l’architetto – Raoul Schrott

Foto di Peter-Andreas Hassiepen

 

giorni di carta · strappati al loro quaderno a spirale
alla rilegatura ad anello della rassegnazione
scribacchiare numeri di telefono o fare schizzi di un infisso
senza che nulla di sotto rimanga impresso
i telai delle finestre vuoti · pareti di nudo calcestruzzo
siedo all’aperto · come si faccia a dimenticare
l’ho imparato copiando dalla luna:
di notte reinventarsi è l’unica cosa che riesca
ciò che si mantiene · che si edifica
scaturisce da cianografie che il vento soffia via dal tavolo
non credere a nulla è un’arte
sostenuta da un tenore spezzato
dai cantanti d’opera si può imparare
a respirare col diaframma · appoggiandosi sulla colonna d’aria
impiegare la voce di testa – e usarla
per il tuo lavoro: un volume di suoni · contorni in lontananza
ma questo significa lavorare nella foschia
che dalla terra e dall’acqua si alza
rimaniamo senza dimora · e ciò che si mostra –
città · isole · cirri – è una scenografia: l’illusione d’essere
qualcosa di più che semplici colorature nella pietra paesina
così disegno oggetti come se stessi leggendo a prima vista
un cielo che si è retto su fondamenta di sabbia
e li espongo – a dispetto delle loro crepe e incrinature

Raoul Schrott

13 IV 15

(Traduzione di Federico Italiano)

dalla rivista “Poesia”, Nuova serie, Anno III, N.11, Gennaio / Febbraio 2022, Crocetti Editore

∗∗∗

der architekt

tage aus papier · abgerissen von ihrem spiralblock
der ringbindung der resignation
telefonnummern hinkritzeln oder skizzen zu einem türstock
ohne dass sich darunter etwas durchdrückt
die fensterrahmen leer · wände kahler beton
sitze ich im freien · wie das mit dem vergessen geht
habe ich mir am mond abgeschaut:
nachts sich neu zu erfinden ist das einzige das glückt
was man aufrecht erhält · was man baut
geht aus blaupausen hervor die einem der wind vom tisch weht
ans nichts zu glauben ist eine kunst
getragen von einem gebrochenen tenor
von opernsängern kann man lernen
aus dem bauch zu atmen · sich auf die säule der luft stützen
die kopfstimme einsetzen – und es nützen
für das eigene werk: ein klangvolumen · konturen im fernen
doch heisst das zu arbeiten im dunst
der aus der erde und vom wasser aufsteigt
wir bleiben unbehaust · und was sich zeigt –
Städte · insein · cirren – ist eine kulisse: die illusion
mehr zu sein als blosse koloraturen im landsdiaftsmarmor
so entwerfe ich objekte als läse idi einen himmel vom blatt
der auf fundamenten aus sand geruht hat
ich stelle sie in den raum: allen brüchen und rissen zum hohn

Raoul Schrott

13 IV 15

da “Raoul Schrott, Die Kumt an nichts zu glauben”, Carl Hanser Verlag GmbH & Co. KG, München, 2015

Un commento su “l’architetto – Raoul Schrott

  1. Roberto Vadi ha detto:

    molto potente… mi documentero’sull’autore.. Grazie!

    Piace a 1 persona

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