
Foto di Tina Fersino
Il sole distrugge e dona, il sole
sa perdersi, ama tutto, e senza
amore, senza pietà, senza sentire
nient’altro che il proprio spargersi:
il sole sa tornare, alza i primi
fischi tra gli alberi del parco, giungerà sulle finestre
chiuse con mani di rampicante. È incurante
e silenzioso, brutale, ma è prodigo anche,
delicato. Sgretola, disfiora, incendia, ma
sa disfarsi nel collo di una campanula. Distrugge e
dona, è leggero e immenso, sa tornare –
è celibe come il mare, individuale, sterile.
Io che ho trent’anni, che non posso più
crescere, che non so tornare, scelgo
parole per essere il dio del sole –
io fiore, io pietra, io luce, per donare
il dono leggero e immenso del
poema
Giuseppe Conte
da “L’Oceano e il ragazzo”, Rizzoli, Milano, 1983