Il sogno del giorno dei trent’anni – Giuseppe Conte

Foto di Tina Fersino

 

Il sole distrugge e dona, il sole
sa perdersi, ama tutto, e senza
amore, senza pietà, senza sentire
nient’altro che il proprio spargersi:

il sole sa tornare, alza i primi
fischi tra gli alberi del parco, giungerà sulle finestre
chiuse con mani di rampicante. È incurante
e silenzioso, brutale, ma è prodigo anche,

delicato. Sgretola, disfiora, incendia, ma
sa disfarsi nel collo di una campanula. Distrugge e
dona, è leggero e immenso, sa tornare –

è celibe come il mare, individuale, sterile.

Io che ho trent’anni, che non posso più
crescere, che non so tornare, scelgo
parole per essere il dio del sole –

io fiore, io pietra, io luce, per donare

il dono leggero e immenso del

poema

Giuseppe Conte

da “L’Oceano e il ragazzo”, Rizzoli, Milano, 1983 

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