Frammento – Vládimir Feliciánovic Chodasévič

José Oiticica Filho, Um que Passa, 1953

 

… Sí, tu sei bello, o tempo. Ed anche è bello
di respirare il tuo tremendo spazio.
Perché dissimulare? Il cuore umano
giuoca come un bambino che si sveglia
quando guerra, rivolta o pestilenza
giungono a volo e scuotono la terra,
e i tempi si spalancan come il cielo.
L’uomo dal cuore non mai stanco, allora
cade nella voragine agognata.

Come l’uccello in aria e il pesce in mare,
come il lombrico nella molle terra,
come la salamandra dentro il fuoco,
cosí l’uomo nel tempo. Seguitando
i pianeti e le fasi della luna,
semiselvaggio zingaro, egli tenta
di scoprire l’abisso sino in fondo,
e di ritrarre in lettere inesperte
i fatti come scogli sulla carta.
Poiché il figlio dell’uomo sempre muta.
Periscono ugualmente leggi e regni,
le verità del mondo e le sue case.
Ma l’uomo sempre con eguale gioia
costruisce e distrugge: egli ha inventato
la storia e crede d’essere felice.
Con spavento ed occulta bramosia,
egli avanza e non vede che gli sfugge,
fra il passato e il futuro, l’esistenza
come un’acqua di fonte fra le dita.
Ed in eterno trasalisce il cuore,
come bandiera ad albero di nave,
fra l’umano rimpianto e la speranza,
questa dolce memoria del futuro…

 Vládimir Feliciánovic  Chodasévič

(Traduzione di Renato Poggioli)

da “Il fiore del verso russo”, Passigli Editori, 1998

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