλῆθος ξεχύνεται ἀβάσταχτο, ἀνεμίζουνε πάλι σημαῖες
Μαστιγώνει ὁ ἀγέρας τά λάβαρα.
Μές στό χάος ϰυματίζουν τραγούδια.
Ἂν μές στί ς φωνές πού τά βράδια τρυποῦνε ἀνελέητα τά τείχη
Ξεχώρισες μία: Εἶν᾿ ἡ διϰή του. Ἀνάβει μιϰρές πυρϰαγιές
Χιλιάδες μιϰρές πυρϰαγιές πού πυρπολοῦν
τήν ἀτίθαση νιότη μας
Εἶν᾿ ἡ διϰή του φωνή πού βουίζει στό πλῆθος
τριγύρω σάν ἥλιος
Π᾿ ἀγϰαλιάζει τόν ϰόσμο σάν ἥλιος
πού σπαθίζει τί ς πίϰρες σάν ἥλιος
Πού μᾶς δείχνει σάν ἥλιος λαμπρός τί ς χρυσές πολιτεῖες
Πού ξανοίγονται μπρός μας λουσμένες
στήν Ἀλήθεια ϰαί στό αἴθριο τό φῶς.
Μανόλης Ἀναγνωστάκης
da “ Ἐποχές 3”, 1945, in “Τα Ποιήματα (1941 – 1971)”, Νεφέλη, 2000