La luna è velata di garza,
si spegne su Petřín un giardino di rose;
muore ogni rosa su un piatto di spine.
Triste, come una vecchia ballata sui topi e sul frumento,
sino alla cìntola immersa nel fiume
piange, senza sollievo, la città sdentata.
Laggiù, all’orizzonte, il Cigno Bianco,
in punta di piedi su un tetto,
divampa come salnitro.
Sui viottoli fioriti il vento spinge
i nostri occhi, granelli di papavero.
Ahimè, le pupille in un pozzo di luce,
gli occhi che punge un diluvio di rose!
Angelo Maria Ripellino
da “Poesie prime e ultime”, Torino, Aragno, 2006