
Osip Mandel’štam, photograph by Moses Nappelbaum
Non farne parola a nessuno,
dimentica ciò che hai veduto:
uccello, vecchietta, prigione
e qualunque altra cosa – tutto!
Se no, ti sentirai avvolgere,
appena schiudi le labbra,
da un tremito di aghifoglie
allo spuntare dell’alba.
Ricorderai la dacia, la vespa,
l’astuccio sporco d’inchiostro
o i mirtilli che mai raccogliesti
da bambino nel sottobosco.
Osip Ėmil’evič Mandel’štam
Ottobre 1930
(Traduzione di Remo Faccani)
da “Osip Ėmil’evič Mandel’štam, Ottanta Poesie”, Einaudi, Torino, 2009
Metro: tripodia dattilica; quartine a rime alterne tutte maschili.
Questa lirica, come osservava Nadežda Mandel´štam, è – almeno in parte – «un ritorno al Nord», con il pensiero, e alle estati dell’infanzia nei dintorni di Vyrica, qualche decina di chilometri sotto Pietroburgo. A innescare il ricordo era stato il vocabolo penal (‘astuccio portapenne, portamatite’) usato in un testo del ciclo Armenija: per altro, «Non farne parola a nessuno» è senza dubbio «una delle diramazioni» di quella suite (ŽT, p. 194).
v. 3: per un attimo si direbbe, prima di rievocare esperienze ed emozioni infantili legate al Nord, la memoria del poeta rivà all’angosciosa, disperata Crimea dell’ammiraglio Vrangel´, e precisamente a Feodosija sul Mar Nero – la Caffa medievale dei genovesi –, dov’era vissuto per circa un anno, con qualche intervallo, a partire dal settembre del 1919. Lí aveva potuto vedere le «carceri a tenaglia» della città – e, forse, conoscerle anche bene, poiché nell’agosto del ’20 i “bianchi” l’avevano arrestato, sospettandolo di legami con i bolscevichi. E lí, come racconta nella prosa Feodosija (1923-24), egli fra l’altro aveva alloggiato brevemente presso una vecchietta. «La vecchietta accudiva il pigionante come un uccello, persuasa che ciò di cui aveva bisogno era cambiargli l’acqua, pulirgli la gabbia e rifornirlo di becchime. A quell’epoca era meglio essere uccelli che uomini, e la tentazione di diventare l’uccello della vecchietta fu grande» (SP, p. 318).
A proposito dei vv. 11-12 cfr., nel cap. “Moskva” [“Mosca”] di Putešestvie v Ameniju [Viaggio in Armenia]: «Per sciocco amor proprio, per malinteso orgoglio, da bambino io non andavo mai in cerca di bacche…» (SP, p. 381). (Remo Faccani)
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«Не говори никому»
Не говори никому,
Bсе, что ты видел, забудь —
Птицу, старуху, тюрьму
Или еще что-нибудь.
Или охватит тебя,
Только уста разомкнешь,
При наступлении дня
Мелкая хвойная дрожь.
Вспомнишь на даче осу,
Детский чернильный пенал
Или чернику в лесу,
Что никогда не сбирал.
Осип Эмильевич Мандельштам
Октябрь 1930
da “Sobranie socinenij”, a cura di P. Nerler, A. Nikitaev, Ju. Frejdin, S. Vasilenko, Moskva, 1993-1994