Piú la gente che c’era se ne va
o si nasconde e meno avrebbe senso
lasciarla da vivo questa città
senza vita. Sí, ogni tanto ci penso,
immagino un altro cielo, un incenso
meno acre ma chi me lo ridà
l’alitare, il parlottare, l’immenso
silenzioso brusío di chi non ha
casa che nel mio ricordo? Per quanti
siano i vivi che amo non saranno
mai tanti come loro, gli sfrattati
dal tempo, i clandestini, gli abbonati
fuori elenco a telefoni che hanno
numeri di cinque cifre soltanto.
Giovanni Raboni
da “Quare tristis”, “Lo Specchio” Mondadori, 1998

