«Nel marzo del nostro anno notturno» – Paul Celan

 

Nel marzo del nostro anno notturno
cozzai col mio corno verdestella nella tua tenda:
tu lo adagiasti
nella conca di pioggia del commiato.

La tua scarpa, lo vidi, era allacciata,
il tuo sguardo
volava con la neve attorno alle cime dei monti,
e sotto nel pozzo
ristorava il tuo cuore già il vino con il quale il pane non si spezza.

Divisa
tu eri tra alti e bassi, nella sabbia
giacevo io, dissotterrando
il pegno scaduto della nostra estate.

Paul Celan

(Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien)

da “Conseguito silenzio”, Einaudi, Torino, 1998

∗∗∗

«Im März unsres Nachtjahrs»

Im März unsres Nachtjahrs
stieß ich mein sterngrünes Horn in dein Zelt:
du bettetest es
in die Regenmulde des Abschieds.

Dein Schuh, ich sah’s, war gegürtet, dein Blick
flog mit dem Schnee um die Kuppen der Berge,
und drunten im Brunnen
labte dein Herz schon der Wein, zu dem man kein Brot bricht.

Verteilt
warst du auf Höhen und Tiefen, –
im Sand
lag ich und grub
das verfallene Pfand unsres Sommers hervor.

Paul Celan

da “Die Gedichte aus dem Nachlaß”, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1997

Un commento su “«Nel marzo del nostro anno notturno» – Paul Celan

  1. Gaia ha detto:

    Tanta nostalgia in questo immaginifico addio. Grazie, un testo denso e immaginifico.

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