Brina – Gottfried Benn

Foto di Josef Sudek

 

Qualcosa si è dissolto
dalle arie nebulose e di notte
è cresciuto come un’ombra bianca
lungo l’abete, l’albero, il bosso.

E risplendeva come il morbido
bianco che cade delle nubi,
e redimeva in silenzio un mondo buio
tramutandolo in pallida bellezza.

Gottfried Benn

(Traduzione di Paola Quadrelli)

dalla rivista “Poesia”, Anno XV, Gennaio 2002, N. 157, Crocetti Editore

∗∗∗

Rauhreif

Etwas aus den nebelsatten
Lüften löste sich und wuchs
über Nacht als weißer Schatten
eng um Tanne, Baum und Buchs.

Und erglänzte wie das Weiche
Weiße, das aus Wolken fällt,
und erlöste stumm in bleiche
Schönheit eine dunkle Welt.

Gottfried Benn

da “Gesammelte Werke in vier Bänden: Bd. Gedichte”, Limes Verlag, 1960

Porta via l’amarilli – Gottfried Benn

Imogen Cunningham, Amaryllis Flower, 1933

 

Io non posso piú veder fiorire,
è cosí lieve e cosí totale
e dura un’ora almeno
di sogno e di resurrezione.

Porta via l’amarilli,¹
lo vedi, no? Totale – e rossa
e traboccante impone
il suo una volta e mai piú.

Cosa sarebbe un’ora che dura
nella mia mente distrutta,
tutto va in pezzi, in attimi
si frange rabbrividendo.

Gottfried Benn

26 gennaio 1953

(Traduzione di Anna Maria Carpi)

da “Frammenti e distillazioni”, Einaudi, Torino, 2004

¹ Il grande, carnale fiore rosso è per Benn già troppo natura e troppo intimidatorio. Gli preferisce mandorli, lillà, rose, ortensie, gladioli, nontiscordardime. (Anna Maria Carpi)

∗∗∗

Nimm fort die Amarylle

Ich kann kein Blühen mehr sehn,
es ist so leicht und so gründlich
und dauert mindestens stündlich
als Traum und Auferstehn.

Nimm fort die Amarylle,
du siehst ja: gründlich: – sie setzt
ganz rot, ganz tief, ganz Fülle
ihr Eins und Allerletzt.

Was wäre noch Stunde dauernd
in meinem zerstörten Sinn,
es bricht sich alles schauernd
in Augenblicken hin.

Gottfried Benn

da “Fragmente e Destillationen”, in “Sämtliche Werke”, J. G. Cotta’sche Buchhandlung Nachfolger G.m.b.H., Stuttgart, 1986 

Celati – Gottfried Benn

Foto di Stephania Dapolla

 

Cela te stesso con maschere e con trucchi¹,
stringi gli occhi come chi vede male,
che dal tuo volto mai si distingua
dove sono il tuo essere, il tuo crollo.

Ultime luci, lungo bui giardini,
il cielo un rovinio di notti e incendi –
celati: dove lacrimi o resisti,
la carne ove ciò si compie non si veda.

Le scissioni, la crepa ed i passaggi,
il nocciolo dentro cui vieni annientato
celali, come se i tuoi canti di lontano
venissero da una gondola vicina.

Gottfried Benn

Inizio 1951.

(Traduzione di Anna Maria Carpi)

da “Frammenti e distillazioni”, Einaudi, Torino, 2004

¹Una netta separazione s’impone fra vita e arte, la dolente umanità dell’artista e la sua produzione, che non aspira tuttavia al sublime: è una canzone di gondoliere. Vedi gli spirituals negri e le Ave Maria di Frammenti. (Anna Maria Carpi)

∗∗∗

Verhülle dich –

Verhülle dich mit Masken und mit Schminken,
auch blinzle wie gestörten Augenlichts,
laß nie erblicken, wie dein Sein, dein Sinken
sich abhebt von dem Rund des Angesichts.

Im letzten Licht, vorbei an trüben Gärten,
der Himmel ein Geröll aus Brand und Nacht –
verhülle dich, die Tränen und die Härten,
das Fleisch darf man nicht sehn, das dies vollbracht.

Die Spaltungen, den Riß, die Übergänge,
den Kern, wo die Zerstörung dir geschieht,
verhülle, tu, als ob die Ferngesänge
aus einer Gondel gehn, die jeder sieht.

Gottfried Benn

da “Fragmente e Destillationen”, in “Sämtliche Werke”, J. G. Cotta’sche Buchhandlung Nachfolger G.m.b.H., Stuttgart, 1986

Incontri – Gottfried Benn

Foto di Elliott Erwitt


Quali incontri in tutti questi giorni
maturi, d’oro, tondi come pesche,
con le spose del sole (ossia l’helenium)
ancor danno colore al giardino –
vecchiaia greve,
vecchiaia lieve,
anche la lacrima si batte sulla spalla:
«va’, non è tragico e non durerà molto» –

Incontri, al crepuscolo magari,
l’heure bleue¹, circola un samba nel creato,
gli uomini posano la mano
fra le scapole della loro dama,
da Fiesole a La Paz²
sensi e piacere globalmente in voga –

oppure i canti dell’Ohio
sospesi là negli alberi,
fra le canne e nei sogni
della gioventú che parte per la vita –
per quanto tempo –?

Blu della notte e giallo della spiaggia
barriera corallina e un bianco yacht,
ciò che fra miti e sogni avevi dentro
lo vedi dall’hotel a Denpasar³ –

Incontri che sono senza centro,
non hanno padre non hanno figli,
incontri di una guancia color pesca
con una sposa del sole che va in cielo,
incontri – il presto e il tardi,
un essere che sta passando ad altri.

Gottfried Benn

(Traduzione di Anna Maria Carpi)

 14-15 ottobre 1950.

da “Frammenti e distillazioni”, Einaudi, Torino, 2004

¹Oltre che dell’amore l’ora azzurra è quella dei sensi, del ballo e delle fantasie di lusso e di luoghi esotici.
² Altra associazione fortuita di fascinosi luoghi da Benn mai visitati. In uno dei suoi rarissimi viaggi, nel 1929, Benn si era spinto con un suo ricco paziente mercante d’arte fino a Biarritz e ai Pirenei. Cannes e Antibes sono mete del turismo di lusso di tutta un’epoca.
³ Cittadina dell’isola di Bali.   (Anna Maria Carpi)

∗∗∗

Begegnungen

Welche Begegnungen in diesen Tagen
reif, golden, pfirsichrund,
wo immer noch die Sonnenbräute (Helenium)
wirksame Farben in den Garten tragen –
von Alter schwer,
von Alter leicht,
wo selbst die Träne sich auf den Rücken klopft:
«nur halb so schlimm und nicht mehr lange» –

Begegnungen, zum Beispiel Dämmerstunde,
l’heure bleue, die Schöpfung zittert von Samba,
die Herren legen die Hände
zwischen die Schulterblätter der Dame,
von Fiesole bis La Paz
nun Sinnlichkeit und Freude global im Schwange –

oder die Lieder vom Ohio,
die hängen dort in den Bäumen,
im Schilfrohr und in den Träumen
der Jugend, die in das Leben zieht –
wie lange –?

Das Gelb des Strandes und das Blau der Nacht
und am Korallenriff das Weiß der Jacht,
was je an Traum und Mythen in dir war,
erblickst du vom Hotel in Denpasar –

Begegnungen, die ohne Zentrum sind,
sie haben keinen Vater und kein Kind,
Begegnungen von einer Pfirsichwange
mit einer Sonnenbraut im Himmelsgange,
Begegnungen – das Frühe und das Spät,
ein Sein, das dann an andere übergeht.

Gottfried Benn

da “Fragmente e Destillationen”, in “Sämtliche Werke”, J. G. Cotta’sche Buchhandlung Nachfolger G.m.b.H., Stuttgart, 1986

L’Oscuro – Gottfried Benn

Gerard Laurenceau 1

Foto di Gerard Laurenceau

I.

Ah, se lui mi ridesse la mia tristezza antica,
il greve incanto che mi cingeva il cuore,
c’erano anni che a ogni muro pendevano
veli di lacrime, sguardi di Tristano.

Soffrivi, sí, ma era una risurrezione,
agonizzavi ma era un morir d’amore,
ora a ogni passo e ad ogni scarto
è vuota la campagna e il fuoco estinto.

Il vuoto viene certo anche dai doni
in cui l’Oscuro sempre si rivela,
devi prenderli anche se ti attristano,
la tristezza però è di un’altra specie.

II.

Ah lascia le solitudini ingrandirsi,
ritirati da ciò che ebbe un inizio,
mettiti in fila con le greggi al pascolo,
la negra terra le copre di crepuscolo.

Luce è dei grandi soli, luce è azione,
insopportabile nella sua pienezza,
io amo i mandorli e i lillà
che fioriscono come sotto un velo.

È qui che parla il mai incontrato Oscuro,
lui che c’innalza mentre ci seduce,
ma se sia sogno, maledizione o bene,
lui lascia tutto umanamente intatto.

III.

Comunioni di spiriti e di saggi,
forse sí, forse no, in uno spazio
tracciato dall’oceano, dai tropici,
sogno sublime per tante persone.

Miti degli Incas e dello Zanzibar,
la saga del diluvio è in tutti i popoli
ma nessuno mai fece esperienza
di ciò che per l’Oscuro non perisce.

IV.

Son grigi i colli, sono grigi i fiumi,
avi trascinano, avi d’ogni tempo,
e sulla sponda sta una nuova donna,
anche sontuose, chiome alte sul capo.

E là sul prato vanno all’attacco i tori,
minacciando coi corni laceranti,
finché sul pascolo non appare un uomo,
deciso, e doma corna, chiome ed anche.

E qui comincia il cerchio interno, stretto,
il gravido, il tragico, il veloce,
che l’immane ripetersi conosce,
solo l’Oscuro resta sul suo posto.

Gottfried Benn

Maggio 1950.

(Traduzione di Anna Maria Carpi)

da “Frammenti e distillazioni”, Einaudi, Torino, 2004

Tradizionalmente con l’Oscuro s’intende Eraclito, il filosofo greco del Divenire. Qui però Benn parrebbe avergli sostituito la figura metafisica dell’Essere.
Tristano: Amante di Isotta che incarna una vicenda d’amore e morte. Forse anche riminiscenza della celebre poesia Tristano di A. von Platen (1796-1835), «Chi con gli occhi ha guardato la bellezza | è già caduto in mano della morte».
lillà: Piante miti, di modeste dimensioni, in contrasto con lo sfarzo sia della luce sia dell’agire.
Zanzibar:  Casuale associazione geografica, per la pura suggestione dei nomi.
veloce: Eterno ripetersi di ere, cicli storici, civiltà. Il principio maschile doma quello femminile come pure tutta la vita animale. (Anna Maria Carpi)

∗∗∗

Der Dunkle

I.

Ach, gäb er mir zurück die alte Trauer,
die einst mein Herz so zauberschwer umfing,
da gab es Jahre, wo von jeder Mauer
ein Tränenflor aus Tristanblicken hing.

Da littest du, doch es war Auferstehung,
da starbst du hin, doch es war Liebestod,
doch jetzt bei jedem Schritt und jeder Drehung
liegen die Fluren leer und ausgeloht.

Die Leere ist wohl auch von jenen Gaben,
in denen sich der Dunkle offenbart,
er gibt sie dir, du mußt sie trauernd haben,
doch diese Trauer ist von anderer Art.

II.

Auch laß die Einsamkeiten größer werden,
nimm dich zurück aus allem, was begann,
reihe dich ein in jene Weideherden,
die dämmert schon die schwarze Erde an.

Licht ist von großen Sonnen, Licht ist Handeln,
in seiner Fülle nicht zu überstehn,
ich liebe auch den Flieder und die Mandeln
mehr in Verschleierung zur Blüte gehn.

Hier spricht der Dunkle, dem wir nie begegnen,
erst hebt er uns, indem er uns verführt,
doch ob es Träume sind, ob Fluch, ob Segnen,
das läßt er alles menschlich unberührt.

III.

Gemeinsamkeit von Geistern und von Weisen,
vielleicht, vielleicht auch nicht, in einem Raum,
bestimmt von Ozean und Wendekreisen
das ist für viele ein erhabner Traum.

Mythen bei Inkas und bei Sansibaren,
die Sintflutsage rings und völkerstet –
doch keiner hat noch etwas je erfahren,
das vor dem Dunklen nicht vorübergeht.

IV.

Grau sind die Hügel und die Flüsse grau,
sie tragen schon Urahnen aller Jahre,
und nun am Ufer eine neue Frau
gewundene Hüften, aufgedrehte Haare.

Und auf der Wiese springen Stiere an,
gefährdend jedes, mit dem Horn zerklüften,
bis in die Koppel tritt geklärt ein Mann,
der bändigt alles, Hörner, Haare, Hüften.

Und nun beginnt der enggezogene Kreis,
der trächtige, der tragische, der schnelle,
der von der großen Wiederholung weiß –
und nur der Dunkle harrt auf seiner Stelle.

Gottfried Benn

da “Fragmente e Destillationen”, in “Sämtliche Werke”, J. G. Cotta’sche Buchhandlung Nachfolger G.m.b.H., Stuttgart, 1986