Nei giorni di pioggia – III – Luis García Montero

Foto di Hadar Ariel Magar

 

Ci visita l’amore. La casa possiede
una memoria cieca
di sole sulle braccia
e la passione, arida d’erba, sulla pelle.

Dobbiamo veramente abbracciarci
in questa mattina grigia d’ogni nostalgia
e patteggiare con la luce
che comincia a disturbarci
sotto le porte
come un guardone nascosto che dobbiamo sopportare.

Sono troppe cose.
Si vede che il tempo vola indifferente,
a noi estraneo
che abbiamo parlato tanto della vita
per giungere in tempo ai suoi occhi aperti,
al suo capezzolo rosato
e alla bella volta dei corpi
che cercavamo insieme,
impetuosamente,
aprendo cerniere
con l’impazienza propria degli innamorati.

Il sole
che sembra l’esitante carne delle tue labbra
si avvicina strisciando e mi ricorda
che è ancora possibile rincorrerci
mentre si spengono lente le ultime stelle.

Prima che tu nascessi ed io nascessi
qualcuno dovette vivere in queste stanze,
sopportarle come le settimane,
riempirle di desideri realizzati a metà.

Gente di solitudine.

Forse sarà tutto valso
se un giorno…

                               Noi
ormai niente abbiamo creato, neppure un focolare.

È più saggio l’amore quando nasce,
quando si incomincia a sentire il mattino,
per il lungo, deserto cammino della tua pelle.

Luis García Montero

(Traduzione di Gabriele Morelli)

dalla rivista “Poesia”, Anno XXV, Marzo 2012, N. 269, Crocetti Editore

***

En los días de lluvia – III 

Nos visita el amor. Tiene la casa
una memoria ciega
de sol sobre los brazos
y la pasión desierta de hierbas por la piel.

Debemos abrazamos seriamente
esta mañana gris de todas las nostalgias
y pactar con la luz
que empieza a incomodamos
debajo de las puertas
 como un mirón secreto al que hay que soportar.

Son demasiadas cosas.
Se ve que el tiempo vuela indiferente,
ajeno entre nosotros
que hemos hablado tanto de la vida
para llegar a tiempo a sus ojos abiertos,
a su pezón rosado
ya la bóveda hermosa de los cuerpos
que buscábamos juntos,
atropelladamente,
abriendo cremalleras
con la impaciencia propia de los enamorados.

El sol
que parece la carne dudosa de tus labios
se avecina reptando y me recuerda
que es posible de nuevo recorrernos
mientras se apagan lentas las últimas estrellas.

Antes de que nacieras y de que yo naciese
alguien debió vivir estas habitaciones,
sufrirlas solamente igual que las semanas,
poblarlas de deseos realizados a medias.

Gentes de soledad.

Acaso todo valga
si algún día…

                             Nosotros
ya nada hemos fundado, ni siquiera un hogar.

Es más sabio el amor cuando amanece,
cuando ya empieza a oírse la mañana,
por el camino largo, desierto de tu piel.

Luis García Montero

da “El jardín extranjero”, Madrid: Rialp, 1983

La legittimità del sole innevato – Luis García Montero

Foto tratta da “L’eternité pour nous”, di José Bénazéraf, 1961

 

Fortunato il corpo che conserva
attraverso gli anni
memoria di un amore,
conchiglia in fiamme che dorme sul petto.
Gioioso il tatuaggio della luce.

Ma non si confonda
chi ha rinchiuso il mare in un bicchiere d’acqua.
Quando l’amore è una piccola pace
e il bacio vive grigio come pioggia d’autunno,
mantenendo sulle labbra il suo futuro umiliato,
i corpi non possono più ricordare,
non sentono la memoria della carne.
Si sentono solo
le parole spezzate dal silenzio
che sono rumori di ieri,
come fantasmi,
con le loro lenzuola sporche
e la loro palla al piede.

Comunque le notti dovrebbero sapere
che una ripetizione di oscurità
non è tutta la memoria.
I corpi che si affidano alla notte
vogliono cercare la luce.
È giusto che conoscano la sua origine
la forza dei fiumi,
il calore degli artigli delle aquile
quando si piantano nel suo stesso petto,
e i vetri di un calice
che si rompe ai piedi della prudenza.

Dopo molti anni d’amore e matrimonio
ci sono persone che muoiono senza aver amato,
senza sapere che l’amore
non sa discutere quando discute,
e perde gli ombrelli nei giorni di pioggia.

Qualcosa di definitivo, che capita
come un colpo di grazia,
ci aiuta a vivere.
I corpi lo ricordano, io lo so,
e ne sono testimone.

Ho conosciuto la menzogna
o la mezza verità di chi non trova
questo sapere amoroso.
Ho poi conosciuto una ragione di secoli
che nasce oltre le metafore,
la legittimità del sole innevato
e gli inverni caldi.

Vivere in un altro essere,
che non muoia con me il mio mondo,
che non muoia con lei il suo mondo,
che la memoria arda in un abbraccio
come tempo caduto che gira nel tempo.

E che nessuno mi chieda spiegazioni.
Ragione d’amore. Chi l’ha provato lo sa.

Luis García Montero

(Traduzione di Annelisa Addolorato)

da Punto e a capo (Stanza con vista sul tuo corpo)

da “Luis García Montero, Stanco di vedere”, Medusa Edizioni, 2011

∗∗∗

La legitimidad del sol nevado

Afortunado el cuerpo que conserva
a través de los años
memoria de un amor,
caracola de llamas que duerme sobre el pecho.
Dichoso el tatuaje de la luz.

Pero no se confunda
quien ha encerrado el mar en un vaso de agua.
Cuando el amor es una paz pequeña
y el beso vive gris como lluvia de otoño,
soportando en el labio su futuro humillado,
los cuerpos ya no pueden recordar,
no sienten la memoria de la carne.
Sólo llegan a oírse
las palabras partidas del silencio
que son ruidos de ayer,
como fantasmas,
con sus sábanas sucias,
y su bola de hierro en el tobillo.

Sin embargo las noches deberían saber
que una repetición de oscuridad
no es toda la memoria.
Los cuerpos que se entregan a la noche
quieren buscar la luz.
Es justo que conozcan en su origen
la fuerza de los ríos,
el calor de las uñas de las águilas
cuando se clavan en su propio pecho,
y los cristales de una copa
que se rompe a los pies de la prudencia.

Después de muchos años de amor y matrimonio
hay gentes que se mueren sin amar,
sin haber conocido que el amor
no sabe discutir mientras discute,
y pierde los paraguas en los días de lluvia.

Algo definitivo, que sucede
como un tiro de gracia,
nos ayuda a vivir.
Los cuerpos se recuerdan, yo lo sé,
y dejo testimonio.

Conocí la mentira
o la verdad a medias de los que no encontraron
este saber de amor.
He conocido luego una razón de siglos
que nace más allá de las metáforas,
la legitimidad del sol nevado
y los inviernos calurosos.

Vivir en otro ser,
que no muera conmigo el mundo mío,
que no muera con ella el mundo suyo,
que la memoria arda en un abrazo
como tiempo caído al girar sobre el tiempo.

Y que nadie me pida explicaciones.
Razón de amor. Quien lo probó lo sabe.

Luis García Montero

da Punto y seguido (Habitación con vistas a tu cuerpo)

da “Luis García Montero, Vista cansada”, Visor Libros, 2008

Capo Sunion – Luis García Montero

Vasco Ascolini, Ivry sur Seine, 1996

 

Col passare degli anni,
cosa proverò leggendo questi versi
d’amore che adesso ti scrivo?
Me lo domando perché è nuda
la storia della mia vita davanti a me,
in quest’alba d’intimità,
quando la luce è improvvisa e rossa
e io sono quello che sono
e le parole
conservano il calore del corpo che le dice.

Saranno memoria e pelle del mio presente
o solo umiliazione, intatta ferita.

Ma con il passare del tempo,
quando dolore e fortuna si consumano con noi,
vorrei che questi versi sconfitti
avessero l’emozione
e la calma delle rovine classiche.
Che la parola sempre, sommersa nell’erba,
spunti con il corpo mezzo rotto,
che l’amore, come un fregio consunto,
conservi dignità contro l’azzurro del cielo
e che sul marmo freddo di una passione antica
i viaggiatori romantici affermino
l’omaggio del loro nome,
nel comprendere la fortuna di vivere così fragile,
gli occhi che riuscirono a incontrarsi
nell’infinita solitudine del tempo.

Luis García Montero

(Traduzione di Gabriele Morelli)

 dalla rivista “Poesia”, Anno XXV, Marzo 2012, N. 269, Crocetti Editore

***

Cabo Sounion 

Al pasar de los años,
¿qué sentiré leyendo estos poemas
de amor que ahora te escribo?
Me lo pregunto porque está desnuda
la historia de mi vida frente a mí,
en este amanecer de intimidad,
cuando la luz es inmediata y roja
y yo soy el que soy
y las palabras
conservan el calor del cuerpo que las dice.

Serán memoria y piel de mi presente
o sólo humillación, herida intacta.

Pero al correr del tiempo,
cuando dolor y dicha se agoten con nosotros,
quisiera que estos versos derrotados
tuviesen la emoción
y la tranquilidad de las ruinas clásicas.
Que la palabra siempre, sumergida en la hierba,
despunte con el cuerpo medio roto,
que el amor, como un friso desgastado,
conserve dignidad contra el azul del cielo
y que en el mármol frío de una pasión antigua
los viajeros románticos afirmen
el homenaje de su nombre,
al comprender la suerte tan frágil de vivir,
los ojos que acertaron a cruzarse
en la infinita soledad del tiempo.

Luis García Montero

da “Completamente viernes”, Editorial Tusquets, 1998

Benché tu non lo sappia – Luis García Montero

Donata Wenders, The Veil, Paris, 2002

 

Come la luce di un sogno,
che non appare nel mondo ma esiste,
così ho vissuto io,
illuminando
quella parte di te che non conosci,
la vita che hai passato insieme ai miei pensieri.

E benché tu non lo sappia, io ti ho visto
attraversare la porta senza dire no,
chiedermi un portacenere, curiosare tra i libri,
rispondere al desiderio delle mie labbra
con le tue labbra di whisky,
seguire i miei passi fino alla camera.
Abbiamo anche parlato
sul letto, senza fretta, molte sere,
questo letto d’amore che non conosci,
lo stesso che rimane
freddo quando parti.

Benché tu non lo sappia ti inventavo con me,
facemmo mille progetti, passeggiammo
per tutte le città che ti piacciono,
ricordammo canzoni, scegliemmo rinunce,
imparando entrambi a convivere
tra la realtà e il pensiero.

Spiata all’ombra del tuo orario
o nella notte di un bar con mia sorpresa.
Così ho vissuto io,
come la luce del sogno
che non ricordi quando ti svegli.

Luis García Montero

(Traduzione di Alessandro Ghignoli)

da “Tempo di camere separate”, Casa Editrice Le Lettere, 2000

***

Y aunque tú no lo sepas 

Como la luz de un sueño,
que no raya en el mundo pero existe,
así he vivido yo
iluminado
esa parte de ti que no conoces,
la vida que has llevado junto a mis pensamientos.

Y aunque tú no lo sepas, yo te he visto
cruzar la puerta sin decir que no,
pedirme un cenicero, curiosear los libros,
responder al deseo de mis labios
con tus labios de whisky,
seguir mis pasos hasta el dormitorio.
También hemos hablado
en la cama, sin prisa, muchas tardes
esta cama de amor que no conoces,
la misma que se queda
fría cuanto te marchas.

Aunque tú no lo sepas te inventaba conmigo,
hicimos mil proyectos, paseamos
por todas las ciudades que te gustan,
recordamos canciones, elegimos renuncias,
aprendiendo los dos a convivir
entre la realidad y el pensamiento.
Espiada a la sombra de tu horario
o en la noche de un bar por mi sorpresa.
Así he vivido yo,
como la luz del sueño
que no recuerdas cuando te despiertas.

Luis García Montero

da “Habitaciones separadas”, Editorial Visor, 1994, Madrid

Poetica – Luis García Montero

Foto di Stanley Kubrick

 

Ci sono anche momenti in cui lasciamo
le parole d’amore e i silenzi
per parlare di poesia.
Tu riposi la voce nel passato
e ricordi il titolo di un libro,
la storia di qualche verso,
la notte giovanile di qualche cantautore,
l’importanza che hanno
i poeti e le bandiere nella tua vita.
Io ti parlo di virgole e maiuscole,
di immagini che abbondano o che mancano
e del bisogno di trovare un ritmo
che domini la storia,
come con le mani si dominano
l’umidità e le mura di un castello di sabbia.
E ricordo anche alcuni versi
in notti dove virgole e maiuscole,
metafore e ritmi,
scaldarono la mia casa,
mi offrirono compagnia,
seppero convincermi
con il tuo stesso potere seduttivo.

Lo so bene che altri poeti
si vestono da poeta,
vanno negli uffici del silenzio,
gestiscono le banche del fulgore,
calcolano con essenze
i saldi dei loro fondi interni,
sono fiaccola di re e di dèi
o sono lingua d’inferno.

Sarà che hanno l’anima.
Io mi accontento di avere te
e di avere coscienza.

Luis García Montero

(Traduzione di Gabriele Morelli)

Da Completamente venerdì, 1998

dalla rivista “Poesia”, Anno XXV, Marzo 2012, N. 269, Crocetti Editore

∗∗∗

 Poética

Hay momentos también en que dejamos
las palabras de amor y los silencios
para hablar de poesía.
Tú descansas la voz en el pasado
y recuerdas el título de un libro,
la historia de unos versos,
la noche juvenil de algunos cantautores,
la importancia que tienen
poetas y banderas en tu vida.
Yo te hablo de comas y mayúsculas,
de imágenes que sobran o que faltan,
de la necesidad de conseguir un ritmo
que sujete la historia,
igual que con las manos se sujetan
la humedad y los muros de un castillo de arena.
Y recuerdo también algunos versos
en noches donde comas y mayúsculas,
metáforas y ritmos,
calentaron mi casa,
me hicieron compañía,
supieron convencerme
con tu mismo poder de seducción.

Ya sé que otros poetas
se visten de poeta,
van a las oficinas del silencio,
administran los bancos del fulgor,
calculan con esencias
los saldos de sus fondos interiores,
son antorcha de reyes y de dioses
o son lengua de infierno.

Será que tienen alma.
Yo me conformo con tenerte a ti
y con tener conciencia.

Luis García Montero

da “Completamente viernes”, 1994-1997, Tusquets Editores, 1998