
Dogwood at Valley Forge by Andrew Wyeth, 1941
Ancora torna in me la dolce primavera,
Ancora non invecchia il mio lieto cuore infantile,
Ancora scorre la rugiada d’amore dai miei occhi,
Ancora vivono in me della speranza piacere e dolore.
Ancora mi consola, con dolce delizia degli occhi,
Il cielo azzurro e la verde campagna,
Divina, la natura giovane e benevola
Mi porge il calice della vertigine di gioia.
Coraggio! È degna dei dolori, questa vita,
Finché a noi miseri appare il sole di Dio,
E immagini di un tempo migliore si librano sull’anima,
E con noi piange un occhio amico.
Friedrich Hölderlin
(Traduzione di Luigi Reitani)
Almanacco e libriccino per le gioie domestiche e sociali 1797
da “Friedrich Hölderlin, Tutte le liriche”, “I Meridiani” Mondadori, 2001
Hölderlin aveva spedito questi versi a Neuffer da Waltershausen nel marzo del 1794, con una lunga lettera in cui ribadiva i suoi intatti sentimenti di amicizia verso l’antico compagno di studi, dopo le «metamorfosi interiori» seguite alla sua partenza dalla Svevia, lasciando l’amico libero di disporre a proprio piacimento della poesia. Neuffer la farà pubblicare nello stesso anno sulla rivista «Die Einsiedlerinn aus den Alpen». La sua ristampa nel 1796, dopo la morte di Rosine Stäudlin e insieme alle due poesie a lei dedicate, con il titolo redazionale di Lebensgenuß (Piacere della vita), conferirà un nuovo valore ai versi. Nel 1825 Neuffer li riprenderà con il titolo Trost (Consolazione) nel suo Taschenbuch von der Donau, intervenendo arbitrariamente con alcune modifiche.
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An Neuffer. Im Merz. 1794.
Noch kehrt in mich der süße Früling wieder,
Noch altert nicht mein kindischfrölich Herz,
Noch rinnt vom Auge mir der Thau der Liebe nieder,
Noch lebt in mir der Holhung Lust und Schmerz.
Noch tröstet mich mit süßer Augenwaide
Der blaue Himmel und die grüne Flur,
Mir reicht die Göttliche den Taumelkelch der Freude,
Die jugendliche freundliche Natur.
Getrost! es ist der Schmerzen werth, diß Leben,
So lang uns Armen Gottes Sonne scheint,
Und Bilder beßrer Zeit um unsre Seele schweben,
Und ach! mit uns ein freundlich Auec weint.
Friedrich Hölderlin
da “Friedrich Hölderlin: Gedichte”, Stuttgart u. a., 1826
