Cosa abbiamo perduto cosa abbiamo guadagnato – Nanos Valaoritis

Mimmo Jodice, Marelux opera XVII, 2009



Abbiamo perduto tutto – le fabbriche le case
le automobili – gli stipendi – la nostra indipendenza
gli impieghi nella amministrazione pubblica –
la dignità – la pensione –
le vacanze – le indennità – il lavoro –
le gratifiche di Pasqua e di Natale
la speranza nel futuro nostro
e dei nostri figli – la reputazione
la credibilità – le azioni societarie –
il nostro Paese – le obbligazioni e gli euro
ci sono rimasti i debiti – le tasse – l’ansia –
l’umiliazione – gli annunci di ricerca
dei posti di lavoro – la disperazione –
e gli anniversari – i compleanni
le feste di Pasqua e di Natale
gli onomastici – i matrimoni
i battesimi – i funerali – il cinema – le soap-opera
le commemorazioni dei defunti – i divorzi –
il totocalcio – la lotteria. I prestiti – l’amarezza –
l’affitto – le bollette della luce con in più –
le imposte sugli immobili – le bollette
del telefono e dell’acqua, le spese condominiali
le tasse scolastiche per i figli
e i libri che per loro non ci sono –
e la nostra Malinconia per le
cose mondane – la tristezza – il calcio!
le barzellette – le frecciatine – i litigi
le zuffe – le commedie
le tragedie – le isole – i monti
il cielo – il mare
non seminato
sul lido del mare infecondo
di Omero

Nanos Valaoritis

11 novembre 2011

(Traduzione di Nicola Crocetti)

dalla rivista “Poesia”, Anno XXVI, Novembre 2013, N. 287, Crocetti Editore

tratta dalla raccolta “Nanos Valaoritis, Carnevale amaro”, Edizioni Psichoghiòs, Atene, 2014

«Ti ricordi?» – Mariella Mehr

Foto di Nastya Kaletkina

 

Ti ricordi?
La casa corteggiata di rosso
con le pietre verdi di muschio
strette intorno
alla ferita della terra?

Nella colombaia
si tratteneva il cielo
un po’ arcigno; all’epoca i piccioni
volavano a frotte
verso il verde.

Non entrare correndo dalla porta
dicevi
quando arrivava colpo dopo colpo
e all’interno del cranio
– il mio –
dalle ossa cadeva
carne dopo carne.

Obliquo il volo attraversa il vento
contro la parola
quando la lingua di fuoco indica il cielo
e le ossa maldestre
chiedono la via
per il luogo dell’esecuzione.

Tu non chiedere delle mie ferite
quando la mia bocca affamata
cerca
di custodire gli angeli.

Mariella Mehr

(Traduzione di Anna Ruchat)

da “Ognuno incatenato alla sua ora”, Einaudi, Torino, 2014

∗∗∗

«Erinnerst Du dich?»

Erinnerst Du dich?
Das rotumworbene Haus
mit dem moosgrünen Gestein
um die Erdwunde
Geschlungen?

In der Colombaia
hielt sich der Himmel auf,
etwas mürrisch zu der Zeit
flogen die Tauben
grünwärts zuhauf.

Renn keine Türe ein,
Sagtest Du,
Wenn Schuß um Schuß traf
Und im Schädelinnern
– in meinem –
Fleisch um Fleisch
von den Knochen fiel.

Windschief der Flug
gegen das Wort,
wenn die Feuerzunge zum
Himmel zeigt
und Knochen, ungewandet,
nach dem Weg zur Schädelstätte fragen.

Frag Du nicht nach meinen Wunden
wenn mein Hungermund
Engel zu bergen
versucht.

Mariella Mehr

da “Nachrichten aus dem Exil”, Drava, 1998