
Foto di Anka Zhuravleva
Sei comparsa al portone
In un vestito rosso
Per dirmi che sei fuoco
Che consuma e riaccende.
Una spina mi ha punto
Delle tue rose rosse
Perché succhiassi al dito,
Come già tuo, il mio sangue.
Percorremmo la strada
Che lacera il rigoglio
Della selvaggia altura,
Ma già da molto tempo
Sapevo che soffrendo con temeraria fede,
L’età per vincere non conta.
Era di lunedì,
Per stringerti le mani
E parlare felici
Non si trovò rifugio
Che in un giardino triste
Della città convulsa.
Giuseppe Ungaretti
da “Dialogo”, (1966 – 1968), in “Vita d’un uomo. Tutte le poesie”, “I Meridiani” Mondadori, 2009
Un giardino triste, come un hortus conclusus per due, un’oasi nello sterile deserto del vacuo, è dono, è vedere realizzarsi una sorta di sogno cui tendono nobili animi.Ma , a taluni , nn sono concessi neppure sogni ad occhi chiusi,impensabile , pertanto,quelli ad occhi aperti.L incubo resta la loro unica prerogativa .
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