
Edward Weston, Charis Wilson, 1941
Da ragazzo, quando mi apparivano
polvere e assurdo il mondo e il mio volto
né alberi né mare mi parlavano.
Non sapevo come chiamare
le agavi torreggianti, il rosso raccolto
in spighe dell’ aloe, non avevo
occhi per loro. Ma leggevo i poeti.
E amavo pallide, cedevoli
ragazze inglesi. Le sognavo nei quieti
e lunghi pomeriggi d’inverno, ricordavo
i baci ricevuti e quelli promessi
e se l’angoscia − quella ineludibile
angoscia d’esser vivi, cui forse è pari
soltanto la gioia in intensità −
se non mi soffocava allora, era per
loro, Mallarmé, Baudelaire,
per la loro musica vera,
e per le pallide, cedevoli ragazze inglesi.
Giuseppe Conte
da “Dialogo del poeta e del messaggero”, “Il Nuovo Specchio” Mondadori, 1992