«Stella lucente, foss’io come te costante» – John Keats

Abbie Cornish in “Bright Star” di Jane Campion, 2010

 

Stella lucente, foss’io come te costante –
    Ma non in solitario splendore sospesa sull’altura
Della notte a osservare, con le tue eterne luci accese,
    Quasi paziente, insonne eremita della natura,
Le acque mobili nel loro sacro dovere
    Di pure abluzioni per le spiagge umane,
O a contemplare le nuove, dolcemente scese, maschere
    Di neve sulle montagne e sulle brughiere –
No – costante sempre, mai mutevole, vorrei risiedere
    Sempre sul guanciale del seno dell’amore
Mio, per sentirlo sempre pulsare cedevole,
    Per sempre sveglio in dolce inquietudine,
Per sempre, sempre udire il suo respiro tenue
E così vivere in eterno – o venir meno nella morte.

John Keats

(Traduzione di Silvano Sabbadini)

da “John Keats, Poesie”, Mondadori, Milano, 1986

∗∗∗

XI.

Bright star! Would I were steadfast as thou art–
       Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
       Like nature’s patient, sleepless eremite,
The moving waters at their priestlike task
       Of pure ablution round earth’s human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
       Of snow upon the mountains and the moors;
No–yet still steadfast, still unchangeable,
         Pillowed upon my fair love’s ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
        Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever–or else swoon to death.

John Keats

«Plymouth and Devonport Weekly Journal», 27 settembre 1838; Milnes 1848

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