
Angela Botta
Credo di non aver compreso
è tutto fermo
ignobile come una farsa voluta
dal potere
dall’ignoranza
dalla passione dei clown.
In quella zona vuota
ho lasciato parte del mio corpo.
Replica dell’assurdo c’erano
tutte le mie mani.
Pittura di sangue nero fuoco
veloce e didascalica come urlo
prima del pianto
e mentre tu mi aspettavi
passavano gli anni in divenire cieco.
Li ho dipinti di seppia e nero fumo
proprio lì dove i palazzi sventrati
erano scenario del nostro vivere.
Ricordi quanto ero bella?
Nuda sul prato vuoto
avevo la forma delle sirene
e il bianco e nero degli autostoppisti
del grigio del cielo.
Forse Pasolini ci spiava
guardando tutte le coppie
che si stagliavano come arcobaleni
sulla città amata come vergine d’ombra.
Non ci siamo mai posseduti
mai capiti forse
e abbiamo vissuto bambini
tutte le umidità del mondo
stesi a guardare nel cielo
strane stelle
in quel punto del vuoto
dove gli occhi
trasformavano la carta straccia
in splendore di aironi.
Angela Botta