Ἡ πόλις – Κωνσταντίνος Καβάφης

José Oiticica Filho, Um que Passa (A Passing), 1953

 

Εἶπες· «Θά πάγω σ’ ἄλλη γῆ, θά πάγω σ’ ἄλλη θάλασσα.
Μιά πόλις ἄλλη θά βρεθεῖ ϰαλλίτερηκα ἀπό αὐτή.
Κάθε προσπάθεια μου μιά ϰαταδίκη εἶναι γραφτή·
ϰ’ εἶν’ ἡ ϰαρδιά μου – σάν νεκρός – θαμένη.
Ὁ νοῦς μου ὣς πότε μές στον μαρασμόν αὐτόν θά μένει.
Ὅπου τό μάτι μου γυρίσω, ὅπουό κι ἄν δῶ
ἐρείπια μαύρα της ζωής μόύ βλέπω έδώ,
πού τόσα χρόνια πέρασα καί ρήμαξα ϰαί χάλασα».

Καινούριους τόπους δέν θά βρεῖς ἄλλες θάλασσες.
Ἡ πόλις θά σέ άκολουθεί. Στούς δρόμους θά γυρνᾶς
τούς ἴδιουςῖ. Καί στές γειτονιές τές ίδιες θά γερνᾶς·
καί μές στά ίδια σπίτια αυτά θ’ άσπρίζεις»
Πάντα στην πόλι αύτή θά φθάνεις. Γιά τά άλλου – μή ἐλπίζεις –
δέν ἔχει πλοῖοέχει πλοίο γιά σέ, δέν έχει όδό.
Ἔτσι πού τή ζωή σου ρήμαξες ἐδῶ
στήν κώχη τούτη τήν μικρή, σ’ ὅλην τήν γη τήν χάλασες.

Κωνσταντίνος Καβάφης

[1910]

da “Τα ποιήματα” [Le poesie], 2 voll., Ikaros, Atene, 1963, edizione critica a cura di I. P. Savvidis.

∗∗∗

La città

Hai detto: «Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, piú amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina».

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c’è nave non c’è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l’hai sciupata su tutta la terra.

Constantinos Kavafis

(Traduzione di Margherita Dalmàti e Nelo Risi)

da “Constantinos Kavafis, Settantacinque poesie”, Einaudi, Torino, 1992

∗∗∗

La città

Hai detto: «Andrò in altra terra, andrò in altro mare.
Un’altra città, migliore di questa, ci sarà.
Ogni mio tentativo è destinato a fallire;
e il mio cuore – come morto – è sepolto.
Fino a quando potrò reggere questo sfinimento.
Se mi guardo intorno, dei tanti anni
di una vita trascorsa e sprecata qui,
non mi restano che nere macerie e rovina».

Non troverai altri luoghi, non troverai altri mari.
La città ti seguirà. Andrai vagando per le stesse
strade. Negli stessi quartieri invecchierai,
e ti farai bianco tra queste stesse case.
Arriverai sempre a questa città. Per altri luoghi – non sperare –
non c’è nave né strada per te.
La vita che hai sciupato
in questo buco angusto, in tutta la terra l’hai sprecata.

Konstandinos P. Kavafis

(Traduzione di Paola Maria Minucci)

da “Tutte le poesie”, Donzelli Editore, 2020

∗∗∗

La città

Dicesti: «Andrò in un’altra terra, su un altro mare.
Ci sarà una città meglio di questa.
Ogni mio sforzo è una condanna scritta;
e il mio cuore è sepolto come un morto.
In questo marasma quanto durerà la mente?
Ovunque giro l’occhio, ovunque guardo
vedo le nere macerie della mia vita, qui
dove tanti anni ho trascorso, distrutto e rovinato».

Non troverai nuove terre, non troverai altri mari.
Ti verrà dietro la città. Per le stesse strade
girerai. Negli stessi quartieri invecchierai;
e in queste stesse case imbiancherai.
Finirai sempre in questa città. Verso altri luoghi – non sperare –
non c’è nave per te, non c’è altra via.
Come hai distrutto la tua vita qui
in questo cantuccio, nel mondo intero l’hai perduta.

Constantinos Kavafis

(Traduzione di Nicola Crocetti)

da “Le poesie”, traduzione e cura di Nicola Crocetti, Einaudi, 2015

∗∗∗

La città

Hai detto: «Andrò per altra terra ed altro mare.
Una città migliore di questa ci sarà.
Tutti gli sforzi sono condanna scritta. E qua
giace sepolto, come un morto, il cuore.
E fino a quando, in questo desolato languore?
Dove mi volgo, dove l’occhio giro,
macerie nere della vita miro,
ch’io non seppi, per anni, che perdere e schiantare».

Né terre nuove troverai, né nuovi mari.
Ti verrà dietro la città. Per le vie girerai:
le stesse. E negli stessi quartieri invecchierai,
ti farai bianco nelle stesse mura.
Perenne approdo, questa città. Per la ventura
nave non c’è né via – speranza vana!
La vita che schiantasti in questa tana
breve, in tutta la terra l’hai persa, in tutti i mari.

Costantinos Kavafis

(Traduzione di Filippo Maria Pontani)

 da “Poesie”, “Lo Specchio” Mondadori, 1961

Φωνές – Κωνσταντίνος Καβάφης

Foto di Anja Bührer

 

Ιδανιϰές φωνές ϰι άγαπημένες
εϰείνων πού πεθάναν, ή εϰείνων πού είναι
γιά μας χαμένοι σάν τούς πεθαμένους.

Κάποτε μές στα όνειρά μας ομιλούνε
ϰάποτε μές στην σϰέψι τές αϰούει τύ μυαλό.

Καί μέ τον ήχο των γιά μιά στιγμή επιστρέφουν
ήχοι άπδ την πρώτη ποίησι της ζωής μας –
σά μουσιϰή, την νύχτα, μαϰρυνή, πού σβύνει.

Κωνσταντίνος Καβάφης

[1904]

da “Από τα Ποιήματα 1897-1933”, Ίκαρος, 1984

∗∗∗

Voci

Ideali amate voci
di coloro che son morti o come i morti
sono per noi perduti.

A volte ci parlano in sogno
a volte esse vibrano dentro.

E con il suono, per un istante l’eco fa ritorno
della prima poesia di nostra vita –
come lontana nella notte una musica che dilegua.

Constantinos Kavafis

(Traduzione di Margherita Dalmàti e Nelo Risi)

da “Constantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie”, Einaudi, Torino, 1968

∗∗∗

Voci

Voci ideali e care
di quanti morirono, o di quanti sono
per noi persi come morti.

Talvolta parlano nei nostri sogni;
talvolta le ode nel pensiero la mente.

E con il loro suono per un attimo affiorano
suoni dalla prima poesia della vita –
come musica, lontana, che si perde, nella notte.

Konstandinos P. Kavafis

(Traduzione di Paola Maria Minucci)

da “Tutte le poesie”, Donzelli Editore, 2020

∗∗∗

Voci

Voci ideali e amate
di quanti sono morti, di quanti
sono per noi perduti come i morti.

A volte ci parlano nei sogni,
a volte le ode la mente tra i pensieri.

Col loro suono riemergono un istante
suoni della poesia prima della vita –
come di notte una musica
che in lontananza muore.

Costantinos Kavafis

(Traduzione di Nicola Crocetti)

da “Poeti greci del Novecento, “I Meridiani” Mondadori, 2010

∗∗∗

Voci

Voci ideali e care
di quelli che  morirono, di quelli
che per noi sono persi come i morti.

Talvolta esse ci parlano nei sogni,
e le sente talora tra i pensieri la mente.

Col loro suono, un attimo  ritornano
suoni su dalla prima poesia della vita –
come musica, a notte, che lontanando muore.

Costantinos Kavafis

(Traduzione di Filippo Maria Pontani)

 da “Poesie”, “Lo Specchio” Mondadori, 1961

∗∗∗

Le voci

Dei morti, dei perduti
Come morti, per noi, voci ideali,
Amatissime voci…
Udibili nei sogni, talvolta;
Dalla mente pensosa,
A volte, percepite.
Nel loro suono,
Del poetico aprirsi, per un attimo,
Di questa nostra vita qualche accento
Riaffiora; e già è un lontano
nella notte, di musica, svanire.

Costantinos Kavafis

(Traduzione di Guido Ceronetti)

da “Un’ombra fuggitiva di piacere”, Adelphi Edizioni, 2004

Itaca – Costantinos Kavafis

Stephania Dapolla, The house of oracles Elefsis, Athens

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d’incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti − finalmente, e con che gioia −
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta, piú profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Costantinos Kavafis

(Traduzione di Margherita Dalmàti e Nelo Risi)

da “Constantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie”, Torino, Einaudi, 1968

∗∗∗

Itaca

Se ti metti in viaggio per Itaca
augurati che sia lunga la via,
piena di conoscenze e d’avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi
o Posidone incollerito:
nulla di questo troverai per via
se tieni alto il pensiero, se un’emozione
eletta ti tocca l’anima e il corpo.
Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi,
e neppure il feroce Posidone,
se non li porti dentro, in cuore,
se non è il cuore a alzarteli davanti.
Augurati che sia lunga la via.
Che siano molte le mattine estive
in cui felice e con soddisfazione
entri in porti mai visti prima;
fa’ scalo negli empori dei Fenici
e acquista belle mercanzie,
coralli e madreperle, ebani e ambre,
e ogni sorta d’aromi voluttuosi,
quanti più aromi voluttuosi puoi;
e va’ in molte città d’Egitto,
a imparare, imparare dai sapienti.
Tienila sempre in mente, Itaca.
Tienila sempre in mente, Itaca.
La tua meta è approdare là.
Ma non far fretta al tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni;
e che ormai vecchio attracchi all’isola,
ricco di ciò che guadagnasti per la via,
senza aspettarti da Itaca ricchezze.
Itaca ti ha donato il bel viaggio.
Non saresti partito senza lei.
Nulla di più ha da darti.
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Sei diventato così esperto e saggio,
e avrai capito che vuol dire Itaca.

Costantinos Kavafis

(Traduzione di Nicola Crocetti)

da “Costantino Kavafis, Le poesie”, Einaudi, Torino, 2015

***

Itaca

Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
o Poseidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto e squisita
è l’emozione che ci tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi
né Poseidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.
Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d’estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra) in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d’ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Recati in molte città dell’Egitto,
a imparare dai sapienti.
Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna a quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all’isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
E se la ritrovi povera, Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un’Itaca.

Constantinos Kavafis

(Traduzione di Filippo Maria Pontani)

da “Costantino Kavafis, Poesie”, “Lo Specchio Mondadori”, 1961

***

Itaca

Quando ti metti in viaggio per Itaca,
augurati che la strada sia lunga,
ricca di avventure e conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi
e l’irato Poseidone non temere,
mai ti si faranno incontro
se il pensiero resta alto, e un’emozione
profonda guida lo spirito e il corpo.
Lestrigoni e Ciclopi non incontrerai
e non ti imbatterai nell’arcigno Poseidone
se non li porti dentro
e l’anima non te li aizza contro.
Augurati che la strada sia lunga
e tanti i mattini d’estate
passati a entrare – e con quale piacere, quale gioia –
in porti ignoti: fermati
negli empori fenici
e acquista fine mercanzia,
madreperle e coralli, ebano e ambre,
profumi sensuali d’ogni genere,
più sensuali che puoi.
Vai per innumeri città d’Egitto
a imparare, imparare dai sapienti.
Tieni sempre Itaca in mente.
Raggiungerla è la tua meta.
Ma che non sia affrettato il viaggio.
Meglio che duri a lungo, per anni;
e che tu approdi all’isola da vecchio,
ricco di ciò che hai conosciuto lungo la via,
senza aspettarti altre ricchezze.
Itaca ti ha dato il bel viaggio.
Senza di lei non l’avresti mai cominciato.
Non ha più nulla da darti.
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Saggio, con tutta la tua esperienza,
avrai ormai capito quel che significa un’Itaca.

Konstandinos P. Kavafis

(Traduzione di Paola Maria Minucci)

da “Konstandinos P. Kavafis, Tutte le poesie”, Donzelli Editore, 2019

***

 Ἰθάϰη

Σά βγεῖς στόν πηγαιμό γιά τήν Ἰθάϰη,
νά εὔχεσαι νά ναι μαϰρύς ὁ δρόμος,
γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.
Τούς Λαιστρυγόνας ϰαί τούς Κύϰλωπας,
τόν θυμωμένο Ποσειδῶνα μή φοβᾶσαι,
τέτοια στόν δρόμο σου ποτέ σου δέν θά βρεῖς,
ἂν μέν’ ἡ σϰέψις σου ὑψηλή, ἂν ἐϰλεϰτή
συγϰίνησις τό πνεῦμα ϰαί τό σῶμα σου ἀγγίζει.
Τούς Λαιστρυγόνας ϰαί τούς Κύϰλωπας,
τόν ἄγριο Ποσειδῶνα δέν θά συναντήσεις,
ἂν δέν τούς ϰουβανεῖς μές στήν ψυχή σου,
ἂν ἡ ψυχή σου δέν τούς στήνει ἐμπρός σου.
Νά εὔχεσαι νά ναι μαϰρύς ὁ δρόμος.
Πολλά τά ϰαλοϰαιρινά πρωϊά νά εἶναι
πού μέ τί εὐχαρίστησι, μέ τί χαρά
θά μπαίνεις σέ λιμένας πρωτοειδωμένους·
νά σταματήσεις σ’ ἐμπορεῖα Φοινιϰιϰά,
ϰαί τές ϰαλές πραγμάτειες ν’ ἀποϰτήσεις,
σεντέφια ϰαί ϰοράλλια, ϰεχριμπάρια ϰ’ ἔβενους,
ϰαί ἡδονιϰά μυρωδιϰά ϰάθε λογῆς,
ὅσο μπορεῖς πιό ἄφθονα ἡδονιϰά μυρωδιϰά·
σέ πόλεις Αἰγυπτιαϰές πολλές νά πᾶς,
νά μάθεις ϰαί νά μάθεις ἀπ’ τούς σπουδασμένους.
Πάντα στόν νοῦ σου νά χεις τήν Ἰθάϰη.
Τό φθάσιμον ἐϰεῖ εἶν’ ὁ προορισμός σου.
Ἀλλά μή βιάζεις τό ταξεῖδι διόλου.
Καλλίτερα χρόνια πολλά νά διαρϰέσει·
ϰαί γέρος πιά ν’ ἀράξεις στό νησί,
πλούσιος μέ ὅσα ϰέρδισες στόν δρόμο,
μή προσδοϰῶντας πλούτη νά σέ δώσει ἡ Ἰθάϰη.
Ἡ Ἰθάϰη σ’ ἔδωσε τ’ ὡραῖο ταξεῖδι.
Χωρίς αὐτήν δέν θά βγαινες στόν δρόμο.
Ἄλλα δέν ἔχει νά σέ δώσει πιά.
Κι ἂν πτωχιϰή τήν βρεῖς, ἡ Ἰθάϰη δέν σέ γέλασε.
Ἔτσι σοφός πού ἔγινες, μέ τόση πεῖρα,
ἤδη θά τό ϰατάλαβες ἡ Ἰθάϰες τί σημαίνουν.

Κωνσταντίνος Καβάφης

da “Τα ποιήματα” [Le poesie], 2 voll., Ikaros, Atene, 1963, edizione critica a cura di I. P. Savvidis.

Cosí – Costantino Kavafis

Foto di Herbert List

 

In questa foto oscena – fu venduta
per la via, di nascosto dalla guardia –
in questa foto pornografica, com’è
che c’è un volto di sogno come questo?
com’è che ci sei tu.

Chissà che vita sordida e grama farai:
in che trucido ambiente ti sarai
fatto fotografare;
che anima da nulla è mai la tua.
Pure ancora di piú resti per me quel viso
di sogno, la figura
fatta e donata per piaceri greci –
cosí resti per me, cosí ti canto.

Costantino Kavafis 

aprile 1913

(Traduzione di Filippo Maria Pontani)

da “Poesie Nascoste”, “Lo Specchio” Mondadori, 1974

∗∗∗

Έτσι

Στην άσεµνην αυτή φωτογραφία που κρυφά
στον δρόµο (ο αστυνόµος να µη δει) πουλήθηκε,
στην πορνικήν αυτή φωτογραφία,
πώς βρέθηκε τέτοιο ένα πρόσωπο
του ονείρου· εδώ πώς βρέθηκες εσύ.

Ποιος ξέρει τι ξευτελισµένη, πρόστυχη ζωή θα ζεις·
τι απαίσιο θα ’ταν το περιβάλλον
όταν θα στάθηκες να σε φωτογραφήσουν·
τι ποταπή ψυχή θα είν’ η δική σου.
Μα µ’ όλα αυτά, και πιότερα, για µένα µένεις
το πρόσωπο του ονείρου, η µορφή
για ελληνική ηδονή πλασµένη και δοσµένη –
έτσι για µένα µένεις και σε λέγ’ η ποίησίς µου.

Κωνσταντίνος Καβάφης

da “Κρυμμένα Ποιήματα 1877-1923”, Ίκαρος, 1993

Lontano – Costantino Kavafis

Edward Weston, Sibyl Anikeeff, 1921

 

Dire vorrei questo ricordo… Ma
s’è cosí spento… quasi nulla resta:
lontano, ai primi anni d’adolescenza, posa.

Pelle di gelsomino…
E la sera d’agosto (agosto fu?)…
Ormai ricordo appena gli occhi: azzurri, forse…
Oh, azzurri, sí! come zaffiro azzurri.

Costantino Kavafis

(Traduzione di Filippo Maria Pontani)

 da “Poesie”, “Lo Specchio” Mondadori, 1961

∗∗∗

Μαϰρυά

Θά θελα αὐτήν τήν μνήμη νά τήν πῶ…
Μά ἔτσι ἐσβύσθη πιά… σάν τίποτε δέν ἀπομένει —
γιατί μαϰρυά, στά πρῶτα ἐφηβιϰά μου χρόνια ϰεῖται.

Δέρμα σάν ϰαμωμένο ἀπό ἰασεμί…
Ἐϰείνη τοῦ Αὐγούστου — Αὔγουστος ἦταν; — ἡ βραδυά…
Μόλις θυμοῦμαι πιά τά μάτια· ἦσαν, θαρρῶ, μαβιά…
Ἆ ναί, μαβιά· ἕνα σαπφείρινο μαβί.

Κωνσταντίνος Καβάφης

da “Ποιήματα 1897-1933”, Ίκαρος, 1984