T. R. M. – Hans Magnus Enzensberger

Hans Magnus Enzensberger – Photo Markus Kirchgessner

 

Chi non mangia da molto tempo, è troppo debole, per parlare,
fruga tra i rifiuti, non poeta. Ciò che sappiamo della fame,
proviene dalla bocca dei sazi; quindi, molto non è.

Mai fu uomo piú lieto: d’estate barca a remi, d’inverno
coi pattini sullo stagno paesano. In cinquant’anni
non una sola volta lo vidi perdere la calma.

Paffuto, indolente, contraddisse con voce ferma la felicità.
La sua felicità? La felicità. Non era piú un’idea nuova
in Europa: guerre non ve ne saranno piú, niente crimini, niente
giurisdizione, niente governi; inoltre non vi sarà né malattia né dolore,
né malinconia né rancore. Risposta: quella padronanza sul mio intelletto,
che mi avrebbe consentito, senza evidenza alcuna, di credere in ciò che desideravo,
non l’ho mai raggiunta. (Saggio sul Principio della Popolazione
in riferimento a ogni futuro miglioramento della Società
con alcune note circa le Speculazioni dei Signori Godwin e Condorcet).

Dolce di carattere, tenero di cuore. Genio e sregolatezza non erano cosa sua.
Viveva onestamente della sua sinecura, ma il trattato di Süßmilch
Dell’Ordine Divino nelle Trasformazioni del Genere Umano
non lo tranquillizzò. Prese a compulsare annuari statistici,
abbandonò la canonica, partí per la Russia e altre destinazioni.
Tutta l’Europa atterrí al risultato. Monotone affermazioni:
questa infinita sequela di comuni malattie ed epidemie,
di carestie, pestilenze, sommosse e cataclismi.

Il pastore delle anime pie di Walesbury s’infervora e si sdegna
dei godimenti lussuriosi, degli artifici contro natura,
delle passioni perverse; eppure il suo trattato è il primo a calcolare
la naturale violenza insita negli uteri e nei testicoli,
cosí come il fisico studia velocità e portata di un proiettile
in ambienti di diversa densità: tutto ciò
è necessariamente cosí e non muterà mai.

Svergognato sicofante della classe al potere, ignominiosa,
infame dottrina, cinismo, orrida blasfemia: facile a dirsi,
ma oggi come allora il tempo di duplicazione
si aggira sui trent’anni, oggi come allora vale: Pt = Po ert.

Ammettiamo pure che i suoi calcoli fossero troppo approssimativi. Una cosa
però sapeva: tutto cresce, aumenta, sempre piú. Anche la crescita cresce,
anche la fame cresce, anche la paura. Con le sue gote rosate sedeva,
fregandosi le mani, davanti alla sua tazza di tè, facendosi porgere i suoi muffin
da una rosea signora, sempre la stessa, che egli, modesto e ritroso,
amava una volta al mese: un impavido cuor di coniglio,
un simulatore che, per un’intera vita, finse di essere sano.
Tra i profeti della catastrofe, mai fu uomo piú lieto.

Hans Magnus Enzensberger

(Traduzione di Vittoria Alliata)

da “Mausoleum, Trentasette ballate tratte dalla storia del progresso”, Einaudi, Torino, 2017

T. R. M. → Malthus (1766-1834)

∗∗∗

T. R. M. (1766—1834)

Wer lang nichts gegessen hat, ist zu schwach, um zu sprechen,
stochert im Müll, dichtet nicht. Was wir vom Hunger wissen,
stammt aus dem Mund der Satten; also viel ist es nicht.

Der Muntersten einer: sommers ein wenig Rudern, winters
mit den Schlittschuhen auf dem Dorfteich. In fünfzig Jahren
sah ich ihn nicht ein einziges Mal aus der Fassung geraten.

Pausbäckig, träge, widersprach er mit fester Stimme dem Glück.
Seinem Glück? Dem Glück. Es war damals keine neue Idee mehr
in Europa: Kriege wird es gar nicht mehr geben, keine Verbrechen,
keine Rechtsprechung, keine Regierung; auch weder Krankheit noch Schmerz,
weder Kummer noch Groll. Antwort: Jene Herrschaft über meinen Verstand,
die es mir erlaubte, ganz ohne Beweismittel zu glauben woran ich wollte,
habe ich nie erlangt. (Versuch über das Prinzip der Bevölkerung
in Ansehung einer jeden künftigen Verbesserung der Gesellschaft
nebst einigen Anmerkungen zu den Spekulationen der Herren Godwin und Condorcet).

Wohlwollend, zartes Herz. Genie und Wahnsinn war nichts für ihn.
Nährte sich redlich von seiner Sinekure, aber Süßmilchs
Göttliche Ordnung in den Veränderungen des Menschengeschlechts
beruhigte ihn nicht. Also wälzte er Statistische Jahrbücher,
verließ sein Pfarrhaus, reiste nach Rußland und anderswohin.
Ganz Europa erschrak vor dem Resultat. Monotone Beschwörungen:
dieser ganze Troß von gemeinen Krankheiten und Epidemien,
von Teuerung, Pestilenz, Emeuten und Hungersnöten.

Der Seelenhirt der guten Leute von Walesbury ereifert sich
über liederliche Vergnügungen, unschickliche Kunstgriffe,
unnatürliche Leidenschaften; doch zum erstenmal berechnet sein Foliant
die Naturgewalt in Gebärmüttern und Testikeln, so wie der Physiker
die Geschwindigkeit und die Reichweite eines Geschosses
in Medien von verschiedener Dichte: dies alles
ist notwendig so, und dabei wird es auch bleiben.

Schamloser Sykophant der herrschenden Klassen, grundgemein,
infame Doktrin, Zynismus, scheußliche Blasphemie: Leicht gesagt,
aber nach wie vor liegt die Verdopplungszeit
bei rund dreißig Jahren, und nach wie vor gilt: Pt = Po ert.

Zugegeben, seine Kalküle waren nicht gut genug. Er wußte nur eines:
Etwas wächst, wird mehr, immer mehr. Auch das Wachstum wächst,
auch der Hunger wächst, auch die Angst. Mit rosigen Wangen
setzte er sich, die Hände reibend, zum Tee, ließ sich seine Muffins reichen
von einer rosigen Frau, immer derselben, die er, bescheiden und prüde,
einmal im Monat beschlief: ein unerschrockenes Hasenherz,
ein Simulant, der zeitlebens den Gesunden gespielt hat,
unter den Propheten der Katastrophe der Muntersten einer.

Hans Magnus Enzensberger

da “Mausoleum. Siebenunddreißig Balladen aus der Geschichte des Fortschritts”, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 1975

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