Linee melodiche di convergenza – Luigi H. Perfetti

Luigi H. Perfetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un figlio che nasca per andare in viaggio
già nato e vissuto nell’uomo che stai abbracciando.
La terrena evidenza nel distrarre l’intimità
e salvarla dal rumore di chi prende e passa
senza conoscere, senza fermarsi a conoscere.
Ma è cielo questo che inonda ogni mattina presto
e che suona come Chet Baker la propria costellazione.
La tua costellazione, le tende scostate appena
fino al lembo di guerra che io stesso ho acceso
quando mi hai messo nel quadro.
E ancora in automobile, la strada quotidiana,
il pacchetto di sigarette da comprare – ma forse neanche
questa canzone – la luce di un semaforo che non conosce
mai riposo (solo se se non ci siamo),
il perdono così alto adesso, tenerti nel bicchiere
che ho dentro. Gli alberi che stanno sistemando
in quella via, tutti gli appuntamenti del giorno.
E la voce nel mare, sono io.
Ma sono anch’io, ripreso di lato, quello che cammina
a passo svelto e sorride. E a cosa sorride, ti chiedi.
Il colore del vestito, il vetro rosa, gli occhi più cari
di un intero e di un frammento.
È sempre stato e sempre così sarà.

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