
E.O.Hoppé, Inga Arvad
Forse una stella, ma forse una lacrima,
assorta irradiando a una memoria
semispenta una luce dolorosa,
se riappari riappare o si dilegua.
Un lume velenoso che infittisce…
Dilatata dal buio la pupilla
ne beve anche le scorie, i coni d’ombra.
Ivi svolazza calmo il pipistrello
fiorentino, vi cade a terra un suono,
largito lacerato, di campane.
E io non so se è il cielo che calpesto
o se indico, indicando la luna, un argomento
spento, un trastullo…
Sul mare di Amalfi
i fiori scendono al loro colore
come pensieri, un albero spoglio
è un polipo di sole sul pendio.
Ma tu che segui lieve la tua orbita,
tu siine la stessa indifferenza,
vibra calma i tuoi strali, fulmina la tua
tenebra nella mia.
Piero Bigongiari
marzo-aprile ’52
da “Rogo”, 1944-1952, in “Stato di cose”, “Lo Specchio” Mondadori, 1968
