Parla il frammento di un vaso – Maria Grazia Calandrone

Foto di James Clancy

 

Piú di cosí non si può essere amati, piú di quando il sole
scava la lente delle bottiglie abbandonate nel bosco come fossero gli occhi di lei
abbassati sul rischio della terra acre. Sopra questa scultura
c’è il frumento del corpo posato. Attraverso la lente del cuore
sorge e scintilla
un fiore immedicabile di grano
perché la rettitudine delle membra posi a terra
il doloroso eccesso della bellezza.

Maria Grazia Calandrone

24 giugno 2008

da “Croci e combinazioni”, in “Maria Grazia Calandrone, Sulla bocca di tutti”, Crocetti Editore, 2010

In progresso – Vladimír Holan

 

Nulla può assolvere il poeta, nemmeno la sua morte.
Eppure della sua rischiosa esistenza
restano qui sempre e ancora, ma come se in più
alcuni segni. E in essi
non c’è perfezione, invero, anche se fosse il paradiso,
ma veridicità, anche se dovesse essere l’inferno…

Vladimír Holan

(Traduzione dal ceco di Vlasta Fesslová. Versi italiani di Marco Ceriani)

Dalla raccolta In progresso (Versi degli anni 1943 -1948)

da “Vladimír Holan, Addio?”, Arcipelago Edizioni, 2014

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Na postupu

Básníka nemůže omluvit nic, ani jeho smrt.
A přece z jeho nebezpečného bytí
zůstává zde vždycky ještě jaksi navíc
několik jeho znamení. A v nich
věru ne dokonalost, i kdyby jí byl ráj,
nýbrž pravdivost, i kdyby jí mělo být peklo…

Vladimír Holan

da “Na postupu: verše z let 1943-1948”, Československý spisovatel, 1964

Il cardo, l’ortica – Czesław Miłosz

Beatrice Cignitti, Due cardi, 2009

              (…) “le chardon et la haute
Ortie et l’ennemie d’enfance belladonna”
                                            O. Miłosz

Cardo, ortica, bardana, belladonna,
hanno un futuro. A loro appartengono i deserti
e le rotaie arrugginite, il cielo ed il silenzio.

Chi sarò per gli uomini delle generazioni future
quando, passato lo strepito delle lingue, avrò il premio del silenzio?

Doveva riscattarmi il dono di comporre parole
ma devo essere pronto ad una terra senza grammatica.

Con cardo, ortica, bardana, belladonna,
e sopra la brezza, la nube del sonno, la quiete.

Czesław Miłosz

(Traduzione di Valeria Rosselli)

da “Le regioni ulteriori”, in “Czesław Miłosz, La fodera del mondo”, Fondazione Piazzolla, Roma, 1966

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Oset, pokrzywa

               […] „le chardon et la haute
Ortie et l’ennemie d’enfance belladonna”
                                                               O. Miłosz

Oset, pokrzywa, łopuch, belladonna
Mają przyszłość. Ich są pustkowia
I zardzewiałe tory, niebo, cisza.

Kim będę dla ludzi wiele pokoleń po mnie
Kiedy po zgiełku języków weźmie nagrodę cisza?

Miał mnie okupić dar układania słów
Ale muszę być gotów na ziemię bez-gramatyczną.

Z ostem, pokrzywą, łopuchem, belladonną,
Nad którymi wietrzyk, senny obłok, cisza.

Czesław Miłosz

da “Dalsze okolice”, Wydawn, Znak, 1991

«Adesso che il tempo sembra tutto mio» – Patrizia Cavalli

Foto di Ed van der elsken

 

Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,
come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è piú ragione
di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso
vorrei improvvisamente la prigione.

Patrizia Cavalli

da “Il cielo”, in “Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992)”, Einaudi, Torino, 1992

Cerco una strada per il mio nome – Izet Sarajlic

Foto di Izis Bidermanas

 

Passeggio per la strada della nostra giovinezza
e cerco una strada per il mio nome.

Le strade ampie, rumorose le lascio ai grandi della storia.
Cosa stavo facendo mentre si faceva la storia?
Semplicemente ti amavo.

Cerco una strada piccola, semplice, quotidiana,
lungo la quale, inosservati dalla gente,
possiamo passeggiare anche dopo la morte.

Non importa se non ha molto verde,
e neanche propri uccelli.

È importante che in essa possano trovare rifugio
sia l’uomo che il cane in fuga dalla battuta di caccia.

Sarebbe bello che fosse lastricata di pietra,
ma tutto sommato questa non è la cosa più importante.

La cosa più importante è
che nella strada con il mio nome
a nessuno capiti mai una disgrazia.

Izet Sarajlic

1968

(Traduzione di Sinan Gudžević e Raffaella Marzano)

da “Qualcuno ha suonato”, Multimedia, Salerno, 2001

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Tražim ulicu za svoje ime

Šetam gradom naše mladosti
i tražim ulicu za svoje ime.

Velike, bučne ulice –
njih prepuštam velikanima istorije.

Šta sam ja radio dok je trajala istorija?
Prosto tebe volio.

Malu ulicu tražim, običnu, svakodnevnu,
kojom se, neopaženi od svijeta,
možemo prošetati i poslije smrti.

U početku ona ne mora imati mnogo zelenila,
čak ni svoje ptice.
Važno je da u njoj, bježeći pred hajkom,
uvijek mognu da se sklone i čovjek i pas.

Bilo bi lijepo da bude popločana,
ali, na kraju, ni to nije ono najvažnije.

Najvažnije je to
da u ulici s mojim imenom
nikada nikog ne zadesi nesreća.

Izet Sarajlić

da “Knjiga oproštaja”, Rabić, Sarajevo, 1998