Iscrizione – Giorgio Caproni

Amedeo Modigliani, Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) (1917-18)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Freschi come i bicchieri
furono i suoi pensieri.
Per lei torni in onore
la rima in cuore e amore.

Giorgio Caproni

da “Il seme del piangere”, 1950-1958, in “Giorgio Caproni, L’opera in versi”, “I Meridiani” Mondadori, 1998

Esperienza – Giorgio Caproni

Giorgio Caproni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti i luoghi che ho visto,
che ho visitato,
ora so – ne son certo:
non ci sono mai stato.

Giorgio Caproni

da “Il muro della terra”, Garzanti, 1975

Il gibbone – Giorgio Caproni

Francesco Menghini

A Rina

      No, non è questo il mio
paese. Qua
– fra tanta gente che viene,
tanta gente che va –
io sono lontano e solo
(straniero) come
l’angelo in chiesa dove
non c’è Dio. Come,
allo zoo, il gibbone.

     Nell’ossa ho un’altra città
che mi strugge. È là.
L’ho perduta. Città
grigia di giorno e, a notte,
tutta una scintillazione
di lumi – un lume
per ogni vivo, come,
qui al cimitero, un lume
per ogni morto. Città
cui nulla, nemmeno la morte
– mai, – mi ricondurrà.

1964

Giorgio Caproni

da “Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee”, Garzanti, 1965

Interludio – Giorgio Caproni

Josef Sudek

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E intanto ho conosciuto l’Erebo
– l’inverno in una latteria.
Ho conosciuto la mia
Prosèrpina, che nella scialba
veste lavava all’alba
i nuvolosi bicchieri.

Ho conosciuto neri
tavoli – anime in fretta
posare la bicicletta
allo stipite, e entrare
a perdersi fra i vapori.
E ho conosciuto rossori
indicibili – mani
di gelo sulla segatura
rancida, e senza figura
nel fumo la ragazza
che aspetta con la sua tazza
vuota la mia paura.

1950.

Giorgio Caproni

da “Il passaggio d’Enea” (1943- 1955), in “Giorgio Caproni, L’opera in versi”, “I Meridiani” Mondadori, 1998

Sirena – Giorgio Caproni

Giorgio Caproni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mia città dagli amori in salita,
Genova mia di mare tutta scale
e, su dal porto, risucchi di vita
viva fino a raggiungere il crinale
di lamiera dei tetti, ora con quale
spinta nel petto, qui dove è finita
in piombo la parola, jodio e sale
rivibra sulla punta delle dita
che sui tasti mi dolgono?… Oh il carbone
a Di Negro celeste! oh la sirena
marittima, la notte quando appena
l’occhio s’è chiuso, e nel cuore la pena
del futuro s’è aperta col bandone
scosso di soprassalto da un portone!

195…

Giorgio Caproni

da “Il passaggio d’Enea” (1943- 1955), in “Giorgio Caproni, L’opera in versi”, “I Meridiani” Mondadori, 1998