Preghiera alla poesia – Antonia Pozzi

Foto di Emil Schildt

 

Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.

Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il piú dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.

Antonia Pozzi

Pasturo, 23 agosto 1934

da “Parole: diario di poesia”, “Lo Specchio” Mondadori, 1964

Sfiducia – Antonia Pozzi

Rimel Neffati Photography, 2014

 

Tristezza di queste mie mani
troppo pesanti
per non aprire piaghe,
troppo leggére
per lasciare un’impronta –

tristezza di questa mia bocca
che dice le stesse
parole tue
– altre cose intendendo –
e questo è il modo
della piú disperata
lontananza.

Antonia Pozzi

16 ottobre 1933

da “Parole: diario di poesia”, “Lo Specchio” Mondadori, 1964

Cose – Antonia Pozzi

Laurits Tuxen, A Fischerman’s Daughter on the Beach, Brittany, 1880

 

Questo pugno di terra
che raccolse
per me – sul Palatino
la tua mano pura

io verserò nell’urna
di smorta argilla
che sul rosso lido di Selinunte
un pescatore mi donò, sporgendo
il braccio fra i cespugli di lentischio.

E tu non dire
ch’io perdo il senso e il tempo
della mia vita –
se cerco nella sabbia
il sole e il pianto
dei mondi –
se getto nelle cose la mia anima
piú grande – e credo
ad immense magie…

Antonia Pozzi

10 dicembre 1933

da “Parole: diario di poesia”, “Lo Specchio” Mondadori, 1964

Bellezza – Antonia Pozzi

Amedeo Bocchi, Bianca in rosa, 1930

 

Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.

Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.

Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –

E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
cosí densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –

Antonia Pozzi

4 dicembre 1934

da “Parole: diario di poesia”, “Lo Specchio” Mondadori, 1964

Rinascere – Antonia Pozzi

Piet Mondrian, Farm at Duivendrecht, 1907

I

Devi essere solo la mia
gioia: di là
dalla mia carne greve,
lungi anche
dal cimitero muto fra le rocce, la neve,
dov’è
il mio amore sepolto.

Chiuse
tante vite.

E tu sei nuovo,
al sole, sulla terra
smossa –
come un seme che forse
non si vuole che germogli –
ma cosí basta
a nutrire un uccello.

Uccello lieve
il mio cuore
ed ogni tuo sguardo
un suo volo profondo
in un remoto tempo
azzurro –

solo la mia
gioia
e rinascere in te.

II

Rinascere – non sai:
una sera
che tutte le lampade sembrano
infrante
e le mani sono un lungo peso
– il senso delle cose toccate
nessuno ti cancellerà piú
dalle dita –
una sera
viene il vento,
con la veste piena di stelle,
di foglie rubate all’autunno,
di uccelli salvati –
e te li libera sul viso,
dice:

– Vola via,
tu sei nuova,
io ti porto –

«Tu sei nuova»: ti accendi nella notte
come dall’ansito di antiche vigilie,
come all’origine dei giorni,
sull’informe sonno
un albore –

Rinascere – non sai:
come la prima carezza vergine
della luce
sul volto di una terra cieca –
e nelle grotte il destarsi dei pastori,
il dolce moto
del gregge che si svincola dall’ombra,
ch’esce –
con i suoi agnelli nati
nell’ultima notte,
con i suoi campani
lavati all’ansa
del fiume –

Antonia Pozzi

Milano, 24 ottobre-8 novembre 1934

da “Parole: diario di poesia”, “Lo Specchio” Mondadori, 1964