Piove – Vicente Huidobro

Dirk Wüstenhagen

 

Tutto è buio sotto la pioggia elettrica

La casa
             vicino al mare vuoto

E tra i fili d’acqua
È appeso un nido
                           Dove mi sono nascosto

Sia io una stella infranta
Oppure una lucciola

Ci sono farfalle nel mio petto
E sulla canzone che sale
Una luce rende fertili i deserti

Questa allodola di neve sta morendo

                          UN GIORNO PARTIREMO

Le navi verso mari in sordina
La mia stella verso l’erba viva

Forse questo buio
                            viene da quell’armadio

                 IN CUI MI SONO NASCOSTO

Il cortile e la vita pieni di muschio
Dal sesto piano
                          scende l’ascensore meglio di un palombaro

Vicente Huidobro

(Traduzione di Gabriele Morelli)

da “Viaggi siderali”, Editoriale Jaca Book, Milano, 1995

∗∗∗

Llueve

Todo obscuro bajo la lluvia electrizada

La casa
             junto al mar vacío

Y entre los hilos de agua
Se sostiene un nido
                               Donde me he ocultado

Sea yo un astro quebrantado
O bien una luciérnaga

Hay mariposas en mi pecho
Y sobre la canción que asciende
Una luz coloniza los desiertos

Esta alondra de nieve se me muere

                      UN DÍA PARTIREMOS

Los barcos hacia mares en sordina
Mi estrella hacia la yerba viva

Acaso esta obscuridad
                                  viene de aquel armario

                EN DONDE ME HE OCULTADO

El patio y la vida llenos de musgo
Del sexto piso
                      desciende el ascensor mejor que un buzo

Vicente Huidobro

da “Poemas árticos”, Pueyo, Madrid, 1918

Oltre il dopo – Eugenio De Signoribus

Leonardo Di Caprio in The Basketball Diaries

 

 

 

 

 

 

 

XII

Guardandosi, avvertono che sanno di più delle loro
sembianze. Essi hanno ripercorso tutto il male
del genere adulto. E ora lo lasciano come un abito
da smettere per sempre.
Se lo avvolgi a una pietra, questa sanguina.
Come si può fare perché non abbia radici?
Qualcuno ha brividi, qualcuno vomita ancora al solo
pensiero di ciò che è stato. Qualcuno piange
in silenzio: sa che ci furono vite esemplari,
minime e massime, mai mancanti all’appello della propria
coscienza… ma non sono bastate a fermare i crescenti
barbari e la pronta moltitudine degli asserviti, i draghi
delle finanze e i nuovi capi incarniti in quei corpi
numerici, indifferenti vaticini di morte…
(All’improvviso, egli rivede il bianco lenzuolo coprire
il volto di suo padre e pare di colpo un albero scosso
da un’interna bufera: il pianto dirotto fatto persona)

Eugenio De Signoribus

da “Cruna filiale”, in “Trinità dell’esodo”, Garzanti, 2011

La donna mancina – Peter Handke

Edith Clever e Bruno Ganz nel film La donna mancina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lei saliva con altri
da una stazione del metrò
mangiava con altri a una tavola calda
aspettava con altri in una lavanderia
ma una volta l’ho vista da sola
davanti a un giornale murale

Usciva con altri da un grattacielo d’uffici
si pigiava con altri ad una bancarella
era seduta con altri presso un campo-giochi di sabbia
ma una volta l’ho vista dalla finestra
giocare a scacchi da sola

Era sdraiata con altri su un prato del parco
rideva con altri in un
labirinto di specchi
gridava con altri sull’ottovolante
e poi sola la vidi soltanto
camminare nei miei desideri

Ma oggi nella mia casa aperta:
la cornetta era girata dall’altra parte
la matita era a sinistra dell’agenda
a sinistra la tazza del tè e il manico pure
a sinistra
e vicino la mela sbucciata in senso inverso
(e non finita di sbucciare)
le tende raccolte a sinistra
e la chiave della porta di casa nella tasca sinistra
della mia giacca
Ti sei tradita, o mancina!
O era per lasciarmi un messaggio?

Vederti IN UN CONTINENTE STRANIERO
io vorrei
perché finalmente in mezzo agli altri
ti vedrei sola
e tu fra mille altri vedresti
ME
e finalmente ci verremmo incontro.

Peter Handke

(Traduzione dal tedesco di Anna Maria Carpi)

da “La donna mancina”, Garzanti, 1979

∗∗∗

Die linkshändige Frau

In der Nacht saß die Frau allein im Wohnraum und hörte Musik,
immer wieder dieselbe Platte: »The Lefthanded Woman«.

Sie kam mit andern aus einem Untergrundschacht
Sie aß mit andern in einem Schnellimbiß

Sie saß mit andern in einem Waschsalon
aber einmal habe ich sie allein vor einem Zeitungsaushang stehen
sehen
Sie kam mit andern aus einem Büroturm
Sie drängte mit andern an einen Marktstand
Sie saß mit andern um einen Sandspielplatz
aber einmal habe ich sie durch ein Fenster
allein schachspielen sehen

Sie lag mit andern auf einem Parkrasen
Sie lachte mit andern in einem Spiegelkabinett
Sie schrie mit andern auf einer Achterbahn
Und dann sah ich sie allein nur noch durch
meine Wunschträume gehen

Aber heute in meinem offenen Haus:
der Telefonhörer auf einmal andersherum
der Bleistift links neben dem Notizblock
daneben die Teetasse mit dem Henkel nach links
daneben der andersherum geschälte Apfel
(nicht zu Ende geschält)
Die Vorhänge von links aufgezogen
Und die Haustürschlüssel in der linken Jackentasche
Du hast dich verraten, Linkshänderin!
Oder wolltest du mir ein Zeichen geben?

Ich möchte dich IN EINEM FREMDEN ERDTEIL sehen
Denn da werde ich dich unter den andern endlich allein sehen
Und du wirst unter tausend andern MICH sehen
Und wir werden endlich aufeinander zugehen

Peter Kandke

da “Die linkshändige Frau” © Suhrkamp Verlag Frankfurt am Main, 1976

 

«Sono quello che non ha valigie da portare» – Roberto Deidier

Walker Evans, Dressing Stand with Mirror Reflection of Bed, 1930

 

Sono quello che non ha valigie da portare,
File che m’attendono, biglietti da mostrare.

Sono quello che ogni volta resta a terra,
Guardandoti andare, senza voltarti.

Non ho malinconia per me
E non ti penso rifacendo la strada.

Ma c’è un dolore nella tua casa vuota
Dove piano risuonano altri passi,
C’è un dolore, un riverbero
Che batte sul letto ricomposto
E c’è qualcuno che riordina in silenzio
Con la stessa nostra discrezione
Dei non visti, usciti di nascosto.

Roberto Deidier

da “Solstizio”, “Lo Specchio” Mondadori, 2014

Mandorla – Paul Celan

 

Nella mandorla – cosa c’è nella mandorla?
Il Nulla.
C’è il Nulla nella mandorla.
Lì sta e ristà.

Nel Nulla – chi vi sta? Il Re.
Lì sta il Re, il Re.
Lì sta e ristà.

                  Ricciolo ebreo, tu grigio non diventi.

E il tuo occhio – dove sta il tuo occhio?
Il tuo occhio sta incontro alla mandorla.
Il tuo occhio, al Nulla sta incontro.
Sta per il Re.
Così sta e ristà.

                  Ricciolo d’uomo, tu grigio non diventi.
                  Vuota mandorla, blu regale.

Paul Celan

(Traduzione di Giuseppe Bevilacqua)

da “La rosa di nessuno”, in “Paul Celan, Poesie”, “I Meridiani” Mondadori, 1998

∗∗∗

Mandorla

In der Mandel – was steht in der Mandel?
Das Nichts.
Es steht das Nichts in der Mandel.
Da steht es und steht.

Im Nichts – wer steht da? Der König.
Da steht der König, der König.
Da steht er und steht.

               Judenlocke, wirst nicht grau.

Und dein Aug – wohin steht dein Auge?
Dein Aug steht der Mandel entgegen.
Dein Aug, dem Nichts stehts entgegen.
Es steht zum König.
So steht es und steht.

                Menschenlocke, wirst nicht grau.
                Leere Mandel, königsblau.

Paul Celan

da “Die Niemandsrose”, S. Fischer Verlag, 1963