
Dipinto di Odilon Redon
Come chi, ferito
a morte dalla vita, dalla storia, all’improvviso
si sveglia, è un mattino di luce che tripudia
nell’anfora – scura, severa –
delle stanze, vede
il celeste del tempo che spiove
da un pertugio di persiana, è la polvere
del mondo che si accende, si sperpera
in baluginii di ambra
com’è dolce, pensa, il fiore
neghittoso dell’esistere, e si siede,
contempla
la teoria semplice delle cose, le sue,
che furono, una per una – lumi ombre disfatte –
sospese
nella loro formula di caso
e di ordine,
e ride
Giancarlo Pontiggia
da “Il moto delle cose”, “Lo Specchio” Mondadori, 2017